“è solo un gioco” by Roberto Ricci

È SOLO UN GIOCO

Giulia, era appena uscita di casa, quando il simbolo di Whatsapp apparso sul cellulare, indicava che c’era un messaggio da leggere.

Fece scorrere il dito sullo schermo.

“Ci vediamo stasera a casa di Antonio. Mettiti in tiro, che ci sarà anche Tommaso. Ordiniamo pizza e inauguriamo un nuovo videogioco ideato da loro. Baci”.

Giulia sorrise.

Anna, era veramente un’amica.

Sapeva della sua cotta per Tommaso, il migliore amico di Antonio nonché suo ragazzo.

Si fermò a sedere su una panchina per rispondere al messaggio, poi si recò di corsa all’ufficio dove lavorava da circa un anno.

A dire il vero, detestava i videogiochi, ma avrebbe sopportato qualsiasi cosa, se fosse servita a farsi notare da Tommaso.

Al lavoro la giornata scorse tranquilla e giunse l’agognata serata.

Giulia arrivò con dieci minuti di calcolato ritardo.

Le pizze erano state appena consegnate, perché Anna conosceva bene i suoi gusti.

I due ragazzi stavano seduti sul divano uno accanto all’altro, con la consolle in mano e il televisore acceso.

L’amica l’abbracciò calorosamente, mentre all’orecchio le sussurrò scherzando, che se fosse servito poteva utilizzare la sua camera.

Giulia arrossì e le diede della sciocca.

Si avvicinò ai due amici. Antonio si alzò per salutarla con un abbraccio, mentre Tommaso la salutò sorridendole con un gesto della mano.

Si sedette a sua volta su una poltroncina, mentre Anna tornava dalla cucina con alcune bottiglie di birra in mano.

Mangiarono la pizza, mentre i due ragazzi davano informazioni tecniche sul gioco, delle quali le ragazze non capirono nulla.

Giulia poi, aveva occhi solo per Tommaso.

Quanto era bello!

“Chi ha inventato questo gioco di voi due?”, chiese Anna.

“Il gioco è stato inventato da una squadra di otto persone del team dove lavoriamo. Tommaso però, si è occupato di tutta la parte grafica. Il suo ruolo infatti è quello di Game Designer. Agli altri, compreso me, tocca il lavoro sporco”, rispose Antonio sorridendo.

“Tutte le scene che vedrete sono inventate da lui”, aggiunse.

“Vedrete… ci saranno delle sorprese”, disse Tommaso con un sorriso enigmatico.

Giulia, pensò che l’unica sorpresa sarebbe stata se l’avesse finalmente baciata.

“Vi spiego le regole adesso”, disse Antonio.

“La prima schermata, vi mostra la foto segnaletica di un serial killer. Eccolo.

La seconda, una serie di armi da scegliere. Ecco. Tra queste. Quale volete?”, disse rivolto verso Anna.

“Ah boh. Fate voi due”, rispose ridendo.

“Okay. Fucile Antonio?”, “Okay. Vada per il fucile Tommaso”, disse l’amico.

Sullo schermo apparve una figura conosciuta.

“Ma è la signora Dora. La nostra ex professoressa!”, disse sorpresa Giulia.

“Già. E vedrai il resto Giulia. Tommaso ha avuto un’idea fenomenale”, rispose Antonio.

L’amico manovrò la consolle e il serial killer del gioco, apparve alle spalle dell’anziana che girava nell’appartamento, tutto in forma virtuale.

Uno sparo e la testa della donna, esplose come un palloncino.

Giulia si alzò di scatto dalla poltroncina. “Che figata”, gridò Anna.

“Cosa gli è successo?”, disse Giulia.

“L’ho ammazzata”, rispose euforico Tommaso. “Cioè, non io, ma il serial killer del gioco”.

“Avete capito adesso? Tommaso, ha dato ai personaggi del gioco le sembianze di persone della città che conosciamo bene”, disse Antonio.

“È troppo divertente”, rise Anna applaudendo contemporaneamente.

“Non è divertente per niente invece”, sbottò Giulia.

“Dai siediti. Mettiti seduta fra Antonio e Tommaso se hai paura. Mi metto io sulla poltroncina”, le sorrise l’amica in tono complice.

“Muoviti scema”, le sussurrò all’orecchio vedendola impalata.

Giulia fu costretta ad accettare l’offerta.

Si sedette fra i due amici.

Tommaso le mise in mano la consolle.

“Dai. Il prossimo lo ammazzi tu!”.

“Che devo fare? Non sono esperta di videogiochi?”.

“Fai girare il killer per il quartiere e cerca un’altra vittima. Ecco. Entra in quel giardino”.

Sullo schermo, apparve un giardino ben curato, con un’auto grigia davanti al garage. Un uomo, stava fumando una sigaretta passeggiando sul patio.

