CHANNEL 309 EPISODIO (VII-IX)

REGIA: MARCO MALATTIA

ATTORI: MARCO MALATTIA E LE SUE PERFORMERS

REPERIBILITÀ: MEDIA

GENERE: HARDCORE SPERIMENTALE-INCLASSIFICABILE

ANNO: 2016

DISTRIBUZIONE ITALIANA: BLACK LAVA

Ecco un’altra serie di episodi di “Channel 309” il progetto-ossessione di Marco Malattia, anche in questo caso si nota una certa cura nel presentare il prodotto, la copia in mio possesso è una versione slipcase con l’ormai classica immagine di cover in rosso e nero sfocato e inquietante. Ogni volta che devo visionare un’opera di Malattia tremo all’idea di chissà quali perversioni dovrò assistere, bondage estremi? Performance sessuali a sfondo satanico in posti abbandonati?  Vediamo cosa ci riserva questa nuova serie di episodi partendo dall’inizio. Il primo episodio (come gli altri) è sempre scandito dalla colonna sonora electro-industrial, un ritmo martellante ed ossessivo che ben si adatta alle atmosfere proposte, tutta la musica è creata dallo stesso regista (probabilmente grazie al suo progetto electro denominato “Scorpiacee”) anche qui non c’è una trama, nessuna sceneggiatura, ma un insano collage di sensazioni e situazioni, l’episodio si apre con un mare desolato a cui si contrappongono accenni di rituali con strani incensi, poi quasi seguendo il ritmo della musica le cose cambiano ed entra subito in scena una sessualità esplicita con fellatio in auto e le classiche performers mascherate, poi arriva anche Malattia stesso con una maschera da demone col naso allungato che richiama alla mente allusioni falliche, immagini che sono schegge impazzite, brevi, rapide che subito vengono assimilate dallo spettatore che si ritrova in un vortice di perversione.

Le location del primo episodio sono interni spesso squallidi e spartani che contribuiscono a creare un’atmosfera morbosa, anche qui non mancano richiami al satanismo con donne mascherate da demoni completamente nude. La parte più perversa è quella in cui una performer si presta ad un gioco erotico estremo dove i suoi capezzoli e (aarrgghh!) le labbra della sua vagina vengono chiuse nelle trappole per topi, una scena davvero estrema e disturbante. Il secondo episodio alterna situazioni molto inquietanti ad altre , a mio avviso, più blande e meno riuscite, la parte “esoterica” è anche qui la più riuscita con riferimenti al satanismo consistenti in strani simboli in sovraimpressione, si cade nel classico vortice di sensazioni disturbanti al quale il nostro ci ha abituato: immagini in bianco e nero che ritraggono donne nude mascherate da demoni che usano tavole uija. Poi arriva il colore e si cambia scenografia, immagini di un macabro rituale a sondo sessuale a base di donne nude con la vagina insanguinata e un personaggio mascherato da scheletro che penetra una donna con un osso al posto del pene, un’atmosfera agghiacciante e macabra illuminata da candele sinistre, anche qui i corpi sono solo carne da rituale, senza volto, spersonalizzati, mere macchine per oscure performances. Poi arriva la parte più “leggera” (relativamente) dove le maschere assumono connotazioni infantili e le immagini vengono velocizzate in fast forward ed anche la musica sembra “spezzarsi” in ritmi più sincopati, i performers indossano maschere da coniglio molto infantili, utilizzando anche un sex toy più somigliante ad un giocattolo ma anche qui tutto è frammentato ed il montaggio ci porta improvvisamente in un altra situazione dove il nostro ha un rapporto sul tetto di un palazzo, ed è qui che l’atmosfera si stempera un po’ perdendo di visionarietà.

Il terzo episodio è a mio avviso il più riuscito, il collage di scene mette in evidenza il binomio sesso-morte aprendosi  con l’immagine di un vetro rotto (il video obbiettivo stesso?) sul quale viene sparsa della polvere nera, una cosa molto sperimentale tipo videoarte, poi sempre in un bianco e nero inquietante ci vengono mostrate ragazze che si dibattono in unascena di soffocamento molto disturbante, qui la componente musicale dovente totalmente noise, spietata e brutale. Immagini di una masturbazione all’interno di una camera con elementi rituali si alternano a mortifere immagini in bianco e nero con soggetti di animali morti facendo ritornare il binomio sesso-morte quindi in questo episodio abbiamo: videoarte, ritualità e morte simboleggiata dai particolari degli insetti che spolpano in fast forward un uccello morto. L’arte perversa di Malattia non lascia spazio ancora una volta a nessun tipo di mediazione, tutto cinema-verità estremo e disturbante,un nero abisso che si spalanca ad ogni nuova produzione, roba per stomaci forti dove troviamo osessioni sessuali a sfondo esoterico-satanico, roba solo per i più coraggiosi.

 

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