ALIEN ROMULUS

REGIA:  FEDE ALVAREZ

ATTORI:  CAILEE SPANEY, DAVID JONSSON, ARCHIE RENAUX

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: FANTAHORROR

ANNO:  2024

Alien” è tornato, dopo gli altalenanti episodi di “Alien: la clonazione“, “Prometheus“, e “Alien – Covenant” ci ritroviamo davanti agli occhi il nuovo capitolo della saga inaugurata nel 1979 da Ridley Scott. Inutile dire che da quella data di acqua sotto i ponti ne è passata molta, dopo grandi film pareva che la saga avesse perso lo smalto, e penso che molti fra noi non si aspettassero poi granchè da questo nuovo capitolo diretto da Fede Alvarez.  Ora possiamo dire che l’attesa è stata degnamente ricompensata, “Alien Romulus” è un gran film, forse non proprio un capolavoro ma un prodotto che finalmente torna a far brillare lo xenomorfo più famoso del cinema fanta-horror. La sceneggiatura firmata Alvarez e Rodo Sayagues ( già sceneggiatore di “La casa” e i due “Men in the dark”) ci porta sulla colonia mineraria dove lavora Rain Carradine (Cailee Spaeny) col fratello  Andy (un umanoide sintetico) la ragazza accetta la proposta di Tyler (Archie Renaux) di recuperare della capsule criogeniche su una nave spaziale abbandonata per poi fuggire su un pianeta chiamato Yvaga in cerca di una vita migliore. Il gruppo, composto anche da la sorella di Tyler chiamata Kay (Isabela Merced) lo scorbutico Bjorn (Spike Feran) va a recuperare queste capsule ma dopo alcuni inconvenienti si imbatteranno nei temibili facehugger ( i “ragni” che si attaccano alla faccia “fecondando” i malcapitati) uno dei quali “acchiapperà” un membro del gruppo. Rain intanto riattiva un androide semi distrutto: Rook il quale racconta che quando lui rimase danneggiato tutti morirono sulla nave, in seguito un cambio di chip farà cambiare missione e carattere al mite Andy, sarà l’inizio di una corsa contro il tempo per la salvezza.  “Romulus” è un film che si colloca a livello temporale fra il primo e il secondo film, un capitolo che mette da parte l’aspetto “filosofico” che permeava “Covenant” e “Prometeus” molto incentrati sull’origine dell’uomo e dello xenomorfo per tornare all’ Alien delle origini ovvero un fanta-horror non “impegnato” (privo di argomenti filosofici) ma girato benissimo dove l’aspetto claustrofobico fà da elemento di suspense per tutta la durata del film. Si ripropone quell’atmosfera buia, claustrofobica e opprimente del primo e del terzo episodio per unirla all’action-survival del secondo “scontro finale” creando un mix interessante dove trova spazio anche una sorta di citazione ad “Alien-la clonazione” con un alien che è un incrocio con un umano, una trovata forse evitabile come notano alcuni recensori ma a mio avviso si tratta di una trovata che tutto sommato ci può stare. Non troviamo molto sangue in questo “Romulus” ma paradossalmente è un film che fa paura, la tensione è costante, sempre presente fra corridoi poco illuminati, astronavi abbandonate dove però l’orrore può sempre riprendere vita, finalmente si rivive l’incubo di vedere spuntare fra i tubi la testa del mostro xenomorfo, quella stessa sensazione che appunto provavamo nei primi film. Io credo sia appunto un film che riprende visivamente elementi della “vecchia scuola” anni ’80: l’astronave dagli interni bianchi che ricorda moltissimo quella del primo film, il ritorno dell’androide Ash (Ian Holm) figura cinica e fredda che fa da contraltare al quasi umano Tyler. Quest’ultimo è una figura molto moderna, un umano artificiale che a mio avviso ci fa riflettere sul tema attuale della tutela della diversità e del transumanesimo, delle implicazioni che porterà l’avanzamento della tecnologia e del rapporto che gli umani instaureranno con essa e i suoi futuri problemi come il confini sfumati fra l’umano e la macchina e i sentimenti che l’uno può provare nei confronti dell’altro e anche delle derive incontrollabili se qualcosa andasse storto. I personaggi infatti sono ben caratterizzati, Rain è un po’ una final girl del futuro che nella sequenza dove si infila la tuta spaziale non può non ricordare la storica Ripley in una sequenza quasi nostalgica e fortemente citazionista, un personaggio che incarna una sfigata del futuro costretta ad una vita di stenti che tenta il tutto per tutto con una “missione” apparentemente facile. La regia di Alvarez asseconda alla grande questo spirito ’80 con riprese di personaggi che vagano in corridoi resi alveari, fuggono dai malefici “ragni” ed esplorano spazi abbandonati pieni di pericoli, bellissima la sequenza in cui in assenza di gravità i due protagonisti cercano di evitare il pericoloso acido alieno in una sequenza rallentata e mozzafiato  in cui i due fanno una sorta di pericolosissima “nuotata” aerea. “…Romulus” ha la claustrofobia di “Alien 3” (con relativa citazione dell’alitata aliena in faccia che non poteva mancare) la tensione del primo film e in certi frangenti la scoppiettante action di “Scontro finale” mettete insieme i migliori elementi della saga e sarete più o meno vicini al risultato di “Romulus.”

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