DREAM LOVER
Dalla vecchia autoradio gracchiante, Bobby Darin stava cantando di amore e libertà, una delle ultime hit rock’n’roll che stavano spopolando nei juke box.
All’interno della propria macchina rosso ciliegia, gentilmente prestatagli dal padre per le grandi occasioni, Fred stava pregustando una bella avventura sessuale con Alexia.
Un rapporto che ad intuito gli avrebbe portato grossi grattacapi, perché lei era la compagna del capitano della squadra di football, ovvero Mike 100 kg di muscoli Gallagher, ma intanto la fortuna sembrava essersi messa dalla sua parte e quindi bisognava appunto cavalcare l’onda.
Lei lavorava nella gelateria del paese e Fred, da parecchio tempo, le aveva messo gli occhi addosso.
Un discorso tira l’altro e finalmente quella sera, l’aveva convinta a salire sulla sua macchina, e ad assaggiare la sua lingua.
Non c’era niente di romantico in quel bacio, anche lei sembrava avere le solite intenzioni del ragazzo: una fugace scopata e il giorno dopo sarebbe tornato tutto come prima.
Ovviamente quella scopata per Fred, avrebbe voluto dire, guadagnare mille punti di popolarità nel college e rischiare la vita se Mike, fosse venuto a saperlo.
Un corpo sinuoso, avvolto in una striminzita minigonna nera, lunghi capelli biondi e due occhi azzurri, che valevano il prezzo del biglietto.
Il cielo stellato, la tipica serata mite d’estate, dove le persone perbene si mettono fuori sul davanzale in compagnia di una birra, aspettando un alito di vento rinfrescante.
Un forte sibilo proveniente dall’esterno, fu il preludio ad una stella cadente, che sembrava sparata dal cielo sulla terra a grandissima velocità.
“Una stella cadente, piccola!”
“esprimi un desiderio, sappiamo tutti e due che difficilmente ci saranno altre occasioni come questa”
“tutto?”
“tutto!”.
L’armonia e il clima romantico in stile American dream, venne quindi spezzato dalla bramosia sessuale dell’impavido ragazzo, che senza farsi pregare agguantò la testa della biondina, per riempirle la bocca col suo membro in perfetta erezione.
Per lui era la prima volta, intendo con una vera e propria ragazza, e non fantasticando col pensiero con i giornaletti di Playboy.
Bello, anche se la ragazza non era ancora esperta e faceva sentire troppo i denti.
Ne aveva sentito parlare solo dai suoi amici, che non si facevano troppi scrupoli o scelte estetiche nel cacciarlo in bocca a qualche essere femminile.
Un po’ li invidiava, perché invece a Fred se una ragazza non gli piaceva, non c’era verso di poter provare le gioie del sesso.
Al college, tutti avevano violato la bocca di Mary, una ragazza grassoccia che scopava ogni essere maschile che si muoveva, e quindi era diventata una delle femmine più richieste per svuotarsi i coglioni.
Anche Fred, avrebbe voluto provare se era vero quello che si diceva, ovvero se lo succhiava in profondità.
Bastava chiedere, quindi durante la pausa di educazione fisica, la portò in bagno.
Lei capì le sue intenzioni e si inginocchiò aprendo la bocca, ma non prima di essersi spogliata, per paura che il suo liquido seminale le sporcasse la divisa.
Vedendo tutto quell’ammasso di grasso, le ultime parole del ragazzo furono: “ non così, cazzo, non ce la posso fare”, scappando via da quella situazione ingarbugliata.
Questa volta invece era tutto diverso: Alexia era davvero una figa di serie a, e tutti le sbavavano dietro, mancando però di coraggio e intraprendenza.
Il fatto che lei facesse sentire i denti, voleva dire che non era così esperta, e la cosa diventava ancora più stuzzicante, visto che poteva spacciarsi come un esperto del blowjob.
“Leccalo come se fosse un cono gelato”.
