DR.GORE
Una famiglia a bordo di una carrozza percorre una lunga strada di campagna.
La donna dalle pelle molto chiara si rivolge al marito: “ non ho ancora capito questa tua improvvisa decisione di trasferirci in questo villaggio dimenticato da Dio”
“qua possiamo vivere tranquillamente e potrò condurre i miei esperimenti lontano dai curiosi e dal chiasso della città”.
“Ormai dedichi più tempo alle tue ricerche che ai nostri figli, ti stai perdendo la loro crescita”
“non essere ingiusta, lo sai che per me questa scoperta potrebbe comportare grandi riconoscimenti nel campo della scienza”.
I due bambini , gemelli stavano dormendo nonostante la carrozza stesse sussultando a causa delle buche del terreno.
Arrivati a destinazione pagarono il cocchiere e sistemarono i loro bagagli nella nuova abitazione: una bella casa a due piani ed un grande campo .
Il dottore sistemò il suo nuovo gabinetto scientifico in cantina dove avrebbe condotto i suoi solitari esperimenti , il paese era distante poche miglia e c’era tutto quello che poteva servire: una biblioteca, un emporio, una locanda, un barbiere e una chiesa.
Quando andarono a comprare le provviste per mangiare , inevitabilmente tutti gli occhi erano puntati su di loro, persino i gemelli se ne accorsero: “ mamma come mai ci guardano tutti?”
“perché per loro siamo stranieri, non c’hanno mai visto prima”.
Entrarono nell’emporio anche qua catturando l’attenzione dei presenti: “buongiorno è possibile due kg di farina, cinque casse di acqua e tre kg di caffè macinato?”
“siete forestieri? Da dove venite ?”
“siamo arrivati ieri in paese , abitiamo sulla collina “
“ok e come mai da queste parti ?”
La moglie timidamente cercò di rispondere : “ perché mio marito sta conducendo..” ma venne tempestivamente fermata dal marito facendole cenno di rimanere zitta e terminando la conversazione in malo modo: “ non penso che siano cose che la riguardino, se permette avremo un po’ di fretta”.
“Oh che maniere come preferite”.
Il vecchio parroco del paese li vide uscire dall’emporio e si presentò immediatamente : “ buongiorno siete dei nuovi parrocchiani?”
“buongiorno reverendo, siamo arrivati ieri”
“quando posso venirvi a trovare per benedire la casa?”
“grazie del pensiero , ma non si scomodi non siamo cattolici”
“come non siete credenti? Siamo tutti figli di Dio lui ci ha creati e dobbiamo essere suoi servitori”
“mi dispiace ma non crediamo in Dio”
“spero che almeno i vostri figli abbiano ricevuto il battesimo”
“no , le ripeto non siamo credenti , non sono cose che ci interessano “
“ e voi sfidate la collera di Dio nostro signore? Siete dei pazzi !”
“ora se volete scusarci dobbiamo sistemare alcune cose”
“ci rivedremo presto”.
Mentre erano a tavola i coniugi parlarono tra loro.
“Continuo a pensare che non sia stata una buona idea venire quassù. Non vedi che ci sono già tutti ostili?”
“ non te ne deve importare, noi dobbiamo rimanere uniti, degli estranei non mi interessa”. Ora vado a fare una passeggiata e stanotte lavorerò giù nel laboratorio, se sentirai dei rumori non preoccuparti”.
Quindi prese un sacco ed uscì verso la collina, era in cerca di carcasse di animali da usare come cavie per i suoi esperimenti e in brevissimo tempo riuscì a catturare diverse lepri e conigli.
Mentre tornava a casa s’imbattè nel reverendo che con fare sospettoso gli rivolse la parola: “ cosa fa in giro a quest’ora della notte?”
“potrei chiederle la stessa cosa”
“stia attento, le tentazioni del male sono sempre in agguato. Mi permetta di benedire i vostri figli, loro non hanno colpe , sono esseri innocenti”
“le ho già detto che non ci interessa”.
Il prete notò il sacco grondante di sangue e si avvicinò cercando di aprirlo ma lo scienziato lo allontanò in malo modo: “vecchio pazzo! Non ti impicciare delle mie cose!”
“che Dio ti maledica! Empia creatura infernale!”.
Tornato a casa lo scienziato si sistemò nel suo laboratorio e tra i vari alambicchi iniziò a sezionare i resti degli animali cercando di ridargli la vita, senza però ottenere i risultati sperati.
Il giorno dopo il reverendo dall’alto del pulpito della chiesa tenne il sermone in cui ammoniva i paesani della presenza del male: “ forze oscure si stanno abbattendo sul nostro paese. Ci stanno assediando , mettono a repentaglio la nostra fede”.
