REGIA: ULI LOMMEL
ATTORI: VERA MILES, SUZANNA LOVE, KEIR DULLEA
REPERIBILITÀ: MEDIA
GENERE: THRILLER-HORROR
ANNO: 1983
“Brainwaves” è un fantathriller del 1983 diretto da Uli Lommel famoso regista e produttore cinematografico tedesco dalla lunga carriera, in ambito horror lo ricorderete in “Devonsville terror“, ” “Mirror- Chi vive in quello specchio?”, “Zombie nation.” In questo caso siamo in territorio fanta-thriller con una sceneggiatura (dello stesso Lommel) che mantiene solo in parte le buone premesse. Il film si apre con un delitto, un uomo uccide la propria compagna che lo tartassa con la sua gelosia, poi lo scenario muta e ci troviamo davanti una tranquilla famiglia composta da Julian e Kaylie ed il piccolo Danny, purtroppo la donna è vittima di un incidente stradale che la manda in coma.
Il dott. Clavius decide di sottoporla ad una operazione al cervello, il marito accetta di sottoporre la moglie ad una nuova terapia di Clavius basata sulle onde cerebrali, la donna si risveglia ma stranamente accuserà incubi e brutti ricordi legati alla morte in vasca della sconosciuta vista all’inizio del film. Nei meandri dell’ospedale ed in città si aggira un uomo misterioso con un tatuaggio strano sul polso, lo stesso uomo che ricorre negli incubi di Kaylie. Il film è un prodotto per la tv con tutti i suoi limiti ma l’idea che il pensiero e i ricordi possano trasmigrare da una mente ad un altra è molto originale se inserito in un ottica da thriller, tuttavia il film ha un andamento piuttosto lento ed i suoi personaggi spesso non sono caratterizzati a sufficienza.
Suzanna Love (“Devonsville terror”, “The boogeyeman”è in gamba ad interpretare questa donna smarrita nei suoi stati allucinatori, poi troviamo Keir Dullea che è il coprotagonista, nel ruolo del premuroso marito anche lui piuttosto convincente. Sostanzialmente “Brain…” è un thriller con elementi fantascientifici, il simbolo del killer ha qualcosa di esoterico (quasi massonico in quanto molto simile al classico simbolo di loggia con squadra e compasso) le riprese in interni sembrano predominanti rispetto a quelle in esterni, tuttavia il ritmo lento ed una regia piuttosto piatta incidono sul risultato finale che si attesta su una sufficienza senza infamia e senza lode, sicuramente non il miglior film di Lommel.