LA MORTE RISALE A IERI SERA

REGIA: DUCCIO TESSARI

ATTORI:  FRANK WOLFF, RAF VALLONE, GILL BRAY, GABRIELE TINTI, GIGI RIZZI

REPERIBILITÀ: MEDIA, SI TROVA IN DVD

GENERE: GIALLO-POLIZIESCO

ANNO: 1970

“La morte…” è un film di Duccio Tessari, un torbido giallo/poliziesco anni ’70, siamo nel periodo d’oro del genere e l’Italia tiene alta la sua bandiera con un gran numero di produzioni, impreziosito dalla colonna sonora di Gianni Ferrio che sfocia talvolta nel classico lounge di quegli anni (come nei titoli di testa) il film (tratto da uno dei romanzi di Scerbanenco, scrittore noto per le sue storie torbide) narra la vicenda di Donatella Berzaghi (Gill Bray) una ragazza psichicamente fragile che vive col padre Amanzio, d’un tratto la giovane scompare e il padre si rivolge alla polizia, saranno il commissario Lamberti ed il suo aiutante iniziano ad indagare su un giro di prostituzione fingendosi clienti in cerca di emozioni. Il personaggio del padre protettivo interpretato da Raf Vallone è forse il più caratterizzato, un uomo solo e stanco in lotta col mondo la cui camminata claudicante lo rende ancora più malinconico, altri personaggi di rilievo sono la coppia di ispettori formata da Lamberti (Frank Wolff) e il più giovane Mascaranti (Gabriele Tinti) quest’ultimo è forse il personaggio più leggero e scanzonato del film. La parte della ragazza disabile viene affidata alla pin up Gillian Bray che il cui fisico viene sfruttato anche per alcuni momenti scollacciati, la fotografia di Lamberto Caimi unita alla regia di Tessari ci regala una Milano a tratti fosca e malinconica, Salvatore, il personaggio del venditore di auto di cui si serve la polizia per le indagini è affidato a Gigi Rizzi, il playboy che per un breve periodo si prestò al cinema (lo vedremo anche nel giallo: “L’occhio nel labirinto”) un personaggio il suo in bilico fra un venditore da strapazzo e pappone, Rizzi con la sua interpretazione riesce a rendere l’idea di un personaggio leggero e sopra le righe. Ci sono molte sequenze in interni per un film spesso un po’ troppo dialogato ma godibile, una sceneggiatura che mette in scena sotto la patina della Milano bene una realtà torbida e lasciva dove però l’erotismo viene solo accennato talvolta dagli abiti succinti delle ragazze squillo, un film da riscoprire, un pezzo d’Italia che non c’è più.

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