“Ma quello è il signor Renzi! Cavolo Tommaso sei bravissimo!”, disse Anna.

“Ti ha visto. Spara Giulia. Spara! Che aspetti? Non farlo scappare!”, gli grida Tommaso, incitato dall’euforia degli altri due.

Giulia rimase immobile.

Tommaso le strappò la consolle di mano e fece fuoco.

La testa dell’uomo esplose.

“Wow! Fantastico. Questo gioco è una figata”, gridò Antonio.

“Questa volta Tommaso, ti sei superato”.

Il commissario Santini nel frattempo, si trovava nell’appartamento della signora Dora.

La sua vicina aveva sentito lo sparo e non ricevendo risposta dall’interno, si era spaventata, chiamando così la polizia.

Della signora Dora non c’era alcuna traccia.

Solo sangue. Sparso dappertutto.

Una cosa inspiegabile.

Dove diavolo si trovava il corpo della donna?

Era improbabile che con tutto quel sangue in giro, si fosse allontanata con le proprie gambe.

Qualcuno l’aveva sicuramente portata via.

Si aggirava per la casa senza riuscire a darsi una spiegazione, mentre l’anziana vicina piangeva senza sosta.

“Per favore Giulia, ritorna di là. Non rovinare la serata per uno stupido gioco. Lasciamoli divertire. Ci tenevano tanto a farcelo vedere. Diamogli soddisfazione. Poi, hai visto Tommaso quanto era contento del tuo coinvolgimento?”.

Giulia guardò Anna e sorrise.

“Va bene. Torniamo da loro”.

Le due ragazze rientrarono nella stanza, mentre i due ragazzi erano ancora presi dal videogame.

Il commissario Santini adesso, si trovava in un’altra casa. Davanti a lui, la moglie di Ennio Renzi in lacrime. Suo marito si trovava in giardino, quando all’improvviso l’aveva sentito gridare e subito dopo uno sparo. Uscita all’esterno, del marito nessuna traccia, ma intorno tanto sangue.

Cosa diavolo stava succedendo quella sera?

Santini non riusciva a capire.

Non appena le ragazze ripresero i loro posti, sullo schermo apparve la figura del notaio Scacchi, intento a chiudere il portone dello stabile dove si trovava il suo studio.

Il killer del video sparò, colpendolo alle spalle.

Giulia sussultò.

Tommaso si girò verso di lei. Le posò una mano sulla spalla.

“Tranquilla piccola. È solo un gioco”, disse con un sorriso che avrebbe sciolto il più duro degli iceberg.

Accompagnò la frase con un bacio.

A Giulia adesso, non importava più niente.

Potevano ammazzare tutti gli abitanti della cittadina.

A interrompere la magia, fu Antonio.

“Okay. Adesso vi spieghiamo la seconda parte del gioco. Vuoi farlo tu Tommaso? “.

“Certo”, rispose il ragazzo, sempre tenendo la mano sulla spalla di Giulia.

“Le vittime adesso diventano cacciatori. Sono diventati degli zombi”.

“Zombi? Che figata!”, ridacchiò Anna.

“Ci mancavano pure gli zombi adesso”, si lamentò Giulia.

Tommaso si girò di scatto verso di lei digrignando i denti, facendola gridare.

“Scemo!”, disse.

Lui rise.

“Il mio amore spaventato. Sei dolcissima”.

La baciò di nuovo.

Anna e Antonio, domandarono sorridendo se volevano che andassero via.

Tommaso imbarazzato si ricompose.

“Dai. Riprendiamo il gioco. Eccoli. Vedete, sono dei morti viventi”.

Sullo schermo le tre vittime erano deformate nei lineamenti.

A Giulia facevano davvero paura.

Non poteva certo ammetterlo.

Disse che doveva andare in bagno, invitandoli a proseguire senza aspettarla.

“Dai Giulia, non scappare di nuovo. È solo un gioco”, cercò di trattenerla Tommaso.

“Devo andare in bagno. Torno subito”, rispose lei sorridendo e allontandosi verso le scale.

Salì il primo piano e si chiuse la porta alle spalle.

Era troppo felice.

Tommaso, l’aveva baciata e chiamata amore.

Decise che avrebbe aspettato alcuni minuti prima di scendere.

Magari quel dannato videogioco, sarebbe nel frattempo finito.

Sullo schermo intanto i tre zombi, avevano iniziato a muoversi insieme.

Poco dopo, apparve una villetta che sembrava essere familiare.

“Quella è casa mia! Accidenti Tommaso, non mi avevi detto di averla inserita nel gioco?”.

Subito dopo, apparvero anche tre figure dentro una stanza.

Un uomo seduto sopra un divano, davanti a un televisore e con una consolle in mano.

Accanto, un uomo e una donna seduti su una poltrona.

