FANTASMA D’AMORE

REGIA: DINO RISI

ATTORI: MARCELLO MASTROIANNI, ROMY SCHNEIDER, EVA MARIA MEINEKE, WOLFGANG PREISS, MICHAEL KROECHER

REPERIBILITÀ: MEDIA, SI PUò TROVARE IN DVD

GENERE: GHOST STORY

ANNO: 1981

DISTRIBUZIONE ITALIANA: INTERNATIONAL DEAN FILM, A.M.L.F., 01 DISTRIBUZIONE

 

Mi ricordo ancora quella sera d’autunno (stranamente in simbiosi con le atmosfere del film) di alcuni anni fa quando mi recai in un cinema d’essai della mia città dove era in programmazione questo film di Dino Risi, l’ultimo in ordine di programmazione di una retrospettiva dedicata al grande regista milanese. Risi lo conoscevo per i suoi grandi film come “Il sorpasso“, “Profumo di donna“, “Poveri ma belli” ecc… però “Fantasma d’amore” non lo ricordavo affatto, non avevo idea di cosa trattasse e neppure di quali attori fossero coinvolti. Quindi entrai in sala senza particolari aspettative, tuttavia con lo scorrere dei minuti rimasi affascinato dall’atmosfera di questo stupendo film che considero una perla unica, e rimasi davvero folgorato. Dino Risi il re della commedia all’italiana decide con questo film di uscire dal suo genere per regalarci un gioiello gotico/sentimentale di rara bellezza, a mio parere infatti questo non sembra proprio un suo film, dimenticatevi totalmente la commedia all’italiana a cui ci aveva abituati, perchè qui c’è ben poco da sorridere. Sfortunatamente (e stranamente aggiungo io…) questo film alla sua uscita non ebbe un gran successo incassando la modesta cifra di lire 412.000.000, forse perchè nessuno si aspettava da Risi un film così, o forse perchè il pubblico italiano non ne comprese la profondità. “Fantasma d’amore” spesso divide il pubblico fra chi lo considera uno stanco esperimento mal riuscito di un regista a fine carriera, e chi invece lo considera un film assolutamente da rivalutare, fortunatamente la pellicola ha saputo crearsi negli anni una schiera di sostenitori che sono pronti a difenderlo a spada tratta, infatti basta dare un’occhiata alle varie altre recensioni su internet per capire tutto questo. Diciamo che alcuni personaggi del film possono risultare un po’ forzati come ad esempio don Gaspare (che comunque è un personaggio simpatico secondo me), oppure alcune cose nella trama arrivano un po’ “telefonate”, nel senso che si intuiscono con un largo anticipo, comunque il film riesce a superare i suoi difetti grazie alla forza genuina dei sentimenti, delle emozioni allo stato puro, e della schiettezza senza fronzoli dei personaggi che propone. Pavia risulta essere una location molto azzeccata anche se il regista riesce a rendere questa città un posto sospeso nel tempo e nella nebbia, elemento quest’ultimo presente in tutto il film, una nebbia dalla quale esce il personaggio di Anna e nella quale resta immerso Nino Monti, una nebbia che è una sorta di portale che lega Nino al suo amore perduto, ma anche l’acqua risulta essere una sorta di portale fra il mondo dei vivi e quello dei morti, soprattutto nella scena della gita in barca e nell’ultima sequenza finale. La trama vede Nino Monti, un commercialista di mezza età in procinto di prendere un autobus, sul quale sale poi all’ultimo secondo una donna dall’aspetto malato e trasandato la quale si fa prestare cento lire da Nino per pagarsi la corsa, per lui la donna è un’estranea ma c’è qualcosa in lei che attira per qualche minuto la sua attenzione. Nino Monti conduce una vita noiosa, sposato con una donna che non ama e dalla quale non ha avuto figli, rimane con lei solo per forza d’inerzia, finchè alcuni giorni dopo l’episodio del bus Nino riceve una telefonata dalla donna delle cento lire, la quale gli rivela essere Anna Brigatti, la ragazza che egli aveva profondamente amato in gioventù. In questa scena della telefonata (primo momento chiave del film) i ricordi di Nino (esaltati dalla stupenda musica di Riz Ortolani che conferisce a questi ultimi un impatto grandioso) sgorgano come l’acqua di una cascata gigantesca e vengono resi in maniera magnificamente romantica attraverso una serie di brevi ma intensi flashback, facendoci vedere scene d’amore romantiche prive di dialoghi dove la stupenda musica copre tutto. L’esecutore del motivo musicale è Benny Goodman, che col suo clarinetto dona un tocco di magia all’intera opera, la sua musica torna sempre nelle sequenze legate ai ricordi, ed è lei che accompagna il film già dai titoli di testa. Nino resta sconvolto dall’aver rivisto Anna così sciupata, ma cerca di nascondere alla moglie (personaggio antipatico e bigotto tutto casa e chiesa) il suo turbamento, decidendo però di tornare in via Porta a rivedere la vecchia casa di Anna, qui la voce fuori campo di Nino (sempre presente in molte parti del film) ci dona discorsi molto poetici