NOTTURNO DI CHOPIN

REGIA: ALDO LADO

ATTORI: SILVIA BRIERA, ALESSIA RONZANI, MANLIO GOMARASCA,

REPERIBILITÀ: MEDIA

GENERE: INCLASSIFICABILE

ANNO: 2013

  Notturno di Chopin” segna il ritorno di Lado alla regia dopo ben 18 anni da la sua ultima opera: “La chance”  Lado esordì nel lontano 1971 col thriller ambientato a Praga “La corta notte delle bambole di vetro” che rappresenta uno dei suoi film più riusciti, non molti sanno che l’avventura cinematografica di Lado ha inizio facendo l’aiuto regista di Bertolucci. Per quanto riguarda i film di genere possiamo citare nella sua filmografia anche “Chi l’ha vista morire?” un giallo come andavano di moda negli anni ’70 e il fantascientifico “L’umanoide” ma Lado si fa ricordare anche (e soprattutto) per lo scioccante “L’ultimo treno della notte” un violento rape and revenge probabilmente il migliore mai realizzato in Italia e censurato in diversi paesi.

Lado si ripresenta con questo “Notturno…” prodotto da lui e dal critico Manlio Gomarasca, (al film ha partecipato anche un altro critico, Davide Pulici) Lado scrive, monta e dirige rivelandosi il “factotum” di questo progetto a basso budget. Penso sia inutile fare un raffronto fra questo film e le precedenti opere di Lado, altra epoca, altro budget, questo è il film di un autore che non si è arreso all’inarrestabile declino del cinema di genere italiano e cerca di produrre qualcosa che possa in qualche modo almeno ricordare i vecchi film di genere. La sceneggiatura è molto semplice Alessia è una bambina che viene rapita da un misterioso uomo (o meglio orco) in un parco mentre gioca, la piccola viene rinchiusa in uno squallido scantinato dove non avrà più contatti con l’esterno e dove sentirà le grida di altri piccoli prigionieri e il malinconico notturno suonato al pianoforte dallo stesso orco.

Notturno…” si rivela un film di difficile catalogazione, a tratti onirico, il cui contenuto si presta a diverse interpretazioni, è tutto un sogno? La stanza dove è racchiusa Alessia è reale oppure simboleggia un anfratto della sua psiche?  Le pareti rosse potrebbero essere interpretate come le viscere e quindi un luogo di profondità interiore, c’è il tema dell’orco che agisce nel parco, luogo di adescamento per eccellenza, l’orco è nell’immaginario collettivo una figura fiabesca, il mostro delle favole, qui totalmente estraneo alla dimensione favolistica e inserito nel quotidiano, (un mostro di città in agguato nel parco). All”inizio della vicenda c’è un contrasto fra l’atmosfera serena ed illuminata del parco e lo scantinato buio e tetro dove Alessia viene rinchiusa, la colonna sonora è un notturno, quindi essendo la notte il tempo del sogno fa capolino nuovamente il dubbio che questa sia in realtà una vicenda onirica, il montaggio è sempre molto “rilassato”, le location sono ridotte al minimo, molto “scarne” questo ha un duplice effetto se da un lato contribuisce a rendere più intima e claustrofobica la vicenda dall’altro rischia un po’ di annoiare lo spettatore con locations ridotte al minimo indispensabile.

A volte la noia fa un po’ capolino e ci si chiede se “Notturno…” non avesse funzionato meglio come corto o mediometraggio, (probabilmente si) Lado comunque affronta da una prospettiva inusuale (e dalla parte della vittima) il tema dei minori scomparsi di questi bambini che finiscono in un limbo, vivi? Morti? Chissà… d’altronde il limbo è anche attesa, speranza, e su questo Lado ha costruito tutto l’impianto del suo film, ad un certo punto si crea un parallelismo grazie alla canzone partigiana “Bella ciao” la bambina la sente cantare da una donna in bicicletta che passa e la ricanta in contemporanea al notturno suonato dal rapitore, forse potremmo azzardare un parallelismo fra l’orco visto come invasore che rapisce la vita di Alessia e la voglia di resistenza e libertà incarnata da Alessia stessa? Forse, le chiavi di lettura d’altronde sono molteplici. Sicuramente “Notturno…” è un film che spiazzerà lo spettatore in quanto totalmente diverso dai precedenti film di Lado, non aspettatevi un giallo-thriller, ma un film che tratta della violenza sui minori a modo suo, da una prospettiva nuova.

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