“Cazzo! Quelli siamo noi!”, gridò Antonio.

Guardò Tommaso.

“Ma che diavolo hai combinato? Come ci hai pensato?”.

Tommaso, aveva lo sguardo allucinato.

“Questa cosa non è mia”, disse.

“Che cazzo significa non è tua Tommaso?”.

Anna, si alzò di scatto dalla poltrona.

“Adesso basta ragazzi. Fatela finita. Mi state spaventando. Chiudete quell’affare”.

Anche sullo schermo, la donna si era alzata in piedi.

Sembrava come fossero ripresi in diretta.

“Io non centro Anna. Spegni quel dannato gioco. Stavolta, hai esagerato Tommaso con le tue stravaganze”.

Tommaso, trafficava con la consolle.

“Non si spegne Antonio. Non si spegne”.

“Smettila Tommaso. Basta”, disse in tono più incazzato Antonio.

L’amico, cercò di ribattere che lui non centrava. Non capiva neppure lui, cosa stesse accadendo.

All’improvviso, un rumore di vetri infranti li travolse.

Sei braccia sanguinanti si protesero dalla finestra.

I tre zombi entrarono nella stanza.

La prima ad essere afferrata fu Anna.

La creatura che fu il notaio Scacchi, con un morso le staccò la guancia destra.

La ragazza gridò dal dolore.

Antonio invece, era stato afferrato dal signor Renzi e la signora Dora.

Smembrarono il suo corpo in mille pezzi.

Tommaso era pietrificato.

Non riusciva a dire o fare nulla.

Osservava lo scempio che i tre zombi, perpetravano a danno dei due amici oramai cadaveri.

Solo quando si sentì afferrare la caviglia da colui che fu il signor Renzi, si riebbe dallo shock e tentò una fuga.

Inutile. Lo zombi gli fu addosso.

Sullo schermo continuava ad essere ripreso il massacro.

Il commissario Santini intanto, stava dirigendosi verso la casa di Antonio.

Un vicino, aveva sentito il fragore dei vetri e alcune grida, chiamando così la polizia.

Giulia intanto, udite le grida era uscita dal bagno.

A metà della scala, vide Tommaso riverso a terra, mentre qualcosa che assomigliava al signor Renzi, mangiava con gusto le sue interiora.

Si portò una mano alla bocca, per trattenere un grido.

Tremante e sotto shock, avanzava lentamente indietro sulla scala, cercando di non fare il minimo rumore.

Dopo aver mangiato Anna, Dora e il notaio Scacchi, si avvicinarono al cadavere di Tommaso, per contendersi con il signor Renzi, gli avanzi del suo corpo smembrato.

Lo zombi Scacchi, con un movimento maldestro fece cadere la televisione, che cadde in terra fracassandosi con un boato assordante.

Contemporaneamente i tre zombi si accasciarono in terra.

La loro orrenda energia vitale, era data dal videogame.

Il commissario Santini, entrò nella casa.

Sangue e pezzi di carne erano sparsi ovunque.

L’agente con lui, non riuscì a trattenere un conato di vomito.

Quei ragazzi fatti a pezzi e i corpi deformati delle vittime uccise ore prima?

Che razza di orrore era accaduto?

Santini, disse all’agente di riprendersi e di chiamare rinforzi e un’ambulanza, quando udì un rumore provenire dal piano superiore.

C’era qualcuno.

Salì lentamente le scale, con la pistola ben salda nel pugno.

Se si trattava della persona che aveva fatto quel massacro, doveva essere totalmente pazzo e molto forte.

Aveva paura.

Non poteva nasconderselo.

Vide una porta socchiusa.

Poi, vide la ragazza.

Stava accovacciata tra la doccia e il lavandino.

Tremava come una foglia.

Teneva gli occhi verso il soffitto, con lo sguardo completamente assente.

Santini le si avvicinò.

Si chinò accanto a lei e le mise una mano sulla spalla.

Giulia sobbalzò.

“Stai tranquilla. È tutto finito. Sei salva adesso”, le disse con dolcezza il commissario.

L’aiutò ad alzarsi e la prese sotto braccio.

“Sai dirmi che cosa è accaduto?”, domandò.

Giulia non rispose.

Guardava fissa avanti a sé.

La sua mente sconvolta si trovava altrove.

Rivide l’immagine di Tommaso, che l’invitava a restare dicendole che si trattava solo di un gioco, sovrapporsi con quella dello zombi che lo divorava.

Scese le scale accanto a Santini, come un robot guasto.

All’improvviso, voltò lo sguardo verso di lui.

“È solo un gioco”, disse.

“Come?”, chiese Santini.

La ragazza sorrise.

“È solo un gioco… è solo un gioco… è solo un gioco… è solo un gioco”, continuò a ripetere.

FINE

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