Il movimento sinuoso della lingua era una cosa da non osservare per paura che potesse eiaculare da un momento all’altro, chiudendo le trasmissioni in netto anticipo sulla tabella di marcia e con una grossa figura di merda.
Quindi chiuse gli occhi, continuò ad agguantarla per il collo e a spingerglielo dentro, come un vero deepthroat che si rispetti.
Improvvisamente un fortissimo chiarore nel cielo, accompagnato da una temperatura salita in picchiata, fece capire ai due ragazzi che forse era qualcosa di diverso da una semplice stella cadente.
“Cosa sta succedendo?, non ti piaccio abbastanza?”
“beh si che mi piaci”
“e allora perché ti sei sgonfiato?”.
Bobby Darin, iniziò a gracchiare dalla radio, nonostante il nastro fosse nuovo, a metà della canzone le parole iniziarono ad abbassarsi sostituite da un fastidioso fruscio, come se fosse un’interferenza dovuta ad una zona in cui le trasmissioni non si potevano recepire.
Una grande esplosione, distolse l’attenzione della ragazza dal membro ormai molliccio di Fred.
“Tu aspettami qua, vado a vedere cos’è successo?”
“andiamo via, potrebbe essere pericoloso”
“e se ci fosse qualche ferito?”
“chi vuoi che ci sia a quest’ora della notte?”
“senti, io vado a vedere, se non mi vuoi aspettare, incamminati verso casa”
“una serata di merda così non me la ricordo, sei tu quello strano!, tu e il tuo coso”
“mi dispiace di averla delusa principessa!”.
Già una colossale serata di merda, non si poteva definire in altra maniera, prima aveva l’occasione di scopare la ragazza più bella della città e ora cosa succede? Si era limitato ad un rapidissimo blowjob per paura che ci fosse qualche ferito, di cui magari non avrebbe potuto fare niente.
Cos’è successo nella testa di Fred? Aveva paura di quel bisonte di Mike Gallagher? Ormai doveva andare fino in fondo, tanto gliel’aveva già messo in bocca quindi, aveva violato uno dei suoi sacri orifizi.
Fred scosse la testa, aprì il portafogli controllando se avesse un preservativo, accennò un sorriso pregustando di terminare quello che aveva iniziato precedentemente.
Mentre avanzava verso il bagliore, la sua inquietudine avanzava inesorabilmente verso il vuoto o verso qualcosa che lo stava attirando a sé.
Nonostante fossimo in aperta campagna, la zona era vistosamente illuminata grazie a lunghi cavi dell’alta tensione, posizionati strategicamente anche per il proliferarsi di guardoni, non degni di essere figli di Sam, che andavano a spiare le coppiette.
Una folata di vento gelido, fece venire i brividi all’impavido Fred, non tanto per il freddo ma perché l’illuminazione iniziò improvvisamente a sfarfallare in maniera evidente.
Alzò la testa verso il cielo, nonostante tutto questo era ancora particolarmente stellato e faceva presagire l’avvento della bella stagione, attesa da parecchio dopo la pioggia incessante degli ultimi mesi.
La mente del ragazzo improvvisamente, era svuotata dai ricordi, da quello che era successo precedentemente e dal motivo per cui si trovasse a quell’ora della notte in quella zona così isolata in aperta campagna.
Una forte luce rossa si levava dal sottosuolo, là doveva sembrava essere sprofondato qualcosa di veramente consistente.
Una sorta di velivolo a sfera, si era abbattuto nel suolo, espulso dalle volte celesti per chissà quale ragione.
Fred, era attirato da quell’oggetto, come ipnotizzato, si avvicinò lentamente, allungando la mano, alla ricerca di un possibile contatto.
Lo sportello si allargò, una creatura dal colore grigio, alta poco più di un metro, con al posto delle braccia due arti sottili, quasi filiformi ma dalle estremità simili a chele.
Le orecchie non esistevano, mentre la bocca e il naso erano ridotti al minimo.
