REGIA: RICHARD STANLEY
ATTORI: NICHOLAS CAGE, MADELEINE ARTHUR, JOELY RICHARDSON
REPERIBILITÀ: ALTA
GENERE: HORROR
ANNO: 2019
DISTRIBUZIONE ITALIANA: ADLER ENTERTAIMNMENT
Lovecraft è stato uno scrittore fondamentale per l’evoluzione del genere horror, sottovalutato durante la sua epoca ha via via trovato gloria nei postumi che gli hanno riconosciuto una fantasia visionaria e glaciale, sono stati fatti diversi tentativi di trasposizione su pellicola dei racconti di Lovecraft: “La morte dall’occhio di cristallo“(di Daniel Heller) “Dagon– la mutazione del male” di Stuart Gordon, “La fattoria maledetta” di David Keith, “Chtulu mansion” di Juan Piquer Simon (quest’ultimo ha comunque poco a che fare con l’universo di Lovecraft) “Le vergini di Dunwich” di Daniel Haller. Tuttavia nessuno o quasi degli esempi filmici sopracitati è mai riuscito degnamente a rappresentare quegli orrori descritti nei racconti del solitario di Providence, a proposito di questo film di Stanley (“Hardware-metallo letale”, “Demoniaca”) le mie aspettative erano piuttosto alte, avevo veramente voglia di vedere qualcuno che fosse davvero in grado di rappresentare degnamente l’universo lovecraftiano, tuttavia le mie aspettative sono state solo in parte accontentate , ma andiamo con ordine.
Stanley per adesso si è occupato solo di film horror con tre regie all’attivo e una serie di collaborazioni a film come “The Abandoned”, “L’isola perduta” e altri, le differenze fra il racconto di Lovecraft ed il film sono diverse, come prima cosa il lungometraggio di Stanley è ambientato ai giorni nostri, sicuramente l’ambientazione originale anni ’30 avrebbe contribuito a creare un’atmosfera più cupa, nel racconto il fattaccio è già successo infatti si parla della “landa folgorata” qui invece abbiamo davanti proprio la storia di come questa landa si sia formata. Il personaggio del solitario Ammi Pierce (l’attore e regista Tommy Chong) nel film è un vecchio hippy che vive nella sua baracca, un personaggio troppo sopra le righe, un residuo hippy che vaneggia e straparla ma a ben guardare è proprio questo uno dei problemi principali del film: la caratterizzazione dei personaggi, troppo banali e stereotipati, Cage è Nathan un tranquillo padre di famiglia alle prese con una nuova casa e i problemi di figli in fase adolescenziale, Theresa è una donna stanca e malata in cerca di tranquillità, Joely Richardson (“Il patriota“, “In darkness“, “Contagious“) riesce bene a trasmettere l’idea di una donna malata in cerca di affetto.
Il personaggio della figlia Lavinia “mezza strega” che pratica wicca interpretato da Madeleine Arthur è stucchevole e stereotipato, l’ennesima adolescente che pasticcia con la magia, un personaggio francamente evitabile, mentre Elliot Knight è l’idrologo Ward, personaggio anche questo poco approfondito e puramente provvidenziale che entra in contatto con Lavinia per puro caso. Personaggi poco incisivi dunque per una sceneggiatura semplice che va dritta allo scopo per un film non memorabile ma divertente, col vecchio fascino di un b movie da cassetta straight to video, la fotografia è fin troppo patinata, il colore predominante sarà presto un vola tenebra che incarna lo spirito del film, lo stesso colore nefasto che trasformerà i dintorni della casa in una sorta di giardino alieno dai colori accesi (una delle cose più belle del film). Il ritmo è buono, un’opera di mestiere che giunge certamente alla sufficienza ma che non si lascia guardare per più di una volta, un buon esercizio di stile con poca anima, cosa che invece non si può dire di un film nettamente superiore come “The void”.
Troviamo anche una citazione de “La cosa” di Carpenter nella scena in cui i graziosi alpaca si sono tramutati in un ammasso mostruoso che ricorda la creatura dei ghiacci del film anno ’80. “Il colore…” diverte quanto basta dimostrando di essere un buon B movie con tutte le carte in regola per intrattenere tuttavia visto che si tira in ballo Lovecraft nel 2019 forse dovevamo aspettarci di più, il film manca spesso di quella cupezza, che dovrebbe caratterizzare una produzione basata su un’opera di Lovecraft facendone un film si godibile ma niente di più, gli effetti sono tutti convincenti, riuscendo a trasmettere l’idea di deformità mostruose e la parte migliore del film è sicuramente quella degli ultimi quaranta minuti dove le deformità esplodono.