ICE CREAM MAD CLOWN
Una stanza di un commissariato di polizia, un ragazzo visibilmente turbato parla con l’investigatore che impassibile lo sta ascoltando senza rendere visibile la minima emozione.
“Lo odiavo, lo ammetto non ho mai provato simpatia per quell’uomo .
Mi faceva paura, un sentimento misto a repulsione, unto , grasso , sempre sudato con quella testa gigantesca.
Eppure i suoi gelati andavano a ruba, il suo camioncino era sempre pieno di bambini ghignanti che ridevano alle sue battute del cazzo.
Mia mamma quando si accorgeva che insieme ai miei amici lo prendevamo in giro si arrabbiava sempre e mi metteva in punizione.”
“Ragazzo pensi che queste sono delle buone motivazioni per quello che hai fatto?”
“La mia era una sorta di autodifesa, anche da bambino volevo avere il controllo su tutto e lui , John questo era il suo nome mi metteva inquietudine.
Amava mascherarsi da clown anche quando lavorava e nel tempo libero faceva l’animatore alle feste di compleanno dei bambini.
I suoi atteggiamenti erano tipici del clown: intratteneva con giochi di carte, nessuno sapeva veramente la sua età, ma nel quartiere tutti lo adoravano e si fidavano ciecamente di quel ragazzotto un po’ ritardato.
A scuola avevo socializzato con altri reietti della classe come me: ci accomunava il carattere difficile, ci avevano etichettato come bulli ma solamente perché non avevamo gli interessi degli altri ragazzi.
A noi piacevano i fumetti dell’orrore e leggevamo di nascosto quelli della ac comics e dello zio Tibia.
Ovviamente impazzivamo per la musica rock, quell’estate non la dimenticherò mai non solo per quello che ho fatto, che ripeto è stata solo legittima difesa, ma anche per il caldo bestiale e per la canzone great balls of fire di Jerry Lee Lewis che ascoltavo tutti i giorni.
Ma soprattutto per Susy la mia prima ragazza, era veramente bella, di una dolcezza profonda, una pelle così chiara che quando la rischiarava la luna mi faceva venir voglia di scriverle una poesia.
Era orfana di madre e viveva con suo padre che aveva grossi problemi di alcool.
Quando la accompagnavo a casa lo vedevo sempre sulla veranda con l’immancabile bottiglia di birra pronto a picchiarla.
Le avevo giurato che quando sarei diventato adulto , l’avrei portata via da tutto quell’orrore.
Una sera mentre camminavamo diretti verso il cinema, vidi il gelataio col suo carrettino entrare nel giardino di un’abitazione.
“Abita qua quello scemo?”
“si amore, mi fa una paura!”
Cercai di mascherare la mia repulsione verso quell’essere “perché? È solo un po’ strano , ma non penso sia pericoloso”
“ha qualcosa che mi spaventa, lo amano tutti, ma mi risulta inquietante, sempre con quel costume da clown . Non entrerei mai in quella casa”.
(Ridendo) “ sicuramente ha qualche cadavere nascosto nella ghiacciaia”
“basta, smettila mi fai paura”
“se provasse a torcerti un capello, lo ammazzerei con le mie mani”
“ora basta, facciamo tardi per il cinema . A proposito cosa hai scelto?”
“Frankenstein con Boris Karloff , un classico !”
“non avevo dubbi. Ma è una scusa per stringermi tra le braccia?”
“boh.. vedremo”.
La verità è che mi piaceva molto quel film , l’avevo visto in tv di nascosto e conoscevo bene il proiezionista: biglietti ridotti , coca cola e pop corn gratuiti.
Ora è chiusa vero la vecchia sala della Paramount?
E in effetti era anche una scusa per abbracciare Susan, mi piaceva veramente da impazzire, con lei mi sentivo accettato e le brutture di questo mondo svanivano .
Dopo che la riaccompagnai a casa passai davanti l’abitazione del gelataio.
Le luci erano spente, mi avvicinai lentamente verso la finestra per sbirciare l’interno ma era troppo buio.
Mi aveva incuriosito, cosa si nascondeva dietro quella maschera da clown? Ci stavo ragionando da un po’ ed effettivamente nessuno l’aveva mai visto senza quella maschera , come se l’avesse tatuata sul volto in una sadica espressione.
Feci il giro dell’isolato e notai una botola che conduceva verso la cantina, lo so che stavo per violare la proprietà privata, ma la curiosità era molta .