ed è qui che dalla nebbia rispunterà nuovamente la povera signora che dice di essere Anna. In questa nebbia atemporale Nino bacia la signora prima che frettolosamente scompaia nuovamente, ma rimane molto turbato dall’aspetto che Anna ha adesso, vecchia, malata e vestita quasi da barbona. Successivamente il ricordo dei momenti passati con Anna si fà più pressante, fino a diventare per Nino un’ossessione, finchè un giorno egli è invitato a un pranzo con alcuni vecchi amici, e viene a sapere da Arnaldi (un medico) che Anna in realtà è morta da tre anni di una brutta malattia. Da qui la mente di Nino comincia a entrare in un labirinto di paure e ricordi dai quali sarà dura uscire. Intanto il nostro viene a sapere che in via Porta si è consumato un fatto di cronaca nera, una portinaia è stata sgozzata e suo nipote è l’indiziato numero uno. Qui è interessante notare che la scena del taglio della gola è molto d’impatto, una scena inusuale per un film d’amore, quasi splatter, anche se la cinepresa non indugia sui particolari facendoci vedere il tutto solo per qualche istante, la forza del film sta appunto nel riuscire a tenere insieme vari generi cinematografici, love story,horror (questo più nelle atmosfere decadenti che in scene particolari) ghost story, drammatico e mystery (un tocco di giallo). Nino viene richiamato da Anna che lo invita a casa sua, e quando la donna gli si para davanti è bellissima come lui la ricordava, e chiaccherando Nino ritrova la passione tentando di baciarla, lei è disposta a rivederlo, dicendogli che quella che ha visto sul bus era una sua amica che si spacciava per lei. In questa sequenza ci sono molti particolari degni di nota come lo  zoom sulla mela avvizzita simbolo di una giovinezza perduta, e questa villa decadente dalla facciata scrostata e dall’aura di abbandono. Successivamente Nino ritrova una sua vecchia conoscenza: Don Gaspare un personaggio ambiguo, un ex prete esperto di occultismo, egli mette in guardia Nino dall’andare al prossimo appuntamento con Anna, ma ovviamente lui non demorde e decide di fare con Anna una gita in barca sul lago. Qui Anna rivela a Nino il perchè del suo allontanamento, che poi è la morale del film: ci sono cose nella vita fuori dal nostro controllo che fanno allontanare le persone a cui vogliamo bene, ma è il nostro ricordo a tenerle in vita, infatti a un certo punto anche Anna dice espressamente a Nino di dimenticarla, ma egli preferisce soffrire piuttosto che dimenticare. Qui al lago accadrà un fatto misterioso che farà dubitare Nino della sua sanità mentale e lo farà ritornare alla villa di Anna trovando un’amara sorpresa. Chi è in realtà la donna trasandata e vecchia? Che legame c’è fra il delitto in via Porta e il passato di Anna? La sequenza finale sul ponte vi farà sicuramente venire un nodo in gola dall’emozione, Nino poi è un personaggio per il quale è veramente impossibile non fare il tifo. L’elemento delle cento lire è a mio avviso una metafora dei morti che pagano il loro tributo a Caronte per farsi trasportare (in questo caso dal bus) che torna poi in vari momenti. Ci sono stati molti film che hanno intrapreso la strada della ghost story ma nessuno di essi a mio avviso ha scavato così in profondità riuscendo a toccare corde nascoste come invece il film di Risi fà in maniera magistrale. Devo essere sincero, sarei profondamente contrario a fare un remake di questo film, con le cineprese di adesso non sarebbe la stessa cosa, non si riuscirebbe a ricreare questi colori soffusi figli degli anni 80, e poi fantasma d’amore ci fa rivivere anche in un’Italia che non c’è più, l’Italia delle Lire, degli abiti di 35 anni fa , delle cabine telefoniche, e delle lettere d’amore, non degli SMS del cavolo.  Mastroianni è perfetto nella parte, come del resto lo è Romy Schneider con la sua bellezza evanescente, (non riuscirei ad immaginare questo film con altri attori), e quel senso di abbandono che pervade trama e personaggi, presagio della fine infelice dell’attrice protagonista che morirà suicida poco dopo le riprese, quasi in un gioco di specchi in cui (purtroppo) realtà e finzione si sono fusi. Insomma ragazzi c’è da essere orgogliosi che il nostro cinema (quando era decente) abbia prodotto un film così.

Showing 2 comments
  • Cumbrugliume
    Rispondi

    Neanche io l’ho mai visto, ma mi hai incuriosito, nonostante questo non sembri certo un film da Dott. trash 🙂 Lo recupererò!

    • Dott.trash
      Rispondi

      Si diciamo che esce un po’ dall’ordinario per quanto riguarda questo sito, comunque già dall’inizio volevo fare una cosa diciamo “ampia” dalle trashate al cinema di genere, o film sottovalutati, classici dell’horror ecc…

Leave a Comment

Start typing and press Enter to search