REGIA: RAFAEL PORTILLO
ATTORI: RAMON GAY, ROSITA ARENAS, CROX ALVARADO, LUIS ACEVES CASTANEDA, JORGE MONDRAGON
REPERIBILITÀ: BASSA, ESISTE IN VERSIONE ITALIANA UN DVD IN EDIZIONE LIMITATA A 500 COPIE
GENERE: ZOMBI MOVIE (MA QUESTA ETICHETTA GLI STA UN PO’ STRETTA)
ANNO: 1957
DISTRIBUZIONE ITALIANA: TERMINAL VIDEO ITALIA SRl
Nella numerosa cinematografia horror messicana (dei 50 in poi) troviamo questo curioso film diretto da Rafael Portillo, approdato in dvd in italia con una tiratura limitata a 500 copie, credo infatti che non siano molti nel nostro paese a conoscere questo film. Portillo (che era anche un editore) ha diretto in tutto otto film fra cui quattro commedie, un thriller e due horror, quello oggetto di questa recensione e: “The robot vs atzec mummy” che è un seguito. Gli appassionati di vecchi horror conosceranno sicuramente i vecchi B-movie americani ed inglesi degli anni 50-60, come ad esempio l’infinita lista di film su Dracula, o i film della Hammer ma forse conosceranno meno questo tipo di pellicole messicane. L’incipit fa sembrare questo film (nei primissimi minuti) quasi un documentario e la solita voce fuori campo ci avverte che la vicenda è ispirata a fatti realmente accaduti (hahaha quanto mi fanno ridere i vecchi imbonitori coi loro metodi per spaventare il pubblico) si passa poi ad una scena da gangster movie in cui alcuni banditi fronteggiano la polizia. Scopriamo che questi banditi sono capitanati da un losco personaggio mascherato che si fa chiamare: “Il pipistrello” il quale cela il suo volto dietro una maschera nera, (sembra proprio un cattivone uscito dai fumetti degli anni 50-60, tipo Phantom, tanto per capirsi…) costui è anche uno scienziato pazzo che fa esperimenti con animali (si distacca però molto dai mad doctors moderni in quanto è anche un gangster). Poi assistiamo all’entrata in scena del Dott Almers a un congresso di psichiatria dove espone la sua teoria secondo la quale l’ipnosi regressiva può servire a ricordare una vita precedente, teoria che purtroppo Almers non può provare per mancanza di volontari, quindi se ne va dal congresso con la coda fra le gambe. Flora, la figlia dell’anziano mentore di Almes si offre volontaria per l’ipnosi, ma intanto “il pipistrello” spia come un’ombra le mosse del dottore. Solitamente il regista predilige riprese negli interni ma non manca di tanto in tanto di farci vedere anche qualche esterno, con uno stile documentaristico. L’esperimento procede bene ed in una sequenza dinamica ed efficace Flora ricorda una vita passata nel messico degli aztechi, quando essa si chiamava Sociti ed era una vergine sacrificale. Almers le fa rivivere l’esperienza della cerimonia sacrificale (le scenografie del tempio sono piuttosto teatrali, col totem al centro e le fiaccole accese ai lati) tuttavia la cerimonia è guastata da Popoca un giovane guerriero innamorato di lei, i due cercano di fuggire ma vengono scoperti dai sacerdoti. Dei tamburi ossessivi fanno da colonna sonora al supplizio dei due amanti e una nebbia “fumosa” aleggia nel tempio (la nebbia è un classico dei film horror anni 60); quando guardiamo film di questo periodo dobbiamo rapportarci con un altro tipo di recitazione, molto diversa dai prodotti di oggi, più impostata e teatrale (anche se qui non mancano attori che non sono propriamente il top). Il “pipistrello” (la cui identità si scoprirà alla fine in maniera troppo frettolosa) con l’aiuto dei suoi sgherri comincia i suoi appostamenti alla casa di Almers pensando di ricavare un profitto dalle sue scoperte, ma Almers per convincere la comunità scientifica decide di recarsi alla tomba azteca per prendere un misterioso pettorale su cui grava una maledizione. Buone (anche se un po’ statiche) le riprese delle antiche piramidi azteche che rendono bene l’idea di un luogo dimenticato dal tempo. Questo film indipendentemente da come è girato e dagli anni che gravano sulle sue spalle mette in mostra idee abbastanza moderne (come l’idea dell’ipnosi, funzionale alla trama) che si concretizzeranno nei film dei decenni successivi, pur rimanendo un semplice film di mummie. Credo che il regista abbia voluto omaggiare le antiche credenze messicane con l’intento di spaventare (e divertire) i messicani, raccontando una storia che si riallaccia agli antichi (e sanguinari) culti aztechi Una volta giunto alle rovine il gruppo si troverà in “buona compagnia” e dovrà scoprire passaggi segreti, camminare fra muri ammuffiti e far fronte alla misteriosa mummia di Popoca ed alle insidie del “pipistrello”. Un film non eccelso quindi, ma che mancherà di farsi ammirare dagli amanti dell’horror retrò.
Gli horror messicani dell’epoca offrono chicche allucinanti, peccato che siano un po’ perse all’interno di una narrazione lenta e ahimé noiosa. Bel recupero comunque 🙂
Si vero, e se guardi ce ne sono tantissimi, credo che neanche tutti siano arrivati da noi in italia, beh ovviamente le trame spesso sono quello che sono, ma se si sta al gioco sono filmetti simpatici