Era chiusa con una pesante catena, cercai di forzarla quando tutto ad un tratto si accesero le luci del salotto.
Corsi via a perdifiato per il giardino. Senza mai voltarmi indietro, fino a casa mia.
Entrai in camera mia ancora con i brividi della paura e con la luce spenta guardai nella strada.
Avvolto dalle tenebre ed anticipato dal suo fischiettare dopo poco apparve il gelataio che con la mano e col solito sorriso demente mi indicò come per dirmi “ ti ho visto”.
Scesi le scale, andando a svegliare mio padre, che col suo solito modo da spaccone aprì la porta urlando “cosa vuoi da mio figlio?”.
Il clown si era volatilizzato, fece il giro del giardino ma non vide niente di strano “ sono quei giornaletti che leggi. Ora fila a letto, domani faremo i conti”.
Avevo provato il brivido della paura , ero sicuro che non era stata la mia immaginazione a giocarmi un brutto scherzo ma lui era riuscito a vedermi e a sapere dove abitavo .
Quella notte non chiusi occhio e il giorno dopo raccontai tutto alla mia ragazza che incredula mi disse: “ cosa ci sei andato a fare? Sicuramente si sarà spaventato ed ha voluto vedere chi era entrato nel suo giardino.
Penso sia una cosa normale averti seguito , poi quando si è reso conto che eri solamente un curioso se n’è andato”
“ma non capisci? Era ancora vestito da clown e mi ha indicato con la mano , come se fosse un avvertimento, come per dirmi che sa dove abito”
“sicuro che non ti sei immaginato tutto? Quel film che abbiamo visto era molto pauroso”
“anche tu? Non mi sono immaginato niente, come ve lo devo dire !”
“allora perché non provi a parlarci ? ti scusi con lui e chiudi questa storia”
“non ci penso nemmeno , mi fa paura, ha qualcosa in quello sguardo che sinceramente mi terrorizza e non sono uno che si spaventa per niente ”.
Ero riuscito finalmente ad esprimere l’emozione che mi tenevo nascosto dentro di me : la paura.
“Meno male allora che non sono l’unica… ma dai sicuramente ci facciamo impressionare dal suo costume , magari è una bravissima persona che è sola e che riesce a stare meglio travestendosi in quel modo .
Poi comunque non ho mai saputo niente di cose brutte su di lui e sta sempre in mezzo a bambini “.
“Va bene magari sono io sbagliarmi , ora si è fatto tardi , mi avvio verso casa”.
“posso stare tranquilla? Non è che vai ad intrufolarti in qualche giardino privato?”
“ne puoi star certa, dopo ieri direi che sono a posto così , non voglio altre emozioni forti “
“mi telefonerai domani ?”
“certo piccola “.
La salutai con un timido bacio , abbastanza deluso dal fatto che anche lei non mi credesse e andai mestamente verso la mia abitazione.
Appena passata la curva, sentii uno strano rumore alle mie spalle come di una risatina idiota, mi voltai di scatto e vidi quel maledetto clown a bordo del suo triciclo dei gelati.
“Oh oh oh… ti piace camminare di notte? Non hai paura dell’uomo nero?”
“ cosa vuoi idiota?”
“oh oh… (tappandosi la bocca) che brutte parole sta dicendo il nostro eroe!. Volevo solo aiutarti, sai girano così tante brutte persone per le strade”.
“Mi so difendere benissimo da solo”
“Attento a dove metti il tuo nasino , non vorrei che diventasse come il mio ah ah ah”.
E mi salutò con la mano continuando a ridere come un pazzo.
“Brutta testa di cazzo fermati e risolviamo la cosa da uomini . Sei solo un povero idiota”.
Andai immediatamente in camera mia e sprofondai in un bel sonno liberatorio interrotto spesso da incubi con clown malefici .
Mi alzavo di scatto andando alla finestra e guardando all’esterno ma non c’era nessuno eppure ne percepivo la presenza .
Ragionandoci quelle sensazioni che avevo provato varcando la soglia della sua abitazione era quella di entrare direttamente in una dimora piena di male , di dolore , una grande e putrida dimora dove sicuramente all’interno il male regnava .
La mattina seguente guardandomi allo specchio vidi delle grosse borse sotto gli occhi , la pesantezza di non riuscire a dormire e gli incubi che mi tormentavano in continuazione.
Passai da Susy ma trovai la polizia davanti la sua abitazione.
Vidi sua madre che piangeva : “cos’è successo signora?”
