REGIA: MARK A. LEWIS
ATTORI: VAL KILMER, AARON ASHMORE, MARTHA MACISAAC, ALEXANDRA STASESON,
REPERIBILITÀ: MEDIO-ALTA
GENERE: ANIMAL HORROR ECOLOGISTA
ANNO: 2009
DISTRIBUZIONE ITALIANA: CECCHI GORI HOME VIDEO
“La creatura dei ghiacci” è un animal horror a tematica ecologista diretto da Mark A. Lewis, regista che ha diretto solo un’altro film passando poi a fare il produttore con la serie TV: ” Age of adulting”, c’è da dire che questo B movie non brilla per originalità, ricalcando in maniere un po’ stanca i vecchi horror anni ’80 in cui erano presenti creature varie, dei ghiacci, del mare, e chi più ne ha più ne metta.
Il film sfrutta la presenza di un attore di richiamo come Val Kilmer nei panni di un professore ecologista, tuttavia il nostro Val non si vede granchè finendo per interpretare un ruolo tutto sommato di secondo piano, il che mi fà appunto pensare che sia stato ingaggiato proprio per attirare qualche spettatore in più. Qui ci troviamo davanti a delle pestifere creaturine preistoriche che assomigliano a delle piattole (per le quali il DDT non servirà granchè…) carnivore e molto affamate, un team di studenti dovrà cavarsela in una base artica sperduta in mezzo al niente.
Le schifose piattolette vengono fuori da un mammouth intrappolato nei ghiacci che si sciolgono a causa dei cambiamenti climatici in atto, si può sentire nell’opera un vago richiamo alla “Cosa” di Carpenter ma solo più o meno per quanto riguarda l’atmosfera artica. La struttura narrativa è semplice, la recitazione sufficientemente buona, ma c’è una cosa che lascia un po’ di amaro in bocca, si sarebbe potuto creare ( “Alien” ed altri film anni ’80 insegnano) un’interessante evoluzione delle creature, magari facendole diventare più grosse o inventando qualcosa di minimamente originale come accadeva in molti classici del passato dove la creatura spesso mutava o si evolveva cosa che qui praticamente non accade. Lo splatter non abbonda facendo apparizione massiccia solo nella scena dell’amputazione del braccio, una sequenza realistica che colpisce duro. In definitiva un horror che arriva ad una sufficienza un po’ sbiadita senza fare scintille.