REGIA: LEONARDO PEPI
ATTORI: MARINA GALEOTTI, GIACOMO SAMBUSIDA, VIRGINIA PINI
REPERIBILITÀ: BASSA (si può trovare in dvd)
GENERE: THRILLER-HORROR
ANNO: 2013
DISTRIBUZIONE ITALIANA: PRODUZIONE INDIPENDENTE
MOMENTI CLOU: 1)I SABBA NOTTURNI 2)QUANDO IL PROTAGONISTA VA A CASA DI MYRA 3) QUNADO IL PROTAGONISTA ENTRA NELLA SERRA DI MYRA 4) LE SCENE DI TORTURA DELLE VITTIME SACRIFICALI
“I fiori di Baal” è un buon film amatoriale di Leonardo Pepi, un’opera diretta da un vero appassionato del cinema di genere particolarmente influenzato dai lavori anni ’70 di Dario Argento, del periodo in cui quest’ultimo mischiava il giallo con l’horror. Devo dire che non conoscevo questo giovane regista, ma un giorno recandomi ad una fiera del fumetto, notai un giovane che vendeva delle copie di un curioso film, così chiesi delle informazioni ed egli mi disse di essere il regista dell’opera in questione. Dopo aver scambiato alcune opinioni sul nostro cinema di genere in Italia, decisi d’acquistare il film. Sostanzialmente “I fiori di Baal” è un thriller/horror piuttosto originale e dal sapore argentiano ambientato a Firenze, realizzato con pochi mezzi ma molte idee, che fà dell’originalità il suo punto di forza maggiore, un horror “stregonesco” basato su dei misteriosi fiori che vengono coltivati dalle streghe per un diabolico scopo. Le musiche di Ereaseman e Kevin Macleod (quanto mi piacciono gli pseudonimi americani, non li vedevo da anni…) sono buone, e gli effetti speciali (non molti a dire il vero…) sono a cura di Gherardo Filistrucchi, tuttavia il regista preferisce abbandonarsi ad atmosfere spesso oniriche ed a sequenze notturne di sabba infernali, piuttosto che stupirci con effettacci. Protagonista di questo horror toscano è un giovane studente universitario, ossessionato da incubi notturni ricorrenti, un giorno nel cortile della facoltà incontra una zingara (devo fare il rompiscatole…a mio parere l’attrice sembra tutt’altro che una rom, sia per la carnagione troppo chiara che per l’abbigliamento) che gli predice strani eventi futuri ed un prossimo incontro amoroso. Il tutto però ha i contorni sfumati di un sogno, ed il protagonista attribuisce la causa degli incubi ad un comune libro di botanica di cui è entrato in possesso e non riesce a sbarazzarsi. Virginia, (una giovane studentessa) è innamorata di lui, ma il loro rapporto entra in crisi con l’arrivo dell’ammaliante Myra, ragazza dotata di strani poteri che sembra a conoscenza dei leggendari fiori di Baal. All’interno del libro di botanica il nostro trova una pagina bianca nascosta che in realtà rivelerà (in particolari condizioni) molto sui diabolici fiori senza fusto cari alle streghe. Riuscirà il nostro eroe a sottrarsi all’influenza di Myra? A cosa servono davvero i fiori di Baal? Diciamo che il montaggio sul quale Pepi fa molto affidamento si rivela buono nell’alternare sequenze oniriche e realtà, la fotografia è convincente ma la recitazione spesso è un po’ troppo dilettantesca (teniamo comunque presente che è un film amatoriale), sicuramente con un budget più consistente sarebbe uscito un gran film, perché le idee sono molto buone. Alcuni dialoghi andrebbero rivisti, soprattutto nella sequenza a casa di Myra, a mio parere uno dei difetti più evidenti è il marcato accento toscano degli attori, che avrebbe necessitato di un doppiaggio. In conclusione “I fiori di Baal” è un buon tentativo di tornare a fare vero cinema di genere in Italia, per far rivivere le grandi atmosfere dei bei tempi che furono, l’intento di Pepi è più che lodevole, attendo con ansia altre prove di questo regista.