“è sparita! Stanotte ho sentito che usciva in giardino ma non è più tornata !”
“io l’ho lasciata qua davanti a mezzanotte”
Il poliziotto cercò di rassicurarla : “ vedrà signora che si tratta solo di una bravata, in ogni caso cominceremo le ricerche”
“non si è mai comportata così e poi lui è il suo ragazzo , quale bravata può essere ?”
“ha notato qualche rumore strano signora? Anche qualcosa che lei ritiene inutile a noi può risultare d’aiuto”
“ho sentito una strana cantilena come da circo, ma posso anche essermi sognata, altrimenti poteva anche essere venuta dalla radio di qualche macchina parcheggiata qua davanti”
“tu ragazzo sai qualcosa ?”
“l’ho lasciata qua davanti alla sua abitazione e poi me ne sono andato a casa . Eravamo rimasti d’accordo che le avrei telefonato , ma ho preferito passare di persona”
“avete avuto qualche screzio con qualcuno?”
“assolutamente no agente niente di particolare”
“e lei signora ? ha litigato con qualcuno di recente ? qualcuno che ce la può avere con voi ?”
“niente siamo una famiglia molto tranquilla , siamo sole , mio marito è morto nella guerra di Corea “.
Dentro di me avevo capito cosa poteva essere successo ma rifiutavo di crederci.
Inforcai di corsa la mia bicicletta e mi appostai vicino l’abitazione del clown, cercavo di trattenere la paura e di farmi forza, respiravo profondamente , dovevo sapere cosa era successo.
In breve tempo uscì fuori con quel dannato costume .
lo segui passo dopo passo nei suoi movimenti, una vecchia casa appena fuori città, procedeva lentamente con quel suo triciclo come una maledetta ombra demoniaca prodotta dalla notte.
Ogni tanto mi fermavo per non essere scoperto , dovevo prenderlo alla sprovvista altrimenti non si sarebbe rivelato .
Si fermò davanti a questo magazzino in completo stato di abbandono .
Lo sentii ridere da solo come un perfetto idiota e manovrare dei macchinari che emettevano un rumore metallico, come una vecchia fabbrica.
Non volevo affacciarmi alla finestra, non conoscevo bene come era strutturato all’interno ,ma aspettai che uscisse per poter entrare nel fabbricato.
Attesi circa un ‘ora , una lungo periodo di tempo dove nel cervello formulai tantissime ipotesi , sapevo già che era successo qualcosa di grosso , di irreparabile e che mi avrebbe cambiato la vita, ma cercavo di farmi forza e pensare che mi stessi sbagliando che Susy non c’entrava niente .
Il clown uscì fuori aprendo la porta metallica e tenendo in mano una bacinella con un panno sistemato sopra come a voler conservare qualcosa .
Il momento era quello giusto, entrai di soppiatto e lo spettacolo che mi si parò davanti agli occhi era agghiacciante , tremendo , peggio delle più nefaste previsioni, Susy ormai priva di vita era appesa ad una trave con delle catene che le erano fissate dentro la carne e ogni volta che azionava quel macchinario le strappava la pelle per inserire degli uncini ancora più a fondo nei tessuti.
Una simbiosi tra carne e metallo, un tremendo fetore si sprigionava nell’aria a suggellare quella situazione e quell’atmosfera infernale .
Le gambe erano state segate all’altezza del ginocchio così come le dita e le orbite degli occhi erano strappate.
La poverina era stata sottoposta ad un tremendo supplizio, la bocca era tappata con una garza ormai imbevuta di sangue.
Con le lacrime agli occhi, strappai la benda e dalla bocca fuoriuscirono una moltitudine di vermi misti a vomito e sangue.
Gli organi tagliati erano stati gettati dentro ad un secchio come se fossero delle preziose reliquie, i tagli erano dozzinali sprecisi senza una linea continua , compiute da mani inesperte e da una persona colta da un feroce raptus .
Avrei voluto piangere e gridare , ma la rabbia era tantissima , aveva osato oltraggiare un angelo e magari la colpa era mia , avevo provocato la sua ira.
L’unica cosa che mi scattò nella mente fu la parola vendetta, non mi volevo rivolgere alle autorità perché quel sadico minorato mentale avrebbe scontato pochi anni di galera e magari rimesso in circolazione per buona condotta.
Volevo solamente fargli provare le mie sensazioni di rabbia e di dolore, in fondo si sarebbe trattato di legittima difesa no?.
