Dall’underground italiano esce questo atipico cortometraggio low budget prodotto dalla “Hysteria Production” ( “Nottuario”, “Presenze notturne”) un lavoro amatoriale ma piuttosto sperimentale, vediamo brevemente la sceneggiatura: in un futuro apocalittico dove infuriano guerre e pestilenze, un uomo solitario si ritrova a scrivere con la sua vecchia macchina, rifugiato in un luogo imprecisato mentre fuori il mondo è sull’orlo del baratro, come la sua mente del resto, intrappolata in un delirio allucinatorio. Un corto low budget (o no budget come ammettono i suoi stessi autori) molto atipico e sperimentale che a mio avviso risente di influenze surrealiste, da notare la scelta di impostare il lavoro con un effetto di invecchiamento artificiale della pellicola, per dare al tutto un’aura retrò (anni ’40) abbastanza efficace, sprazzi di colore appaiono poi come fulmini a ciel sereno grazie ad un montaggio frenetico che si alterna a momenti rilassati. Dopo una decina di minuti l’atmosfera (sempre sottolineata da una musica ambient) si fa più onirica con immagini che si sovrappongono fra metafore temporali (gli orologi) e scenari post apocalittici con edifici in rovina con fx (a cura di Francesca Tacca) che virano verso una sorta di immagine al negativo fotografico, un corto surreale che utilizza un solo attore protagonista (Gianluca Mischiatti) e alcune comparse per un cast scarno ed essenziale. Il lavoro è un no budget movie ispirato alle opere di Kafka e Beckett. C’è una chiara influenza dark (a partire dalla scelta della colonna sonora molto ambient) e un certo mood gotico sempre presente, ci sono anche riferimenti d’attualità ala pandemia e alla guerra, un corto che richiama alla mente un certo surrealismo onirico più che horror vero e proprio, non ci sono dialoghi, solo alcuni monologhi dal sapore apocalittico, si lascia così così ampio spazio all’interpretazione dello spettatore che assiste ad una sorta di caleidoscopio di immagini, suoni, sensazioni. Un lavoro che alcuni potrebbero trovare troppo criptico e forse velleitario ma ai ragazzi (e al regista) va riconosciuta la voglia e l’audacia di aver fatto qualcosa di molto particolare e fuori dagli schemi, un corto originale che vuole distinguersi dalla massa pescando da vari generi: surrealismo, horror, apocalittico, mettendoli insieme i vari pezzi di un puzzle.
Scopriamo di più su questo cortometraggio facendo una bella intervista al regista:
Dott.trash: Presentaci la “Hysteria production” quanti e quali cortometraggi avete prodotto oltre a “Hotel Hoccidental”?
Francesco Guilla: “Hysteria production” nasce nel 2020 da un gruppo di amici con in comune l’interesse per il cinema di genere e un certo amore per una estetica che potremmo definire “Dark“. Le nostre influenze sono un bric-à-brac in cui senz’altro troviamo: Mario Bava, Lucio Fulci, Riccardo Freda, Dario Argento, Francis Bacon, Enrico Colombotto Rosso, Lorenzo Alessandri, Thomas Ligotti, Francesco Maria Guaccio, Kenneth Anger, Maya Deren, David Lynch, Pier Paolo Pasolini, Edgar Allan Poe, Howard Phillips Lovecraft, Demdike Stare, Coil, e molti altri ancora… in questi quasi tre anni abbiamo prodotto sette cortometraggi: “Nemosine”, “Malanotte”, “Paradice”, “Partenze notturne”, “Nottuario”, “compendium maleficarum”, e “Hotel Hoccidental”
Dott.trash: partiamo dal titolo, cosa significa “Hotel Hoccidental”? Si tratta forse di una critica alla decadenza della civiltà occidentale o altro?
Francesco Guilla: Il titolo fa riferimento all’opera di Kafka e in particolar modo al capitolo V di “Amerika”, ma, senza dubbio vi è un riferimento al nostro mondo, l’Occidente, e al delicato momento che stiamo vivendo. Si pensi alla pandemia di covid-19 e alla guerra in Europa. Questa situazione di imminente pericolo che apre a scenari potenzialmente apocalittici sicuramente segna un po’ tutti noi e in alcuni casi può portare a un vero e proprio malessere psichico come quella del protagonista di Hotel Hoccidental.
