Capitolo 34
“Vieni pure Lorenzo… scusami un secondo e sono subito da te.” Marcello Salinverni, era un bravissimo realizzatore di effetti speciali. Il suo laboratorio sembrava un luna park dell’orrore. Sopra i tavoli c’era un caos incredibile e sconvolgente. Pezzi di gambe e braccia in preparazione, animali meccanici perfettamente riprodotti e protesi dentarie di vario genere e misure. Lorenzo restava affascinato ogni volta che entrava lì dentro, anche se il forte odore di un qualche solvente, gli dava un certo fastidio. “Mi lavo le mani e arrivo”, disse l’effettista che aveva appena finito di completare il calco di un viso con un occhio penzolante. “Fai pure con calma”, rispose Lorenzo intento a osservare una collaboratrice intenta a provare i comandi di una specie di folletto alquanto ripugnante. “È per una produzione Spagnola”, disse lei notando il suo interessamento. Nel frattempo Marcello si era avvicinato ai due, complimentandosi con la sua assistente per il buon lavoro svolto. Poi si spostarono in un’altra stanza, dove stazionava una grande apparecchiatura digitale. Lorenzo rimase senza parole, nel guardare gli effetti speciali che Marcello aveva già in parte montato su alcune scene del film. Gli assicurò che nel giro di una decina di giorni, avrebbe concluso il lavoro. Inevitabilmente, il discorso scivolò su quello che stava accadendo al regista, e nonostante potesse rischiare di sembrare retorico, l’effettista disse a Lorenzo che per qualunque cosa poteva contare su di lui. Si conoscevano sin dal primo film e fra loro c’era un bel rapporto, anche se non si potevano definire amici. A Lorenzo fece comunque piacere la sua disponibilità, che non sembrava puzzare di retorica. Uscito dal magico laboratorio, si diresse al supermercato per fare scorta di bibite e alcolici. Doveva pensare solo a quello, poiché per tutto il resto c’era l’insuperabile Rosa, che curava la sua casa al massimo della perfezione. Sapeva che la sera della festa, avrebbe trovato ogni cosa al suo posto, compreso il mangiare. Come minimo aveva già ordinato nella migliore pasticceria della città, tutto il dolce e salato necessario. Nello stesso momento, il commissario Baldoni non aveva perso tempo e si era recato a casa di Nicola Morico. Quando al citofono disse chi era e il motivo della sua visita, notò nel tono della voce una certa apprensione, ma d’altronde era normale. Un commissario di polizia che viene a suonarti al campanello, incute sempre timore. Comunque aveva tenuto subito a comunicargli che si trattava di un colloquio informale, proprio per non spaventarlo inutilmente. Salì le scale e raggiunse l’appartamento dell’anziano. Entrò e vide intorno a se un ambiente modesto, ma ordinato e pulito. Il cane era l’ombra del padrone. Non lo mollava un attimo. Baldoni, che amava molto gli animali, lo accarezzò alcuni istanti. L’anziano era molto gentile e tranquillo. Non dava affatto l’idea di essere un pettegolo voyeur o un pericoloso maniaco. Si sedettero in soggiorno e dopo alcune chiacchiere diplomatiche, il commissario affrontò direttamente la questione. L’uomo sbiancò e improvvisamente, iniziò a blaterare di un mandato che Baldoni avrebbe dovuto avere. Sorridendo, il commissario gli rispose che non sarebbe stato certo un problema ottenerlo, ma in quel modo, si sarebbe trattata di una visita ufficiale, mentre se fosse rimasta circoscritta a loro due, avrebbe potuto contare sulla sua discrezione. D’altronde Baldoni voleva solo conoscere il motivo del suo interessamento per Lorenzo Torri. L’anziano rispose che si trattava solo di una sua impressione, e che assolutamente lui non lo spiava. Quando il commissario chiese di vedere la stanza dirimpetto a quella di Lorenzo, inaspettatamente iniziò a piangere. “Non ho fatto nulla di male… mi creda… mi creda.” Quando, dopo avergli indicato la porta Baldoni la aprì, rimase esterefatto. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Tutto quello che aveva pensato sino a quel momento, crollò di colpo come un castello di sabbia. Adesso, non poteva più escludere quell’anziano dalla lista dei sospettati. Anzi, non pensare fosse proprio lui il pericoloso psicopatico che stavano cercando. Le pareti, erano tutte tappezzate da foto di Lorenzo Torri e da articoli di giornale che lo riguardavano. Al commissario per qualche istante girò la testa, poi, mentre l’anziano ancora seduto continuava a piangere, chiamò una volante per farsi raggiungere. Quella, non poteva più restare una visita informale.
Capitolo 35
Quando Baldoni, comunicò a Lorenzo quello che aveva visto nella camera di Morico, questi non riusciva a capacitarsene. “È folle…”, ripeteva, “completamente folle”. Da una successiva perquisizione, erano saltati fuori vari dvd nei quali il regista era ripreso. “Mi riprendeva pure… non scattava solo foto quel pazzo… è lui commissario, non c’è dubbio!”. Il commissario lo ascoltava in silenzio scuotendo la testa. Quell’anziano era completamente fissato con lui, ma in senso buono… se così si poteva dire. Durante l’interrogatorio, aveva rivelato fra le lacrime, che il regista assomigliava tantissimo a suo figlio, morto in un incidente stradale anni prima. Se fosse stato vivo, avrebbe avuto all’incirca la sua età. Aveva anche visto la fotografia. Era davvero somigliante a Lorenzo. Quando Morico vide il regista per la prima volta, ne fu immediatamente colpito. Voleva conoscerlo… divenirgli amico, però, più tentava di avvicinarsi a lui, più Lorenzo si dimostrava distaccato. Lo scopo della sua vita era ormai diventato quello. Entrare a far parte della sua vita. Niente di morboso o ambiguo, avrebbe voluto essere per lui come un nonno… proteggerlo in quel momento così terribile della sua vita. Solo adesso si era reso conto di aver esagerato. Nonostante dicesse queste cose a Lorenzo, il regista si dimostrava duro e rabbioso nei confronti del vicino. Continuava a esternare i suoi dubbi. Piano piano e con molta calma, Baldoni riuscì a farlo ragionare. Finalmente lo convinse, che Nicola Morico era un anziano solo e con tanto bisogno di dare e ricevere affetto. Per tranquillizzare ulteriormente il regista, aggiunse che in ogni caso lo avrebbero tenuto d’occhio, anche se con lo spavento preso, di sicuro gli sarebbe stato alla larga.