DIPENDENZA MALSANA INTERVISTA CON FUGAZZA

REGIA: NICOLA FUGAZZA

ATTORI:  ROBERTO PORTA, CHIARA MAGNONI, FRANCESCO ALLIO

REPERIBILITÀ: YOU TUBE

GENERE: DROGA MOVIE-HORROR

ANNO: 2021

“Dipendenza…” segna il ritorno di Fugazza (“Licantropia“) personaggio dell’underground italiano più oscuro, il regista torna con un corto low budget molto diverso dal precedente, un breve cortometraggio a metà strada fra un horror ed un droga movie, una musica inquietante ci introduce all’interno di un contesto di degrado, un appartamento sporco dove due giovani sembrano essere preda della droga. Tuttavia qualcosa non torna, attraverso inquadrature ravvicinate di oggetti chiave per la vicenda si capisce che c’è forse qualcosa di più della classica dipendenza da droga, il sangue (e l’autolesionismo, viste le ferite esplicite sul braccio del giovane) è un elemento messo sempre in evidenza ma non dal punto di vista splatter ma come malattia e degrado sociale.

Il corto parla esclusivamente per immagini in quanto privo di dialoghi, un prodotto rozzo e piuttosto acerbo che cerca di creare un’aura malsana e in buona parte ci riesce, l’incontro col ragazzo per strada che sembra un pusher è rivelatore di quale sia la vera dipendenza di cui è affetto il “cliente” (col particolare della giugulare in bella mostra in primissimo piano) al cortometraggio ha collaborato come truccatore anche il regista Davide Pesca, nome noto nell’underground italiano (“Grand Guignol madness“, “Tales from deep hell“) “Dipendenza…” è un corto low budget che mostra situazioni di degrado mentale avvalendosi esclusivamente di un linguaggio visivo come se i dialoghi fossero un elemento estraneo alla vicenda, superfluo, un corto semplice che trova una chiave di lettura (con spiegone finale) abbastanza originale.

Parliamo un po’ col regista per saperne di più:

Dott.trash: Parlaci della genesi di questo progetto e della collaborazione con Davide Pesca

Fugazza: Dopo il mio primo corto (licantropia), ho pensato che sarebbe stato interessante analizzare il fenomeno del vampirismo in chiave “realistica“, così ho fatto un po’ di ricerche chiedendo anche ad alcuni amici dottori, dopo aver scoperto le conseguenze negative che una dieta a base di solo sangue può causare, ho unito i pezzi del puzzle e ho cercato di visualizzare il corto. Davide Pesca è un mio amico e siamo quasi compaesani, ho avuto l’onore e il piacere di partecipare come attore, o seconda camera ad alcuni suoi progetti, e lui in amicizia mi da una mano quando ho bisogno, specialmente con il trucco ma anche con consigli, che data la sua esperienza sono ovviamente ben accetti.  

Dott.trash: Il tuo corto sembra stare a metà strada fra un horror ed un droga movie mostrando situazioni di disagio e degrado, erano queste le sensazioni che volevi trasmettere allo spettatore?

Fugazza: Assolutamente sì, ho voluto distaccarmi dall’immagine comune del vampiro, ed ho pensato, come per licantropia, ad una possibile trasposizione di questo questo mostro classico in un contesto attuale, associando il bisogno di sangue alla dipendenza che le droghe possono creare. Un tossico, che ha come unico scopo della vita la ricerca della prossima dose non penserà al suo aspetto o alla pulizia della propria abitazione, quindi sono partito da questo concetto per realizzare la scenografia. 

Dott.trash: Il tuo è un corto che parla esclusivamente per immagini e sensazioni, i dialoghi sono banditi, perchè una scelta di questo tipo?

Fugazza: Ho pensato che i dialoghi in questo corto sarebbero stati superflui, ho preferito usare le immagini e la musica, che è stata realizzata apposta per cercare di enfatizzare gli stati d’animo del protagonista. Inoltre gli attori sono stati tutti fantastici con le loro espressioni, hanno capito esattamente ciò che volevo rappresentare con i loro personaggi.  

Dott.trash: La sequenza in cui il ragazzo cammina da solo al tramonto ha dei toni molto scuri, c’è una ragione particolare per la quale è stata girata proprio in quel momento particolare?

Fugazza: Tutto il corto ha dei riferimenti ai film con i vampiri, quindi girare le scene in esterna in piena luce non mi sembrava coerente con il “mood” della storia. 

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