REGIA: PASCAL LAUGIER
ATTORI: MORJANA ALAOUI, MYLÈNE JAMPANOI, XAVIER DOLAN
REPERIBILITÀ: MEDIO-ALTA
GENERE: HORROR
ANNO: 2008
“Martyrs” è un film di Pascal Laugier (“Saint Ange”, “I bambini di Cold Rock”, “La casa delle bambole”) regista e sceneggiatore francese che con questo film segna una tappa della sua carriera nei meandri dell’estremo infatti dobbiamo cominciare dicendo che il lungometraggio in esame è chiaramente un film scioccante e non per tutti, tuttavia sembra che non ci si limiti allo shock fine a se stesso comune a molti splatter ma si cerchi anche una valida giustificazione a livello di sceneggiatura. Un film che comunque anche se estremo ha saputo ritagliarsi un suo spazio vincendo diversi premi attribuitegli dal Fantastic film Festival federation. Stiamo parlando di un film claustrofobico dove le riprese in interni sono nettamente superiori rispetto a quelle in esterni, Lucie una bambina scomparsa viene ritrovata a vagare in una zona periferica, una volta visitata vengono accertate violenze fisiche e psicologiche. Lucie cresce divenendo una donna instabile tormentata dalla visione di una donna mostruosa che cerca di aggredirla (una figura che ricorda un po’ certi personaggi del filone esorcistico) la ragazza irrompe in casa di una famiglia apparentemente normale uccidendo tutti i componenti per poi chiamare in stato confusionale la sua amica Anna. Chi erano i componenti della famiglia? Perchè tanto accanimento, c’entrano qualcosa con il suo rapimento? Al regista piace talvolta giocare con lo spettatore, inizialmente le carte in gioco sembrano confondersi adottando dopo una breve intro il linguaggio del found footage, ma è solo un abbaglio, sparizioni di ragazzi e rapimenti sembrano essere il fulcro della vicenda, a suo modo quindi “Martyrs” tratta anche il tema dell’infanzia negata in chiave horror, concentrandosi sui tremendi segni lasciati su mente e corpo, in questo senso l’umanoide ferito e contorto che avanza alla maniera di un posseduto è la personificazione psicologica ideale di questi tormenti. In “Martyrs” non ci sono molti preamboli, ci si immerge subito in una atmosfera oppressiva e malata fatta di sangue, follia e torture, il regista è molto bravo ad accalappiare di tanto in tanto lo spettatore con falsi momenti rilassanti che sono il preludio a una tempesta di violenza come nel caso della mattanza a colazione dove una classica scenetta famigliare si trasforma in una bloody breakfast si passa così in maniera fulminea da un’atmosfera tranquillissima (quasi pubblicitaria) ad una mattanza che dà il via alle danze per quanto riguarda la violenza che abbonderà per tutto il film. In questa fase di apertura vediamo eleganti interni spesso bianchi lordati da strisciate di sangue che partono da ogni dove in una sequenza dai ritmi serrati ma non confusionari, il film di Laughier fa subito della violenza il suo vessillo, una violenza cieca che nei momenti iniziali coinvolge vittime e carnefici lasciando molte domande in testa allo spettatore che verranno chiarite parzialmente in seguito con dei flashback. A livello di effetti speciali sembra essere stato fatto un buon lavoro con delle ferite molto realistiche, ed in seguito con effetti artigianali ma dannatamente realistici, la casa tranquilla e ben arredata in cui avviene la mattanza potrebbe essere interpretata a livello psicologico come una facciata, la faccia bene che il male mostra per ingannare, mentre il passaggio segreto che conduce alla botola è l’inconscio, il vero volto senza maschera che mette in luce la mostruosità. “Martyrs” è un film semplice nella sua messa in scena ma complesso nel tema che tratta: chi è il martire? A cosa serve, per cosa offre la sua vita? Per Laughier un martire è una sorta di ponte fra il regno dei vivi e il mistero dell’aldilà, dove il personaggio di Anna inizialmente sconvolto dalla follia di Lucie dapprima non comprende l”origine della follia poi diventando essa stessa vittima e anello di un sistema diabolico e sotterraneo comprende tutto. Il film è una progressiva discesa all’inferno, il livello di violenza si alza nell’ultimo quarto d’ora divenendo elemento molto pesante anche per un divoratore seriale di horror ma per quanto estrema la violenza rimane comunque più o meno plausibile (la sequenza dello scuoiamento è davvero allucinante avvolta da un freddo alone di brutalità chirurgica sottolineato dagli arredi in acciaio) ed è appunto questo elemento di plausibilità a rendere quello di Laugier un film che colpisce duro non facendo sconti a nessuno.