REGIA: LUCILE  HADZIHALILOVICH

ATTORI: MAX BREBANT, ROXANE DURAN, JULIE-MARIE PARMENTIER

REPERIBILITÀ: MEDIA

GENERE: HORROR D’AUTORE

ANNO: 2015

  Evolution” è un film di Lucile Hadzihalilivic, una regista fuori dagli schemi capace di affrontare generi diversi, dal drammatico “La bouche de Jean-Pierre” all’erotico “Good boys use condoms” ma anche, come in questo caso l’horror e lo fa in un’ottica autoriale molto personale, forte dell’esperienza cinematografica accumulata collaborando col marito, il famoso regista Gaspar Noè (“Enter the void”, “Irreversible”, “Climax”) riesce nell’intento di creare un prodotto unico dall’impronta autoriale.  L’ottima sceneggiatura firmata dalla stessa Hadzihalilivic e da Alantè Kavaitè, ci trasporta nel microcosmo di una piccola comunità (stranamente abitata da sole donne e ragazzini) che abita in riva la mare in una località non precisata formata da piccole case malmesse, è in questo microcosmo che vive Nicholas con sua madre.  C’è un legame simbiotico fra il mare e la piccola comunità dove la vita scorre monotona finchè un giorno Nicholas afferma di aver visto durante le sue immersioni in apnea, un ragazzo con una stella marina sull’addome, riferisce il tutto alla madre che però non gli crede. Cos’è la strana medicina che la madre gli somministra in gocce ogni giorno? Cosa sono quelle strane ventose che il giovane vede sulla schiena della madre? Perchè il giovane viene messo in un umido e sinistro ospedale? La regista colloca i suoi personaggi in un microcosmo in riva al mare, un mare che diventa quasi un personaggio inquadrato da vicino con la sua maestosità minacciosa, con le sue onde che si infrangono sulle rocce, con queste onde impetuose il mare assume una propria personalità, personaggio custode di segreti inimmaginabili. C’è un’aura lovecraftiana che pervade tutta la durata del film riscontrabile anche nelle scenografie spoglie, case disadorne, ammuffite, la stessa camera di Nicholas è ultra spartana e antiquata, scenografie semplici, sporche, umide  che danno l’idea di una sorta di ammuffimento e marciume marino. Fra muri che colano umidità (e pasti a base di una poltiglia verdastra) si muovono donne dall’aspetto sinistro e smunto vestite in modo semplice con dei vestiti di tessuto fine che le rendono quasi delle ninfe moderne pallide come spettri, sono tutti personaggi privi di personalità, donne anonime e sinistre la cui unica eccezione è forse l’infermiera chiamata Stella. Ci sono infatti diversi richiami alla simbologia della stella marina a 5 braccia, dalle luci della sala operatoria che ne ricalcano la forma al riflesso negli occhi del ragazzino sotto i ferri,Evolution” non  è un film per tutti, molto autoriale, per niente mainstream,  un film poco dialogato i cui lunghi silenzi lasciano parlare le immagini, la gestualità e l’interiorità di Nicholas unico personaggio ad avere un po’ di caratterizzazione, tuttavia l’intento della regista sembra essere quello di indurre lo spettatore a porsi delle domande (alcune delle quali rimangono in sospeso anche dopo i titoli di coda) chi sono quelle donne? Perchè i bambini vengono condotti in quell’umido e sinistro ospedale? A cosa serve questa sorta di “esperimento contronatura”? Nella seconda parte della sua durata il film si fa più oscuro e claustrofobico grazie alla scenografia dell’ospedale dai muri umidi (l’acqua è appunto un elemento sempre presente sotto varia forma) e anche lo splatter cerca un suo tutto sommato piccolo ma marcato spazio attraverso interventi chirurgici molto realistici e scioccanti, feti deformi dalle strane sembianze messi sotto vetro e affilati bisturi pronti ad aprire il ventre. Come ho detto “Evolution” non è un film per tutti (e purtroppo ancora non è reperibile una versione in italiano) molto autoriale, per niente mainstream, con attori validi come Julie Marie Parmentier nel ruolo della spettrale madre e Roxane Duran nel ruolo dell’infermiera Stella.

 

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