REGIA: GORMAN BECHARD
ATTORI: FRANCES RAINES, MARK WALKER, CARL KOCH
REPERIBILITÀ: BASSA
GENERE: THRILLER
ANNO:1984
DISTRIBUZIONE ITALIANA: OPIUM
Gorman Bechard è un regista poco noto ma abbastanza singolare, fù critico musicale per un giornale repubblicano, e fondatore della rivista musicale “Imagine“, grande appassionato dei film di Alfred Hitchcock che qui omaggia in maniera più o meno esplicita. Tuttavia il nostro ha sfornato anche trashate come la commedia horror “Psychos in love“. Dopo dissidi (e il fallimento) della casa di produzione si dedicò alla scrittura di sceneggiature e romanzi. Tornò dietro la macchina da presa con un prodotto definito “micro budget” dal titolo: “You are alone” un film drammatico piuttosto impegnato, ma adesso esaminiamo il film in questione. “Disconnected” si presenta come un thriller anni ’80 influenzato dai thriller anni ’60 di Hitchcock, il maestro viene omaggiato anche da poster presenti nella camera della protagonista, la trama è abbastanza semplice: Alice una giovane proprietaria di un videonoleggio è fidanzata con Mark ma il loro rapporto non è rose e fiori, Mark ha degli incontri anche con sua sorella, Alice ha un ammiratore che la corteggia chiamato Franklin un uomo gentile ma con un lato oscuro nascosto che lei inizialmente respinge in quanto già fidanzata. Intanto un maniaco si aggira per la zona uccidendo giovani ragazze, due agenti sono sulle sue tracce.
Il film ha un budget ridotto che lo penalizza su diversi aspetti come rozzezza degli effetti e una recitazione a volte non eccelsa, tuttavia “Disconnected” è diventato un piccolo cult fra gli appassionati di cinema di genere, credo che sia per la sua aura malata, che emerge soprattutto nelle chiamate anonime che Alice riceve, grazie anche ad effetti sonori allucinatori ed a un regia grezza ma capace anche di giochezze interessanti, l’incubo persecutorio delle chiamate anonime rende partecipe lo spettatore dell’angoscia provata da Alice, in un crescendo di paura. Il fatto che ad un certo punto lo spettatore veda chiaramente chi è l’assassino (o presunto tale…) non sminuisce affatto il film anzi lo spettatore lo seguirà quasi come un punto di riferimento divertendosi a vedere come incastrerà le vittime.
Le scene di omicidio sono molto sanguinolente, rozze ma efficaci, una su tutte la scena del maniaco a letto con una ragazza morta in un lago di sangue mentre lui come se niente fosse parla a telefono, si crea un effetto di straniamento con un tocco di ironia macabra. Non male anche la sequenza del delitto della tipa rimorchiata al pub, una sequenza priva di dialoghi e rumori d’ambiente condita con una scarna musica ossessiva che fà da cornice al delitto. I personaggi degli ispettori sono tipici sbirri anni ’80 che si appostano in macchina sgranocchiando panini rilassando un po’ l’atmosfera generale, sebbene lo spettatore pensi che la vicenda si chiuda a metà film (ottimo il depistaggio…) con l’arresto di un killer, la vicenda resterà aperta, e l’orrore iniziale dei brutali delitti viene sostituito da un terrore psicologico fatto di chiamate ossessive e conseguente delirio della vittima che arriverà a spaccare il telefono in una sequenza angosciante.
Unica nota di demerito a mio avviso è che la vicenda resterà più o meno aperta arrivando ad una soluzione parziale del caso, a sottolineare come il manico sia abile come un fantasma a sparire, la persona anonima che non ti aspetti, che hai solo intravisto ma che proprio per questo può colpirti come e quando vuole. Un film fatto da un appassionato di cinema di genere per gli appassionati di questo filone, un regista che in un certo senso non impiega una regia tecnicamente sopraffina ma ha il grande pregio di metterci il cuore.
PS: La colonna sonora è tutta da gustare, fatta di hit anni ’80…