GORILLA IN FUGA

REGIA: HARMON JONES

ATTORI: ANNE BANCROFT, CAMERON MITCHELL, LEE J. COBB

REPERIBILITÀ:  MEDIA SI TROVA IN DVD (EDIZIONI GOLEM)

GENERE: THRILLER

ANNO: 1954

Harmon Jones ci dona questo thriller a sfondo circense del 1954, con un ottimo cast ma con una sceneggiatura un po’ ingarbugliata a cui lo spettatore deve prestare attenzione per non perdere la bussola, le riprese sono tutte all’interno di questa grande fiera, un grande luna park che accoglie questi personaggi ambigui che spesso hanno scheletri nell’armadio. Un dipendente del circo viene trovato morto nella tenda del gorilla gigante Golia, una delle principali attrazioni che viene usato in uno spettacolo acrobatico con la giovane Laverne. Il gorillone presto fuggirà aiutato da un altro misterioso scimmione, fra falsi gorilla. gorilla veri, sospettati l’ispettore Garrison un tipo tutto d’un pezzo avrà il suo bel da fare a scovare il colpevole.

Il regista vuole accompagnare lo spettatore dentro questo immaginario circense fatto di acrobazie, spettacoli e misteri, c’è a volte una leggera ironia nel presentare le reazioni del pubblico davanti allo scimmione, un gioco di rimandi allo spettatore in sala che probabilmente all’epoca reagiva come i goffi spettatori del circo. 20 anni dopo King Kong” gli scimmioni tornano al cinema per spaventare in un film  che cita nel finale proprio il famoso “King” che stavolta si arrampica su una giostra portandosi ovviamente appresso una donzella svenuta, in una scena chiaramente ispirata al classico di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack.

Il cast è molto buono, Raymond Burr è Miller un impresario del circo iper geloso della sua donna, un personaggio antipatico e bersaglio di sospetti, Mitchell ha lavorato anche con Mario Bava (“Sei donne per l’assassino”) e nello sceneggiato americano “Ai confini dell’Ariziona.” Lee J. Cobb è il burbero ispettore Miller un tipo scorbutico che va dritto al sodo, Cobb col suo volto arcigno ed il sigaro perennemente in bocca lo caratterizza a dovere. “Gorilla…” è un film sicuramente un po’ingenuo ma per l’epoca risultava un esperimento abbastanza originale, un tentativo in parte riuscito di unire la tematica “scimmiesca” alla King Kong con l’impianto tipico dei thriller anni ’50, un b-movie da drive in che vale un recupero.

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