REGIA: ALBERT BAND

ATTORI: ROYAL DANO, PHIL FONDACARO, DAMON MARTIN, KERRY REMSEN

REPERIBILITÀ: MEDIA

GENERE: HORROR

ANNO: 1988

Questo secondo capitolo della saga “Ghoulies” giunse dopo tre anni di distanza dal primo spassoso capitolo targato Luca Bercovici,  dopo il primo film del regista americano (di origini italo-rumene) si diede l’inizio ad una vera e propria saga composta da 4 film che percorre un arco temporale che va dal 1985 al 1994, per una serie di pellicole dirette da quattro registi diversi. Questo secondo capitolo (come tutta la saga) ci riporta agli anni d’oro del cinema horror di serie pregno di quell’humor nero che talvolta manca alle pellicole moderne, una saga che inizia nel periodo splendente dei film dedicati a creaturine malvage inaugurato da “Gremlins” (1984) diretto dal mitico Joe Dante, a cui fece eco il grande Stephen Herek col suo “Critters-gli extraroditori” ma attorno a queste pellicole di maggior successo si accodarono anche altre (meno note al pubblico italiano) come il divertenteHobgoblins- la stirpe da estirpare” di Rick Sloane ( che ebbe un sequel nel 2009 quando il genere era sepolto da anni) e “Munchies” di Tina Hirsch (fortemente debitore del più famoso “Gremlins”) quest’ultimo un rifacimento dei Gremlins a basso costo. Insomma negli anni ’80 tante creaturine pestifere infestavano gli schermi dei cinema americani facendo divertire gli spettatori con un mix di horror, fantascienza, e humor nero e in questo “Ghoulies” gli ingredienti classici ci sono praticamente tutti. Band (che ha origini italiane) dimostra di essere uno di quei registi completamente calati nelle atmosfere horror scanzonate di quegli anni, un buon regista di b movie e lo ha dimostrato con i suoi film: “I bury the living” (1958), “Dracula contro gli zombi” (1978) un regista che ha attraversato un ottimo periodo del nostro genere preferito. La sceneggiatura di Charlie Dolan ci mostra un gruppo di giostrai dell’attrazione chiamata “antro di satana”  (fantastico il loro camion  dipinto con creature mostruose e mostri classici dell’universo horror come Frankenstein) osteggiato da Philip Hardin un affarista locale che decide di troncare i contratti con le attrazioni non remunerative fra cui chiaramente rientrano i nostri eroi del sopracitato antro. Tuttavia “L’antro di satana” saprà risollevarsi dai guai finanziari grazie ai simpatici mostriciattoli che però diverranno sempre più cattivi, dispettosi e incontrollabili. L’ambientazione è tipicamente anni ’80 con elementi tipici come il luna park, il sopracitato “antro” che è un percorso che gli avventori fanno a piedi pieno di mostri, strumenti di tortura e altre diavolerie che richiamano all’horror, quindi una sorta di “London dungeon“, i personaggi sono ben definiti e caratterizzati si portano dietro sempre una certa scia di humor (il nano, l’alcolizzato, la classica biondina attraente) l’unico personaggio che deve risultare antipatico a tutti è ovviamente è l’affarista Philip Hardin  ottimamente interpretato da J. Downing (“Fino all’ultimo indizio”, “Giochi di difesa”, “Mc Farland”) che sembra avere proprio le phisique du role. Gli effetti del duo Barlow -Bretti sono godibili e tutti artigianali, le creature infernali sono ancora abbastanza convincenti (stiamo comunque parlando di un film con più di 30 anni alle spalle) nonostante allo spettatore moderno i loro movimenti possano talvolta sembrare un po’ rigidi ma quando i ragazzacci entrano nell’attrazione è una vera pacchia per gli amanti dei b -movie scanzonati: ragnatele, mostri classici del cinema horror, pipistrelli e i pestiferi scherzi dei (veri) ghoulies a base di sputi verdi e appiccicosi, un vero spasso. Le scenografie sono ben realizzate e a tratti ricordano i vecchi film della Hammer: ragnatele, vecchi strumenti di tortura, candele ecc… Royal Dano è un altro attore degno di nota (“Il texano dagli occhi di ghiaccio”, “Killer clowns from outer space”, “La metà oscura”) con le sue movenze e la sua mimica riesce a calarsi bene nella parte del giostraio vecchio e alcolizzato, questo secondo capitolo di Ghoulies è uno di quei film che ti fa scendere la lacrimuccia dall’occhio, che ti riporta alla mente gli ’80 e con essi un tipo di cinema ormai scomparso, a suo modo è un piccolo cult.

 

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