Gli occhi erano grandi, ma privi di luce, di qualsiasi vitalità, quasi fossero ciechi, o strumenti per capire davvero l’anima di chi gli stava davanti.
L’anima di Fred era sporca, difettosa, nella mente dell’essere si levarono immagini disgustose come quando il ragazzo si introdusse nello spogliatoio delle cheerleader e rubò la loro biancheria intima, soffermandosi nei giorni successivi in estenuanti sedute onanistiche, annusando a fondo le mutandine.
Però lui era il tramite, quello che poteva funzionare per il loro scopo, anche facilmente manipolabile.
Un fortissimo vento si levò dal basso del cratere, sollevando polvere e immobilizzando il ragazzo come in preda ad un raptus.
Occhi sbarrati, bocca spalancata, la mano protesa in avanti, le immagini davanti a lui si stagliavano in forma nitida, ed erano raggelanti, scene di guerra tra mondi ostili, sangue e viscere che scorrevano come in quei filmacci che guardava nei drive-in.
Improvvisamente il vento cessò e si ritrovò sdraiato per terra, immerso nel vuoto, senza memoria.
Cos’era successo? Tre passi in avanti e un fortissimo dolore allo stomaco, lo fece piegare su se stesso.
Si sentiva come se qualcosa dentro di lui, stesse forzando e spingendo per uscire verso l’esterno.
Eppure non aveva bevuto.
Finchè un esplosione di sangue e viscere direttamente dal suo stomaco, gli fece capire che la situazione era più grave del previsto.
Una specie di feto avvolto nella placenta, uscì fuori, manifestandosi in tutto il suo orrore, lasciando agonizzante il ragazzo con le mani protese nel cercare di ricomporre gli organi usciti fuori e nel trattenere i filamenti degli intestini che sembravano non voler rientrare nel corpo.
Come aver partorito dallo stomaco, invece che dalla figa.
Gli occhi sbarrati di fronte all’orrore, al nemico proveniente da un altro pianeta. Che stava crescendo a vista d’occhio, manifestando le proprie fattezze, una sorta di doppio.
Completamente nudo, con un organo riproduttivo identico a quello degli esseri umani, ma con il prepuzio simile a quello di un pungiglione, ma tre volte più grosso del normale.
L’ultimo pensiero di Fred, fu che non si sarebbe più potuto scoparsi Alexia, e che come ultimo desiderio avrebbe voluto eliminare quel rumore disgustoso come di gomma mentre cercava disperatamente di ricomporre i suoi organi ormai sparpagliati lungo l’erba .
Quindi l’essere si allontanò verso la macchina, ricoperto di sangue, lasciando dietro di sé una manciata di intestini mangiucchiati con cui si era cibato appena nato, mentre si trovava dentro il corpo del ragazzo.
Alexia stava aspettando impazientemente, ripensando alle scelte sbagliate della sua vita.
Un lavoro sbagliato che non le dava nessuna soddisfazione, se non qualche piccolo arrotondamento sullo stipendio dovuto a qualche pacca sul culo del suo datore di lavoro, ma che comunque non le avrebbe mai permesso di andarsene da quella cittadina di provincia.
Ormai il suo rapporto con Mike era logoro, cercava ogni scusa possibile per evitare di starsene da sola con lui, ma non aveva il coraggio di dirglielo apertamente e prima o poi comunque avrebbe scoperto le sue scappatelle, spaccando la faccia al latin lover di turno.
Con Fred era diverso, sapeva perfettamente che l’incontro notturno sarebbe stato solamente uno scambio di fluidi corporei durante un rapporto sessuale e di lui comunque sapeva poco o niente.
Lo vedeva quasi tutti i giorni in gelateria, timido, impacciato e aveva capito immediatamente che le sbavava dietro.
La verità è che questa volta aveva voluto provare una cosa nuova: la gentilezza invece che la brutalità del giocatore di baseball.
Però, appunto era una cosa fittizia, ipocrita, sapeva tutto fin dall’inizio, non c’era nemmeno lo specchietto per le allodole di un drive- in dove tutti vanno a scopare con la scusa di vedere il film.
