REGIA: SIMON BOYES-ADAM MASON

ATTORI:  NADJA BRAND, ERIC COLVIN, ABBEY STIRLLING

REPERIBILITÀ: MEDIA, SI TROVA IN DVD

GENERE: THRILLER

ANNO: 2006

Questo thriller prodotto e girato dalla coppia BoyesMason, (rispettivamente produttore e regista) è un prodotto low budget poco appetibile, Boyes ha sceneggiato altri b movies come: “Songbird” (un discreto film sulla pandemia da coronavirus con risvolti distopici) il drammatico “Conspiracy” (con un ottimo cast) e l’horror “The visitor“. Mason è il regista di  “Hangman“, “Pig“, e sceneggiatore del thriller “Senza uscita” e “Play dead“, Broken si presenta come un thriller low budget intriso di un certo realismo a tratti velleitario, la sceneggiatura del duo fa vedere le gesta di un misterioso serial killer che rapisce donne portandole in un bosco dove per avere salva la vita devono inizialmente togliersi una lametta che il killer ha inserito loro nelle viscere e richiuso la ferita con dei punti, chi vive si trova però a  vivere incatenata nei pressi di un bivacco. Il killer rapisce una giovane mamma e attraverso la segregazione riesce quasi a sottometterla, la incatenerà, la umilierà, la farà assistere alla tortura di un’altra malcapitata fino ad un epilogo crudo e tragico. Questo low budget thriller mette inscena attraverso un regia grezza e banalotta una situazione disperata dove lo spettatore non può che identificarsi con la vittima ma i personaggi sembrano avere scarsa caratterizzazione, non c’è mai una valida motivazione dietro l’operato del sadico aguzzino, (il quale fa curare anche un piccolo orticello alla vittima) chi è? Perchè lo fa? Cosa vuole per davvero? A risollevare parzialmente l’opera c’è una buona dose di splatter con scene truculente e talvolta malsane come la recisione di una lingua, o le viscere che si intravedono ma non è abbastanza per far guadagnare al film la sufficienza. Nella vicenda si possono riscontrare alcuni echi di “Wolf Creek” ma il tutto realizzato in maniera più blanda e anonima con una sceneggiatura che non giustifica in alcun modo le efferatezze del pazzoide di turno, l’aura low budget di cui il film si ammanta non aiuta certo ad alzare il voto all’opera anzi la affossa al di sotto della sufficienza. In “Broken” abbiamo una serie di situazioni che si ripetono: il rapimento, la segregazione, il rapporto vittima-carnefice, in un ciclo che però si porta avanti senza una causa precisa scatenante, annoiando spesso lo spettatore che si desta solo nei momenti più splatter dove la violenza esplode con un certo realismo.

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