Non mancò la reazione dei contadini: “ a me è morto il bestiame in soli tre giorni”
“ i nostri figli sono sempre malati”
“mia moglie si dimentica di pregare “
“in casa abbiamo paura, le porte si aprono da sole ed entra sempre un forte vento gelido”.
“Fedeli il pericolo è rappresentato da quella famiglia di adoratori del demonio che abita in collina”
“è vero da quando si sono trasferiti, ne sono successe di tutti i colori”
“basta! Liberiamoci degli stranieri!”.
Si formò quindi il picchetto degli invasati capitanati dal prete che con il favore delle tenebre fecero irruzione in casa sfondando la porta.
La moglie dello scienziato scese le scale ancora in vestaglia: “ cosa volete? Come vi permettete di entrare così in casa d’altri?”
“dov’è suo marito?”
“non è in casa ma arriverà presto, ora andatevene”
“come ti permetti schiava di satana di dare ordini ai figli di Dio ?”.
Iniziarono quindi a picchiarla selvaggiamente mentre i bambini sentito il forte rumore si nascosero sotto il letto.
“Date fuoco a tutto !” urlò il prete , quindi incendiarono l’abitazione portando fuori la donna .
La spogliarono completamente e dopo averla frustata a turno , la posizionarono sopra il grande albero e la impiccarono per poi sparire avvolti nel buio della notte come se nulla fosse successo.
Dall’alto della collina, lo scienziato vedendo i bagliori del fuoco corse a perdifiato trovandosi di fronte al rogo.
Senza pensarci troppo, sfidando il fuoco fece irruzione nella casa dove sentì immediatamente i pianti dei bambini.
Riuscì a portarli in salvo appena in tempo perché le fiamme avevano già cominciato a mangiargli la faccia rendendoli quasi deformi.
“Dov’è la mamma?” Chiese il padre impaurito
“l’hanno portata nel giardino!”
Si girò di scatto e la vide penzolare dall’albero come in una macabra cerimonia
“Isabella cosa ti hanno fatto? Sporchi bastardi ti vendicherò”.
La adagiò per terra e abbracciò i suoi bambini, tracciò un pentacolo sul terreno, sgozzò gli animali che aveva catturato e pronunciò queste parole: “ satana io ti invoco, principe del male rimetto a te la mia anima. Rinnego Dio e consacro la nostra vita al male”.
Il cielo si incupì ulteriormente, iniziò a piovere serpenti dal cielo, e dal sottosuolo spuntò preceduto da una moltitudine di insetti un essere con un corpo umano sorretto da gambe caprine e due corna che spuntavano dalla sua testa.
Al centro del capo aveva un’incisione con una croce rovesciata ed un pesante odore di zolfo si sprigionava nell’aria.
“Cosa vuoi in cambio della tua anima? “ disse l’essere.
“voglio vendetta! Voglio veder morire tutta questa stupida gente”
“bene, ti regalo anche la vita eterna insieme ai tuoi figli vivrai alla continua ricerca di vittime per ridare la vita a tua moglie. Sarete nella più oscura delle dannazioni”.
E fu così che il paese ebbe un epidemia di tifo che sterminò completamente la popolazione in brevissimo tempo , non risparmiando nessuno.
Il dottore sistemò un vecchio fabbricato a poca distanza da quel luogo maledetto e continuò con le sue ricerche volte a ridar vita a sua moglie Isabella conservata dentro ad una bara di legno.
I suoi figli crescevano a vista d’occhio , sempre più deformi e sempre più malvagi, non riuscendo più a guardarli in faccia li coprì con due maschere da lui fabbricate : una maschera da clown e l’altro il più alto con una maschera da boia.
Chiunque passasse da quei luoghi ed aveva la sfortuna di imbattersi in quei mostri finiva svuotato dei propri organi pronti ad essere consegnati dai figli al dottore che avidamente cercava di ridare vita a sua moglie defunta.
Cento anni più tardi un giovane ragazzo , studioso di folklore locale stava cercando materiale informativo su quello strano rudere sperduto nelle campagne toscane.
Nessuno del paese ne voleva parlare , riecheggiava ancora quella leggenda del dottore pazzo che con i suoi due figli uccideva i malcapitati che passavano dai loro territori.
Raffaele questo il nome del ragazzo , non si fidava di queste leggende popolari e andò di persona in questi luoghi sperduti nel nulla.
Percorse con la sua automobile la stradina strettissima finchè da lontano vide finalmente la struttura ormai abbandonata.