Qua, erano in aperta campagna e il timido collegiale, gliel’aveva messo in bocca subito al primo appuntamento.
Niente di speciale, e non valeva assolutamente il rischio di essere beccata.
Anche Alexia si era immaginata una serata diversa: ovvero lei che lo supplicava di smettere di scoparla dove lui invece simile ad uno stantuffo, continuava a farla gemere di piacere, come ormai erano anni che non faceva più.
Già, ma perché poi le ragazze supplicano di smettere, quando invece nella loro mente il pensiero è: “ non provare a terminare così, brutto figlio di puttana, scopami ancora fino alla morte”.
I misteri della vita, o meglio probabilmente per salvare la faccia, la reputazione.
Ma quale reputazione? Sei chiusa dentro una macchina,completamente nuda, cosa ci sarebbe da salvare?.
Nel mentre stava pensando a questi dilemmi di fondamentale importanza, vide in lontananza avanzare una figura maschile, ricoperta di sangue e riconobbe Fred.
Scese dalla macchina osservandolo bene, era completamente nudo e sembrava essere uscito da un bagno notturno dentro a delle acque colorate di rosso.
“Ma cosa hai combinato? Dobbiamo cercare aiuto”.
Fred accennò un timido sorriso, portandosi il dito medio verso il naso, come per intimare il silenzio.
Lo sguardo della ragazza scese verso il suo membro, che inaspettatamente prese vigore ed energia, trasformandosi da uno stato molliccio e di medie proporzioni in una sorta di arma impropria con un prepuzio a forma di uncino che prima non aveva notato.
“Direi che siamo in netto ritardo nella tabella di marcia, ormai il mio ragazzo si starà chiedendo che fine ho fatto. Hai sprecato la tua occasione”.
Fred in preda ad un’improvvisa bramosia sessuale agguantò la ragazza, facendola girare e iniziando il primo approccio dell’accoppiamento.
Si strusciò dietro, facendole sentire il suo cazzo e leccandole il collo, lasciandole ampie tracce di saliva ma emanando un fetore alquanto imbarazzante.
Era parecchio che non si sentiva così desiderata e una mossa così audace se la ricordava solamente durante il primo anno di campeggio, quando un ragazzo molto più grande di lei, si spogliò completamente, le prese la mano e le fece mandare avanti e indietro la pelle del suo cazzone.
Per lei era un gioco nuovo, anzi le espressioni sul suo volto la facevano ridere, ma il gioco si interruppe dopo pochi minuti, quando del liquido bianco color latte, ma compatto nella sua densità, uscì fuori dal suo coso, sporcandole il viso.
La piccola Alexia, era convinta si trattasse di un gioco innocente, capì invece che c’era qualcosa di sbagliato, quando raccontò alla mamma quello che era successo e poco dopo vide la macchina della polizia portare via il ragazzo.
In quell’impeto improvviso e nello sguardo di Fred, c’era qualcosa di perverso, Alexia si sentì improvvisamente a disagio.
Cercò di divincolarsi da quella presa che però era troppo forte e in pochi istanti si ritrovò completamente nuda, con quell’aggeggio totalmente fuori dai canoni tradizionali dell’essere umano infilato in mezzo alle chiappe, come una sorta di lunga tubatura che attraversa una centrale elettrica.
Non sentiva alcuna forma di piacere, ma una sensazione di gelo e di qualcosa che le attraversava il corpo sottopelle, navigando attraverso i suoi organi interni, una specie di visitatore.
Dal vetro della macchina, vedeva le fattezze del ragazzo, cambiare repentinamente fisionomia, trasformandosi nel visitatore notturno caduto con la navicella.
Occhi grandi penetravano all’interno della ragazza.
Anche la sua era un’anima discutibile, l’essere poteva vedere i suoi segreti più nascosti, quelli che non sapeva nessuno.
Suo padre non era in viaggio per lavoro, ma si trovava dietro le sbarre di San Quintino.
