REGIA: ALBERT PYUN
ATTORI: TIM THOMERSON, JACKIE EARLE HALEY, KAMALA LOPEZ, NICHOLAS GUEST
REPERIBILITÀ: MEDIO-BASSA
GENERE: FANTATRASH
ANNO:1991
DISTRIBUZIONE ITALIANA: PARAMOUNT
Questo fantatrash di sere B/C è stato sfornato da Albert Pyun, una sorta di veterano dei B-movies che durante la sua carriera (ancora attiva visto che “Interstellar civil war” risale al 2017) ha girato molti film d’azione e di fantascienza, con alcune incursioni anche in territorio fantasy con: “La spada a tre lame” e “Tales of ancient empire“. Dollman è un film realizzato con pochi mezzi, un fanta-action con una discreta dose di violenza ma anche con numerosi tempi morti che lo affossano; la trama vede lo sbirro stellare Brick Bardo tipo silenzioso e letale, dare la caccia ad un pericoloso criminale il cui corpo consiste ormai solo in una testa volante.
Durante un inseguimento spaziale i due finiscono sul nostro pianeta (precisamente nel Bronx) dove le proporzioni fisiche sono molto diverse tanto da far apparire Bardo come un piccolissimo uomo di trenta centimetri un “Dollman” appunto. Il cattivone tutto testa, una volta giunto sulla terra si allea con una banda di spacciatori che semina il panico in un quartiere, mentre il nostro Bardo si allea con un gruppo di persone stufe della criminalità dilagante, tuttavia “testa ambulante” ha con sè una pericolosa bomba che finisce nelle mani degli spacciatori. Le scenografie sono piuttosto povere ma abbastanza cupe, soprattutto nella parte iniziale dove c’è la classica scena di un criminale barricato in una lavanderia con degli ostaggi (a vedere i film americani passa la voglia di lavare le camicie), la sequenza dell’incontro con il vecchio rivale (la testa) è molto action e molto trash fra corpi che esplodono buffamente, (con una certa dose di splatter) e la testa volante che minaccia Bardo.
La sequenza del sopracitato incontro è caratterizzata da una certa ironia fumettistica (sparsa un po’ ovunque) con dialoghi sopra le righe pieni di leggerezze, inoltre l’astronave di Bardo viene mostrata al figlio della donna come fosse un giocattolo in una scena da ridere. Tuttavia c’è in alcuni casi una certa violenza cupa come nella sequenza dello sgherro giustiziato sul tavolo da biliardo anche se alla fine del giro l’ago della bilancia tende più verso l’action che non sulla fantascienza, così Dollman arriva ad una sufficienza stiracchiata complice una sceneggiatura non esaltante e la presenza di diversi momenti morti. Un fantatrash da serata tranquilla senza pretese.