FIORI DI CARTA+intervista con J.P.Après

REGIA: JEAN PAUL APRÈS

ATTORI: MARIO VELASCO,GLORIA POI

REPERIBILITÀ: YOU TUBE

GENERE: GHOST STORY

ANNO: 2016

DISTRIBUZIONE ITALIANA: INDIPENDENTE

J. P. Après dirige questo corto amatoriale con zero mezzi, ma la stessa grande voglia di fare cinema ad ogni costo, nonostante le difficoltà. Sostanzialmente si tratta di una ghost story in cui un sensitivo in crisi riceve la “visita” del fantasma di sua figlia che lo porterà a scoprire un segreto grazie all’aiuto di fiori di carta che metteranno l’uomo sulla giusta pista. Avevo apprezzato “Le intermittenze della giustizia” dove il nostro era riuscito a creare una certa atmosfera surreale accompagnata da un velo di malinconia, qui si fà un po’ un passo indietro, la qualità video non è granchè, e ciò non aiuta sicuramente a godere dell’opera nella giusta maniera, ed il film ha un mood un po’troppo casalingo.

Carino il personaggio della bimba fantasma, e la trama non sarebbe male se fosse supportata da un minimo di budget. La sequenza dello spettro sui binari è forse la migliore del film, dona un tocco di paura mista a tristezza, nella parte centrale c’è un tocco di “Poltergeist” anche se potremo dire “al contrario” visto che qui la bambina è un fantasma in un televisore mentre nel film di Hooper la bimba è attirata dalle presenze che si trovano in esso. Continuiamo poi con alcune sequenze che ricordano un po’ “Paranormal Activity” con luci che si spengono ed accendono da sole, e strani fiori di carta trovati in cucina. Diciamo che con un minimo di budget il corto sarebbe diventato più incisivo.

Ora facciamo due chiacchere col regista:

  1. Dott.trash: Definiresti “Fiori…” una ghost story?   

       J.P Après: In parte sì, visto che nelle storie di fantasmi lo spettro ha qualcosa risolvere per poter trovare la pace; ma alla fine mi piace usare la chiave thriller horror per raccontare la forza dei legami e  degli affetti più importanti, come l’amore tra un padre e una figlia in questo caso

2. Dott.trash: Mi sembra che nella parte centrale ci sia una citazione abbastanza evidente di “Poltergeist” con lo spettro nel televisore, sbaglio?

J.P.Après: Probabilmente a livello inconscio ho “assimilato” molto di ciò che ho visto e mi ha colpito, ma la scena di Poltergeist mi torna in mente ora che me lo chiedi! Volevo creare una situazione di tensione crescente, e l’idea di questa bambina che si materializza e guida il protagonista anche dalla tv mi sembrava buona. L’orrore vero è che il protagonista si addormenta guardando la Fletcher, “la signora in giallo”, che non sopporto, ma che piace a mia moglie, l’ho inserita per scherzo

3 Dott.trash: Nonostante i suoi difetti, mi sembra che anche questo corto faccia notare la tua voglia di esprimerti anche senza mezzi…

J.P.Après: È il terzo corto, dopo il dottor Gechi e “Due cose importanti“; sicuramente presenta debolezze ed i mezzi sono nulli (girato con una vecchia Canon a mini dvd): non ho mai molto tempo libero e mi adatto a girare in pochi giorni per mantenere viva la tensione dell’idea che ho in mente, ma questo implica anche errori o difetti che devi poi sistemare in fase di montaggio.  Mi sono attrezzato con una buona macchina a partire dalle Intermittenze della giustizia, quando ho capito che mi piaceva continuare a creare corti e che periodicamente sento l’esigenza di raccontare una storia che mi piace. Credo però che nonostante i difetti di produzione Fiori di carta crei una buona tensione e che sia un piccolo film onesto: al FiPiLi del 2017 ho assistito alla proiezione ed al pubblico è piaciuto, è questo mi ha reso soddisfatto, visto la mia poca esperienza come autore autodidatta

4) Dott.trash: Mi sembra che ci sia anche un tocco di “Paranormal activity” soprattutto per quanto riguarda le scene negli interni, con la luce che si accende da sola oltre la porta, concordi?

J.P.Après: Il primo Paranormal l’ho visto e mi è piaciuto, fa paura con nulla; situazioni anormali in contesti banali e quotidiani credo facciano sempre il loro effetto inquietante.

Ringrazio J.P. per questa intervista.

 

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