REGIA: ANDY MILLIGAN
ATTORI: DENNIS DE MARNE, APRIL CONNERS, GAY FELD, JAQUELINE LAWRENCE, GERALD JACUZZO
REPERIBILITÀ: BASSISSIMA, SI PUÒ TROVARE UNA VECCHIA VHS ITALIANA DELLA VIDEOGRAM
GENERE: TRASH/HORROR (I FILM DI MILLIGAN MERITEREBBERO UNA CATEGORIA A PARTE…)
ANNO: 1971
DISTRIBUZIONE ITALIANA: VIDEOGRAM (vhs)
L’uomo con due teste non è altro che una trasposizione cinematografica del classico di Stevenson, si potrebbe definire una versione “alla Milligan”, devo dire che quando ero ragazzino mi feci anche io portare fuori strada dal fuorviante titolo, aspettandomi la storia di un tizio con 2 teste quando in realtà, con “teste” si intendevano due personalità distinte, una buona e l’altra malvagia. Anche in questo film il marchio inconfondibile di Milligan si riconosce subito: inquadrature sballate, scene troncate da un montaggio orrendo, recitazione agghiacciante ed una regia molto spesso confusa.
La trama ricalca appunto il romanzo (breve) inglese sopra citato, quindi abbiamo un dottore che si scaglia contro la scienza ordinaria e cerca con una formula di annientare il male che si cela negli uomini malvagi. Tuttavia per un errore involontario del suo assistente la formula originale verrà alterata facendo emergere nel Dott. Jekyll un diabolico alter ego. Dopo titoli di testa ultra rozzi passiamo ad una scena iniziale dove viene uccisa una prostituta, una sequenza che contiene anche un po’ di splatter realizzato in modo amatoriale, la scena si conclude facendo venire il mal di mare al povero spettatore per il modo in cui la cinepresa viene adoperata.
Come in tutti i film di Milligan i dialoghi sono prolissi ed accompagnati da una regia statica ad inquadratura fissa, tuttavia il nostro ha sempre dato molta importanza alle sequenze dialogate (forse troppa) che purtroppo non riesce a rendere dinamiche. Le musiche sono un altro punto dolente, sembrano messe lì a caso come nella sequenza in cui Jekyll parla dei suoi esperimenti agli allievi in aula, qua le musiche a mio parere hanno una tonalità da scenario caraibico che nulla ci incastra con la sequenza sotto i nostri occhi, forse Milligan pensava già alle prossime vacanze estive. Altro momento splatter realizzato in maniera poverissima è quello dell’autopsia, dove il coltello più che aprire il ventre ad un cadavere sembra affettare una crostata ripiena, il ritmo è praticamente assente e scadiamo spesso nel soporifero, ma d’altronde il cinema di Milligan è così, prendere o lasciare, sono film per accaniti trashers, non per tutti. Tuttavia è presente un’ aura malsana da grand guignol con una certa dose di sadismo che emerge nelle scene degli incontri fra Hyde e la povera prostituta.
La povertà delle scenografie è disarmante, per farci credere che siamo nell’ 800 gli ambienti interni sono totalmente tappezzati di drappi, stoffe ecc… proprio per coprire una stanza moderna. Altro momento molto confuso è l’omicidio del giovane assistente, troncato da un montaggio iper-rozzo, nei momenti di maggior delirio registico si ha l’impressione che il film sia pregno di una certa aura onirica come nella sequenza del secondo incontro con la prostituta e la successiva “ammucchiata” dove il regista si scatena creando un guazzabuglio di suoni ed immagini altamente trash, un vero girone dantesco! Questi film sono la testimonianza di un uomo che con la sua tenacia volle fare cinema a tutti i costi, divertendosi e facendo divertire gli spettatori (ci vorrebbe oggi un Andy Milligan…) dei drive-in, sicuramente (realizzazione a parte) Milligan aveva delle idee che avrebbe potuto meglio sviluppare se solo avesse avuto più mezzi a disposizione, un cinema che può piacere o meno ma che sicuramente non lascia indifferenti, e che in un certo senso è diventato leggenda.