Lei aveva già tradito diverse volte Mike, anche col suo migliore amico, e non escludeva affatto che la cosa si potesse ripetere perché le era piaciuto parecchio.
Era successo diversi mesi fa nel drive-in, dove erano andati a vedere Screaming skull, o meglio era una semplice scusa per scopare in macchina al riparo da sguardi indiscreti.
Del film non si ricordava niente, se non la locandina con un grandissimo teschio.
Brian le piaceva, aveva due lati del carattere che la facevano impazzire: la gentilezza nei momenti opportuni e una grande carica erotica quando serviva nei momenti intimi.
Fu lei a corrergli dietro e ad invitarlo al drive-in.
Il resto fu una scopata, una cosa di cui Brian si vergognava parecchio e che non avrebbe voluto ripetere, nonostante la forte attrazione che aveva verso la ragazza.
Ma sappiamo bene, che quando le donne si mettono in testa qualcosa, difficilmente non la ottengono.
Quindi, qualche settimana dopo, durante una festa privata, i due ragazzi fecero il bis, con Brian che esaudì il desiderio di Alexa: ovvero essere trattata come una vera e propria troia.
Ma nel frattempo, il rapporto si faceva sempre più violento e l’essere continuava a mietere colpi in mezzo a quelle chiappe veramente accoglienti, mentre il prepuzio dell’alieno stava diventando di colore rosso, a contatto con la perdita di sangue che denotava una lacerazione dell’ano della ragazza, non abituato ad una presenza così insistente e massiccia.
Il membro iniziò lievemente a perdere di consistenza, diventando quasi una massa gelatinosa, simile ad una poltiglia di carne macinata, assemblata con le mani, per cercare di darla maggiore peso e consistenza.
Era il segnale che l’alieno, stava aspettando, doveva quindi espellere il seme per ingravidare la ragazza..
La fece girare, ormai lei era esausta, totalmente il balia del visitatore e della sua frenesia sessuale.
Stava per abbandonare il corpo, quindi l’aspetto del giovane aitante, doveva scomparire. Rivelando le sue vere fattezze.
Il corpo e le mani erano rivestite di una membrana grigia, simile alla corteccia degli alberi, attraverso le diramazioni della pelle, veniva espulsa una sostanza bianca ad intervalli regolari, che sprigionava un forte puzzo simile alla merda e aveva la consistenza della resina.
Il viso era irregolare, e si distinguevano due grandi fessure degli occhi, che continuavano a nutrirsi dell’anima di chi gli stava davanti.
Si nutrivano delle speranze, dei desideri di un futuro migliore.
La ragazza lo fissava e vedeva scorrere rapidamente il suo futuro: il matrimonio con Mike Gallagher, tutti felici tranne lei.
L’infortunio sul campo da gioco del marito, tanti mesi confinato in casa, la presenza ricorrente degli alcolici, le botte che iniziarono ad essere sempre più ricorrenti, così come le sue scappatelle con chiunque la facesse sentire una donna desiderata.
Poi un fiume di sangue, le immagini diventano con un colore predominante del rosso, la mazza da baseball del marito, quella con le sue iniziali incise, viene usata da lei per colpirlo alla testa mentre è davanti al televisore.
Un fiotto di sangue, schizza fuori dal centro della calotta cranica, come se fosse un rubinetto dell’acqua regolato male.
Sangue che si incolla ai capelli, rendendo il tutto ancora più appiccicaticcio.
Alexa chiude gli occhi, li riapre, frammenti di cranio e materia cerebrale sparsi per terra.
Quello era l’inferno ed era certa che il suo futuro sarebbe andato in quella deriva.
Rispetto a quando era sceso dalla navicella, l’aspetto minaccioso era aumentato con la presenza di due membrane ai lati della bocca, rivestite da un gancio metallico simile ad un uncino che rendeva il viso ostile, come una creatura diabolica che compare negli incubi notturni dei bambini.
