L’ALTRA DIMENSIONE

REGIA: FABIO SALERNO

ATTORI: FRANCESCO RINALDI, MADDALENA VADACCA, LUIGI SGROI, NADIA REBECCATO

REPERIBILITÀ: MEDIA

GENERE:  HORROR A EPISODI

ANNO: 1992

Fabio Salerno è stato un regista dell’underground italiano attivo negli anni ’80 e primi ’90 prematuramente scomparso, i suoi lavori non sono mai stati di facile reperibilità, infatti anche il suo film più famoso: “Notte profonda” fu distribuito in vhs solo in poche copie, fortunatamente la Oblivion films ha deciso di recuperare tutti i suoi lavori restaurandoli, donando una nuova vita a queste pellicole. Parliamo di un lavoro lungo durato alcuni anni, uno sforzo notevole che ha fatto si che queste opere arrivassero finalmente a quel pubblico di appassionati di horror di cui faceva parte anche il regista milanese (per approfondimenti sul restauro vi rimando alla mia intervista: Fabio Salerno, il restauro delle opere a cura di Oblivion film) i suoi erano infatti film artigianali fatti da un amante del cinema horror, pellicole dalle quali trasuda un amore sconfinato per il genere nelle quali si trattano temi classici: maniaci, voodoo, streghe, presenze paranormali, il tutto sempre all’insegna di un cinema artigianale ma ricco di idee. Guardare “L’altra dimensione” è come prendere una macchina del tempo e vedere con nostalgia un’Italia e un tipo di cinema che non esiste più, altre mode, altre tecniche di ripresa, un’altra epoca spazzata via ma alla quale molte persone sono indissolubilmente legate. “L’altra…” è un film a episodi come nella migliore tradizione di opere quali “Creepshow” (della quale il regista era un fan) nel primo episodio “Delirio” assistiamo all’ossessione di un giovane per una ragazza, una passione malata che si tramuta in delitto ma siccome niente è come sembra ci sarà una bella sorpresa. Già in questo primo episodio si nota subito il carattere “tuttofare” del regista lombardo, produzione, effetti, regia, tutto porta la sua firma, c’è un uso molto originale delle luci (elemento comune a tutto il suo cinema) creando interessanti ed inusuali contrasti cromatici con colori che sfumano nell’arancio all’interno di una stessa sequenza, o scene immerse in un tetro blu notte intenso, scelte originali che diventano una firma immediatamente riconoscibile. Un film girato “all’americana” ma con un impianto tutto Italiano, cosa che crea anche in questo caso un contrasto inusuale, un b-movie molto artistico e questa propensione a creare atmosfere talvolta sognanti si riscontra nelle ripetute sequenze dove l’inquadratura della luna piena viene arricchita con “fumi” simili ad un inquietante inchiostro. In questo episodio non ci sono molti dialoghi preferendo introspettivi monologhi che comunque non appesantiscono la visione rendendola più introspettiva, il cinema di Salerno era un cinema pieno di citazioni, (talvolta anche autoreferenziali in quanto nell’intro si nota la videocassetta di “Notte profonda”) il regista ama disseminare nelle sue opere locandine e vhs di famosi film hollywoodiani a testimonianza di questo grande amore per la settima arte. “Istinto mortale” tratta il tema del woo-doo e della dipendenza affettiva, un altra storia di ossessione in cui una ragazza si sente irresistibilmente attratta da un losco individuo, il suo ex farà di tutto per salvarla scoprendo un mondo soprannaturale di cui ignorava l’esistenza. Anche in questo episodio c’è un buon uso delle luci fra un rosso che lascia presagire misteri ai piani bassi (quasi fossero sottolivelli infernali) ed il “solito” blu notte, e gli effetti danno qui il meglio della loro artigianalità con una faccia deturpata e sanguinante da grand guignol a testimonianza di come Salerno sapesse cavarsela sempre con effetti gore artigianali. “Eros e Thanatos” pone ancora al centro una complicata relazione che sfocia nella morbosità e nella necrofilia, in questo episodio c’è un uso del rosso che domina le sequenze più morbose e allucinanti evidenziando la follia nella quale il protagonista sprofonda, un episodio cupo e malsano dove forse si possono riscontrare alcuni echi di “Buio Omega” di Joe D’amato per le tematiche proposte. Quest’ultimo è forse l’episodio più riuscito dove l’azione si concentra tutta sul protagonista creando un vortice di follia sfociante anche nel thriller dove il cerchio si stringe su di lui, la musica occupa sempre un posto di primo piano nell’opera ed è un aspetto piuttosto curato, le note non mancano quasi mai di sottolineare i momenti più intensi ma anche quelli più rilassati dell’opera, lo splatter non manca neppure in quest’ultimo episodio, uno su tutti il momento dello smembramento del corpo, il taglio della gamba con inquadratura ravvicinata è un altro esempio di splatter artigianale ben fatto, un episodio duro e delirante con un finale da incubo con una trovata geniale nel finale ad incastrare lo sfortunato psicopatico, una trovata disgustosa e gore. “L’altra…” ha sicuramente degli effetti che talvolta possono risultare un po’grezzi ma vi assicuro che quest’opera è 1000 volte meglio della roba che circola in Italia negli ultimi venti anni, sicuramente la recitazione di alcuni attori sarebbe da rivedere (d’altronde il nostro non disponeva di attori famosi) un cinema che nonostante i mezzi poveri brillava di luce propria. Un grazie va sicuramente al coraggio della Oblivion film che ha avuto l’idea di recuperare questo pezzo di storia del nostro underground con un’edizione di tutto rispetto piena di contenuti speciali extra che ci aiutano meglio a comprendere la figura del regista milanese, contenuti extra ricchissimi di curiosità, aneddoti, racconti di vita e di cinema che è giusto riscoprire per dare a Salerno il posto che merita nel cinema underground italiano.

 

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