Rise e mormorò: “anche troppo facile , pensavo ci dovessi mettere tutto il pomeriggio per cercarla , questi stupidi contadini hanno fatto finta di non saperne niente”.
Scese dalla macchina e attraversò tutto il campo adiacente al maniero, finchè non udì uno strano ronzio , si voltò di scattò e vide uno strano essere ingobbito mascherato da clown che stava avanzando lentamente verso di lui con una motosega.
Raffaele dal fisico prestante istintivamente si mise a correre distanziando nettamente l’essere mostruoso che si fermò ghignante con la motosega a mezz’aria.
Un rapido gesto , solo per vedere dove era rimasto l’essere, la timida speranza di essere ormai in salvo ed una violenta accettata in pieno petto lo tramortì scaraventandolo a terra.
Un altro essere ghignante con una maschera in volto da boia era spuntato da dietro una radura, si potevano intravedere da sotto la maschera le sue mostruose fattezze: le gengive ed i denti marci spuntavano come se non avesse più la pelle e sembrava come un ghigno diabolico .
Il clown si precipitò immediatamente su di lui salutandolo con la mano aperta come per dire ora ti ho preso e iniziò ad affettarlo con la motosega spruzzando tutto il sangue .
Quando vide spuntare gli organi il clown tirò fuori un sacchetto di plastica che riempì con le interiora , quindi i due esseri si precipitarono all’interno del maniero consegnando gli organi al dottore pronto ad esaminare i tessuti con il microscopio.
Nel frattempo a pochi chilometri di distanza dal casolare, tre amici in viaggio , musica grind sparata nello stereo .
Beatrice, la ragazza di fianco al conducente abbassa repentinamente il volume: “ora basta, come fa a piacerti questa roba ?”
Renato il ragazzo alla guida già abbastanza infastidito dalla presenza del terzo ragazzo: “ ora capisci anche di musica ? già mi tocca sopportare questo relitto umano qua dietro e mi spengi pure lo stereo? Ragazzi…. Vi consiglio di non rompermi i coglioni (rialza lo stereo)”.
Come se la situazione non fosse già tesa , dal sedile dietro Aristide: “accosta , cazzo devo vomitare”
Frenata brusca, Aristide scende di scatto e vomita sul ciglio della strada.
Renato rivolgendosi alla ragazza (accennando un sorriso di scherno ):” ce lo dovevamo proprio portar dietro? È una femminuccia del cazzo , non lo reggo più. Sia chiaro questa è l’ultima volta”
“ dai poverino, sta male, almeno così esce di casa , dopo tanti anni che ci siamo lasciati ancora non ha accettato la cosa”
“ perché non si fa curare? (esce di scatto dalla macchina e urla) dai stronzo, ti sbrighi? Facciamo tardi al concerto, femminuccia dai monta in macchina”.
Aristide salito a bordo :” scusate , mi ha dato noia la macchina, capita no? C’è bisogno di urlare?”
“ scusa un cazzo, se mi fai far tardi ti faccio lamentare per qualcosa di più serio , (poi facendogli il verso) mi ha dato noia la macchina .. stronzo!!.
Nonostante la fretta di arrivare in tempo al concerto , i ragazzi si perdono nel labirinto di stradine di campagna.
Beatrice si rende immediatamente conto della situazione facendo presente la cosa a Renato.
“ Hai sbagliato strada , complimenti. Meno male che avevi capito dove dobbiamo andare”
“ è colpa di questo scemo, porta pure sfiga, andiamo avanti! Ci sarà un’indicazione in questo cazzo di paese!”.
Continuano ad andare avanti passando davanti al caseggiato, la macchina si ferma all’improvviso, accrescendo il malumore di Renato.
“ Cazzo ! mancava solo questo ! il radiatore ha bisogno di acqua !”
“ te l’avevo detto di farla controllare, ora è al volta buona che ci perdiamo il concerto!”
“oh… stai cominciando a rompermi i coglioni pure tu, (si gira di scatto rivolgendosi ad Aristide) dai scemo , c’è una fattoria, datti una mossa e vai a chiedere dell’acqua”.
“ Perché proprio io?”
“(urlando) fuori! Fai qualcosa di utile forza!!”
Aristide scese malvolentieri dalla macchina , aveva ormai capito che la situazione era diventata insostenibile , ogni minima cosa che succedeva veniva puntualmente accusato da parte di Renato di portare sfortuna .
Si avviò sconsolato verso il maniero sperando di potersi rendere utile .