Mentre stava scopando la figa della ragazza, iniziò ad emettere dei suoni simili a dei rantoli, come se stesse per espellere finalmente il suo seme.
Improvvisamente assestò il colpo finale, mentre Alexa alzò repentinamente la testa, gemendo dal piacere, una sensazione di gelo accompagnata a benessere si impadronì del suo corpo.
Strinse forte a sé il corpo dell’essere che ormai aveva perso ogni fattezza umana, fino a che lei perse i sensi e crollò a terra.
Sonno profondo, campi di grano, una lunga distesa di verde, una casa con tanti animali, una staccionata bianca.
Alexa varca il cancello, si aggira meravigliata in quella che sembrava essere come una di quelle costruzioni- giocattolo che da piccola assemblava e diceva che sarebbe stata la sua casa dei sogni.
La porta si apre ed esce un bambino biondo, occhi azzurri, bellissimo.
Le spalanca le braccia, chiamandola mamma. Lei si commuove, quando una moltitudine di vermi escono dalla sua bocca.
Un grosso fiotto di sangue colora di rosso il candore del suo vestito.
L’orrore, il ritorno alla realtà.
Il risveglio, gli arti immobilizzati, con gli occhi cerca di capire dove si trova.
Una fitta luce rossa, la disorienta ancora di più. Sembra l’interno di un mezzo di trasporto, una stanza di metallo senza finestre.
Riesce a percepire il rumore di un motore, ma ha la strana sensazione come di librarsi in volo.
Sente dei rumori indecifrabili, come una lingua sconosciuta e un calore opprimente.
Passi, qualcuno che si avvicina a lei.
E’ stata privata dei suoi già ridottissimi indumenti, giace sdraiata su una specie di lettino.
Strani esseri sono sopra di lei intenti ad osservarla e comunicare tra di loro in una lingua sconosciuta.
Grandi occhi, senza la pupilla la stanno studiando.
Non hanno mani, ma tentacoli molli e lisci, come protuberanze con cui accarezzano il corpo della giovane, lasciandole dei segni come di bava vischiosa che rende all’esterno un evidente arrossamento della pelle.
La ragazza cerca di gridare, ma uno degli esseri spinge la bocca contro la sua.
Una specie di ventosa spaventosa che risucchia l’aria dai polmoni, un respiro trattenuto, si percepisce nettamente il rumore del cuore che batte in maniera sempre più frenetica.
In completa balia degli esseri, la giovane viene sollevata e deposta all’interno di una vasca con del liquido viola immerso in una moltitudine di ghiaccio.
Uno degli esseri si posa sopra di lei, la protuberanza ad uncino si inserisce subito dentro la figa, facendo quasi svenire la ragazza dal dolore, mentre del liquido giallo simile a pus viene espulso fuori dall’organo sessuale.
Il viso di Alexa stremata dal rapporto sessuale, viene colorato con del liquido verde, sputato fuori dalla bocca dell’essere che si appiccica al volto come fosse del materiale corrosivo, incidendo la pelle, scavando in profondità e lasciando scoperta un ampia porzione della mandibola dove si riesce a vedere direttamente l’osso.
Era arrivato il momento di espellere il prodotto di quell’accoppiamento contro natura.
Un bisturi metallico incide senza nessuna inibizione la pelle, partendo dalla trachea e arrivando in basso, con una forza disumana, come se si trattasse di una semplice carcassa di animale da esaminare.
Un abbondante fiotto di sangue, imbratta il viso dell’essere colorandolo di rosso, mentre con lo strumento incide e distrugge tutti gli organi che trova.
Una sacca avvolta nella placenta viene tirata fuori dal contenitore, ovvero il corpo della ragazza.
L’essere si ferma a contemplare l’embrione, che cresce a vista d’occhio, uscendo allo scoperto.
Un corpo umano, perfettamente sviluppato, l’incontro e il risultato dell’unione tra due civiltà distanti anni luce tra loro.
Sulla fronte, un ripiegamento della pelle con una macchia, una croce rovesciata, l’anticristo.