REGIA:  REGINALD TEO

ATTORI: STEPHEN MANLEY, LIZ FENNING, DAVID O’DONNELFRANCESCA SANTORO

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: CASE INFESTATE

ANNO: 2016

 “Ghosthunters è un film di Reginald Teo, regista di Singapore specializzato in prodotti di serie B (” Necromentia”, “Il figlio del diavolo”, “Shadow master”) sempre stroncati dalla critica, questo “Shadow…” è un film su un gruppo di acchiappa fantasmi,  Henry (Stephen Manley) è appunto un ghosthunter, un detective del paranormale che dopo aver perso la moglie e la figlia per colpa di un serial killer, deciso a trovare le loro anime per farle riposare in pace e procurarsi finalmente un po’ di ectoplasma si reca nella lugubre casa del killer ormai disabitata ma piena di presenza inquietanti. Riuscirà a vendicare la moglie e la figlia? Il film risulta un prodotto poco interessante prodotto dalla casa di produzione trash per eccellenza la Asylum, il cui scopo sembra essere quello di sfornare ciofeche a non finire. La  sceneggiatura avrebbe forse avuto anche degli spunti interessanti ma il film viene affossato da tutta una serie di mediocrità, a partire da una regia piuttosto piatta che sfiora il televisivo, una certa lentezza soprattutto nella prima parte dove le lungaggini abbondano in questo C movie direct to video. La tensione latita fortemente e spesso la noia prende il sopravvento fra inutili spiegazioni pseudoscientifiche e dialoghi insipidi. Non c’è paura qui, la maggior parte del “terrore” arriva dalle allucinanti visioni che attanagliano la mente ma anche qui non c’è molta carne al fuoco fra simboli demoniaci e computer grafica di scarsa fattura. I personaggi sono privi di spessore, nel cast troviamo Stephen Manley attore di tv e cinema (“All in the family”, “Emergency”, “Star trek 3”) Liz Fenning attrice non nuova agli amati dei b movie e del trash: “The ghostmakers”, “Flight of fear”, “From the dephts”), poi c’è David O’ Donnel anch’egli proveniente dalla sfera dei B-movies con: “Una vita segreta”, “Merry Kissmass”, “Magma disastro infernale”, “Warnings” insomma l’intero cast proviene dall’ambiente dei B movies più al risparmio. Le riprese sono prevalentemente in interni e forse (a tratti) sono fra le poche cose salvabili, muri sporchi di sangue, catene con uncini, ambienti sporchi e abbandonati, ma purtroppo qualche atmosfera che fa capolino non basta a salvare questo C movie dall’oblio. Questi difetti sono un po’ tutti quelli che ritroviamo nella totalità dei prodotti targati “Asylum” la quale è ormai la casa del trash per eccellenza, non c’è praticamente la volontà di confezionare un prodotto interessante, non c’è tensione, non c’è splatter, forse la sceneggiatura se impiantata su un prodotto di livello avrebbe potuto regalarci un buon film ma come ho detto c’era solo la volontà di fare un movie direct to video senza impegno.

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