Nel suo laboratorio scientifico il dottore analizza impazientemente i tessuti e gli organi sotto la lente del microscopio ma ben presto sbatte con un pugno un violento colpo sul tavolo e con voce rantolante parla ai suoi figli che aspettano nuovi ordini
“ niente da fare , i tessuti non corrispondono “.
Ma mentre parla sente all’esterno dei passi , si avvicina al vetro e vede il povero Aristide avvicinarsi verso la casa.
Quindi rivolgendosi agli esseri con voce frenetica : “ serve nuova carne , ci sono ospiti ! muovetevi!”.
Poi osserva Isabella e dice “ vedrai amore che ti farò tornare bella come un tempo.
Aristide titubante entra nel caseggiato “permesso , c’è nessuno?” avanza a piccoli passi “abbiamo avuto un problema alla macchina, ci servirebbe un po’ di acqua”.
Dalla stanza accanto sente un rumore, quindi si avvicina sperando nella presenza del proprietario del maniero : “ mi scusi .. c’è nessuno?”.
Ma a materializzarsi è il boia che con un violenta accettata sul cranio lo tramortisce facendolo cadere su di un ceppo come se fosse un’esecuzione vera e propria.
L’essere non prova pietà e continua a menare colpi fracassandogli la testa e riducendolo ad un ammasso di materia cerebrale e sparpagliandolo per terra il cervello del povero Aristide.
I ragazzi scesi dalla macchina per fumare una sigaretta sentono le urla del ragazzo.
La ragazza è preoccupata: “ hai sentito? Andiamo a vedere “
“ sarà caduto quell’idiota … che giornata di merda!. Ma ora mi sente , mi ha proprio stancato , non è riuscito nemmeno a prendere dell’acqua senza fare del casino”.
Entrano nella fattoria chiamando ripetutamente il ragazzo , non ricevono nessuna risposta ma notano per terra delle copiose macchie di sangue.
Non pensando al peggio entrano nella stanza accanto e inorriditi vedono i due esseri chinati sui resti del loro amico che piano piano lo stanno svuotando dei propri organi mettendoli nell’apposito sacchetto di plastica da consegnare al loro padrone.
Beatrice urla impaurita, il boia scaraventa con un violento colpo Renato contro il muro e cattura la ragazza.
Il clown ghignante con la sua motosega si avventa sul ragazzo che puntualmente fugge lasciando la sua compagna nelle mani del mostro.
L’essere come un perfetto Frankenstein riesce a stordire la ragazza sistemandola sulla tavola di tortura : un antico strumento medievale , le lega braccia e gambe e inizia a stringere le corde facendola gridare.
Non ancora contento le infila in bocca un imbuto e la soffoca col sangue del povero Aristide conservato dentro un contenitore di plastica .
Infine le mette le pesanti mani da creatura mostruosa al collo soffocandola in un mare di sangue.
Renato è fuggito da quell’antro infernale , si rifugia dentro ad un capanno ma il clown nonostante sia stato distanziato , riesce lo stesso a braccarlo.
Ormai l’ha in pugno e gli fa vedere sadicamente la sua motosega facendogliela volteggiare davanti al volto, cercando di catturare e godersi ogni minima sensazione di paura.
All’improvviso però la benzina finisce, facendo si che la motosega da perfetto strumento di morte diventi un inutile attrezzo senza più alcun utilità.
Il clown è incredulo, Renato invece coglie al volo l’occasione: nota dietro di lui un trapano e lo infila violentemente dentro la tempia del mostro facendogli schizzare un miscuglio di sangue scuro e cervello.
Renato completamente imbrattato di sangue rientra nel casolare e trova il boia ancora intento a divertirsi con la ragazza, lo sorprende da dietro e gli taglia la gola.
Sentendo delle voci e deciso a terminare quella mattanza infernale si arma di un coltello e si dirige al piano di sopra dove il dottore davanti al capezzale della moglie morta ha imbastito una sorta di messa nera , e sta pronunciando delle frasi magiche , si interrompe vedendo Renato varcare la soglia
“ Come ti permetti di varcare il confine? Dove sono i miei guardiani?”
Renato completamente sotto shock si precipita su di lui colpendolo con una serie di coltellate al petto e al volto : “vai a fargli compagnia all’inferno , stronzo”.
Finendolo di sventrare e facendogli fuoriuscire dalla pancia del liquido verde, mentre
dalla bocca gli fuoriescono le interiora.
Renato si avvicina incuriosito alla bara , si china per vedere cosa è contenuto al proprio interno ma due mani putrefatte lo trascinano al proprio interno tra le sue urla di dolore e disperazione.
Federico Tadolini