Aspettai che tornasse, ero nascosto nel capanno assorto nel mio delirio, non mi fregava più di niente, doveva solamente soffrire, il resto passava tutto in secondo piano.
Sentivo un fortissimo ronzio nelle orecchie, la vista mi si stava annebbiando , tutto quel sangue , quella sofferenza , quel tremendo fetore sprigionato nell’aria .
Quello scherzo di natura tornò con numerose buste di cellophane, tolse il corpo di Susy dai ganci e lo adagiò su di una lastra collegata ad un macchinario.
Quando finalmente capii cosa aveva intenzione di fare, uscii dal mio nascondiglio e lo colpii alle spalle con una pesante vanga di metallo.
Cadde rovinosamente al suolo emettendo uno strano grugnito, lo legai perbene alla macchina e iniziai a tagliare, prima quelle mani del cazzo, così non avrebbe più salutato nessuno.
Il suono che emetteva quell’essere era come quello dei topi di fogna, segai tutto anche le ossa, vedevo tutto quel sangue che mi schizzava sulla faccia e ci provavo sempre più gusto.
Poi passai a quelle gambe fottute, azionai la motosega “non ridi più? Perché? Sei solo uno sgorbio di merda”
“b… basta chiama pure la polizia, basta piccolo bambino cattivo”.
Non riusciva ancora a smettere di parlare con quel tono del cazzo: “mi hai proprio rotto le palle, idiota ! stai per morire e continui a fare lo scemo “.
Gli strappai la maschera e la visione del suo vero volto fu una cosa raccapricciante: un concentrato di bruciature e pustole varie come un hamburger andato a male.
Vidi una lacrima rigare quell’ammasso di carne in putrefazione “ io non sono mostro, padre cattivo con me “.
Gli intimai di fare silenzio, presi il coltello e iniziai a tagliare via la pelle dalla faccia, le pustole scoppiavano come pop corn, un liquido giallo putrescente iniziò a fuoriuscire e le sue urla di dolore erano lancinanti.
“Ora tira fuori la lingua dai…”
E zac.. via anche quella, via anche quei denti ingialliti… brutto stronzo psicopatico di merda.
Presi un grosso trincetto ed affettai bene i lembi della pelle sul volto, strappai tutto, lasciandolo quello che rimaneva del viso , senza nessuna protezione .
“Guarda come sei bello ora, brutta testa di cazzo ! “.
Gli conficcai le mani dentro e premetti con tutta la forza che avevo , “cos’è che volevi fare al corpo della mia compagna?.
Dai divertiamoci ancora un po’ , non sono contento sai .. pensavo a qualcosa di meglio “.
Come in uno strano processo di simbiosi, indossai la sua maschera e i suoi ridicoli vestiti .
Azionai la macchina e frollai ben bene il corpo di quel pagliaccio di merda riducendolo ad un ammasso di poltiglia.
“Ok mettete tutto a verbale la sua dichiarazione spontanea , ha confessato “
“perché la chiama confessione agente ? si chiama legittima difesa , non è colpa mia per quello che ho fatto , lui mi ha provocato “
“perché ti stai immaginando tutto ragazzo , il corpo della piccola Susy è stato trovato sepolto nel tuo giardino e i suoi vestiti insanguinati erano nascosti sotto al tuo letto . Cos’è successo ? voleva lasciarti e tu hai perso il controllo?”
“il clown ! è stato il clown !”
“il clown è stata una patetica mossa per sviare le nostre indagini , sei colpevole di due efferati delitti , hai un avvocato o te ne daremo uno d’ufficio”
“ non ho bisogno di nessuno , ora lasciatemi in pace “
“come vuoi ragazzo , se ti viene in mente qualcosa mi trovi là fuori “.
Stupidi bastardi , anche loro facevano parte di questo grande complotto contro di me , anche loro erano suoi complici , magari non avevo azionato bene il macchinario ancora sconvolto da quello che avevo visto .
Magari il clown era riuscito a sopravvivere e aspettava solo di vendicarsi di me .
Io ero rinchiuso dentro questa cella , nessuno aveva il permesso di venirmi a far visita, lo chiamavano isolamento, tutti erano contro di me .
Ero sicuro di svegliarmi e di ritrovarmelo davanti , pronto ad uccidermi e smembrarmi come aveva fatto con Susy , non volevo provare quella sofferenza e non vedevo nessuna forma di salvezza , attorcigliai le coperte intorno al collo preparando un cappio e me ne andai così senza far rumore .