REGIA: CARLO LAVAGNA
ATTORI: MIA THRAPLETON, LOLA PETTICREW, SASKIA REEVES
REPERIBILITÀ: MEDIO-ALTA
GENERE: THRILLER
ANNO: 2020
“Shadows” è un film italiano diretto da Carlo Lavagna, si tratta di un esperimento atipico nell’ormai comatoso stato del cinema di genere (ma non solo) italiano, un thriller post apocalittico a basso budget che punta tutto sull’atmosfera triste e opprimente in le sorelle Alma e Alex si trovano all’interno di un vecchio hotel abbandonato per cercare riparo in un mondo post-apocalittico in cui una madre dispotica insegna alle due come sopravvivere e usare le proprietà terapeutiche delle piante. L’atmosfera è triste e decadente, la sceneggiatura è molto semplice, c’è un microcosmo fatto di soli tre personaggi che vivono un’esistenza monotona fuori dal mondo diretta dalle rigide regole imposte dalla madre per il bene e la sicurezza delle giovani che stanno vivendo la loro adolescenza con tutti i problemi e le curiosità che questa età particolare porta con se. Un film tutto femminile dove la figura paterna non esiste, c’è un buon uso delle luci con questi colori scuri a fare da padroni della fotografia, si toccano anche i lidi del thriller psicologico, soprattutto per quel che riguarda le dinamiche fra i personaggi che sono abbastanza nette, abbiamo una sorta di barricata: da una parte una madre psicotica dall’altra due adolescenti curiose e infine ribelli, c’è un mondo fuori pericoloso ma proprio per questo anche misterioso e affascinante, tutto da scoprire. Talvolta “Shadows” sembra una metafora dell’adolescenza e del conseguente iniziale percorso di distacco dalla famiglia d’origine per la scoperta del mondo, poco importa se quest’ultimo e desolante e pericoloso, sempre meglio delle grigie giornate che si ripetono all’infinito tutte uguali. un thriller con accenni psicologici con un colpo di scena finale che gli spettatori più attenti potrebbero intuire, spiazzante ma non originalissimo, un film che definirei essenziale nella sua scarna messa in scena ma abbastanza efficace e con una certa atmosfera decadente che è il suo punto di forza maggiore. Le tre vivono come eremite, un mondo apocalittico di cui ci viene mostrato pochissimo, di cui sappiamo poco o nulla se non tramite notizie di seconda mano provenienti dalla capofamiglia che rivelerà a poco a poco la sua tossica personalità dominando le due adolescenti come una carceriera, abbiamo dialoghi semplici ma efficaci e una prevalenza di riprese in interni soprattutto nella prima parte. Le due sorelle interpretate da Mia Therapleton (il cui significativo nome è Alma) e Lola Petticrew che è la giovane Alex, le due sono come due facce di una stessa medaglia una più remissiva l’altra più coraggiosa, Saskia Reeves è il personaggio della madre, dispotica, enigmatica, un personaggio di cui si sa poco o niente, una figura austera che fa vivere le giovani secondo le sue inflessibili regole istruendole sulle qualità terapeutiche delle piante. I rapporti fra i personaggi sono destinati a cambiare in quanto la madre rivelerà una personalità disturbata mettendo in dubbio le iniziali certezze fornite allo spettatore, non c’è molta tensione nel film ma più un senso di tristezza e angoscia per il destino di questi personaggi chiusi nel loro mondo che somiglia sempre di più ad una prigione di cui la madre è unico sorvegliante e le due sorelle diventano a poco a poco prigioniere. Un film dalla sceneggiatura semplice che gioca le carte del ribaltamento delle prospettive ovviamente sul finale svelando a poco a poco la verità, tuttavia per lo spettatore medio si tratterà quasi sicuramente di un film da visione one shot nonostante l’opera abbia diversi punti a suo favore riuscendo in parte a innalzarsi nel mare ormai piattissimo delle produzioni italiane sempre più standardizzate e monotematiche. L’opera ha ottenuto anche un buon riscontro di critica ottenendo una candidatura ai nastri d’argento, da vedere per coloro che sono giustamente stanchi del monocorde panorama italiano e vogliono vedere un film che a seconda dei gusti può piacere o meno ma che sicuramente ha l’onore di provare strade diverse nell’asfissiante panorama italico.