Dott.trash: Ho letto che il cortometraggio si ispira alle opere di Franz Kafka e Samuel Beckett, come mai la scelta di omaggiare in qualche maniera questi due autori? Ritenete che le storie cupe e tragiche venate d’ironia di Beckett e le atmosfere fuori dalla realtà di Kafka siano in un certo senso racconti che abbiano attinenza metaforica con il nostro presente?
Francesco Guilla: Sicuramente sono autori che ci hanno influenzato e che ancora nel 2023 ci parlano e ci danno una chiave di interpretazione del nostro presente: l’alienazione, l’insensatezza dell’esistenza sono sicuramente temi potenti e che risuonano in noi. Vorrei anche ricordare, come fonte di ispirazione per Hotel Hoccidental, il romanzo di Roland Topor, “L’inquilino del terzo piano”, opera profondamente kafkiana, che con il film tratto da esso di Polansky, è stato il punto di partenza per il nostro corto.
Dott.trash: il corto a mio avviso più che horror rientra nel genere surrealista, sembra un caleidoscopio di immagini spesso sovrapposte dove nel bianco e nero irrompono improvvisamente i colori parlaci di questa scelta cromatica.
Francesco Guilla: Sono d’accordo, sicuramente tra le nostre fonti di ispirazione c’è il surrealismo, da Bunel fino ai corti di Lynch. Cerchiamo di proporre lavori stratificati, polisemici in cui spesso c’è un rimando simbolico; nel senso etimologico del termine, ossia di unire per analogia due elementi distinti. Queste analogie in Hotel Hoccidental, ma anche e soprattutto nei nostri film precedenti, sono attuate attraverso un sovente uso delle sovrapposizioni.
In riferimento alla seconda parte della tua domanda, già nell’atto IV di Compendium maleficarum avevamo scelto in fase di montaggio di inserire, sulla base bianco e nero, il rosso in alcune sovraimpressioni per aumentarne l’impatto visivo. Questa soluzione ci soddisfò e ci ha fatto decidere di utilizzare queste espediente inserendolo ampliamente in Hotel Hoccidental.
Dott.trash: “Hotel…” mostra un uomo isolato in un mondo esterno apocalittico, ho notato che ad un certo punto si fanno dei riferimenti espliciti alla pandemia, il nostro mondo si avvia sulla strada di quello del misterioso protagonista?
Francesco Guilla: Speriamo di no, ma sicuramente il futuro non si prospetta roseo. Con il nostro corto cerchiamo di mostrare attraverso la lente deformante del grottesco, del surreale un uomo che schiacciato dalla sua realtà scivola nella follia, là dove è difficile stabilire cosa sia reale e cosa il frutto della sua immaginazione. Lasciamo però ad ognuno libera interpretazione, anche sulla base del proprio vissuto e sentire emotivo. Un esempio sono le figure femminili: sono reali? Sono fantasmi? Sono frutto della mente malata di un pazzo o la personificazione delle sue paure e in ultima analisi la madre di tutte le paure: la morte e l’oblio.
Dott.trash: riallacciandomi alla domanda precedente, troviamo un solo attore protagonista (e qualche comparsa) di cui non sappiamo praticamente niente, si tratta di una metafora? L’uomo comune oppresso dal sistema? Un uomo qualunque che cerca di sfuggire all’orrore della guerra e della pandemia?
Francesco Guilla: Anche qui non c’è una sola risposta ma sta allo spettatore l’interpretazione. Il vissuto del protagonista è quello di un uomo che subisce quanto succede attorno a lui: i vicini che urlano e litigano, la pandemia con i suoi bollettini quotidiani fatti di morti e guariti, la guerra che diviene sempre più cruenta fino alla minaccia dello sterminio di massa e della fine della società come la intendiamo. Tutto questo è troppo. Esplode la follia, la paranoia che porta al totale isolamento e all’apparizione di figure fantasmagoriche che accompagneranno il nostro eroe alla fine della sua esistenza. Noi forniamo solo il significante poi sarà lo spettatore a “riempire” di significato quanto ha visto o di non riempirlo affatto.
Dott.trash: Avete presentato “Hotel…” in qualche concorso? Se si, avete avuto dei riscontri positivi?
Francesco Guilla: Nessun concorso. Ti dirò di più la promozione del nostro canale Youtube è prossima allo zero, ad oggi, la circolazione dei nostri lavori è data solo dal passaparola.
Dott.trash: Progetti futuri?
Francesco Guilla: Stiamo per girare un omaggio al cinema gotico italiano. Uno dei generi da noi più amati. Ovviamente sarà un tributo alla nostra delirante maniera.