REGIA: ALBERTO GENOVESE
ATTORI: JOHN SIMIAN, MAX MUNTONI, LUIGI VITALE, YURI PLEBANI
REPERIBILITÀ: SI TROVA IN DVD
GENERE: FANTATRASH
ANNO: 2009
DISTRIBUZIONE ITALIANA: HOME MOVIES
Dei buffi alieni provenienti da Aldebaran decidono di riportare in vita Hitler ed attuare con lui un piano di conquista della terra per compiacere anche il loro re Kristaz. Sulla terra nell’immaginaria città di Vistakovia, il caos si diffonde sempre più e i due protagonisti Matt e Rico, due truffatori quattro soldi, colpevoli di aver rubato soldi a dei satanisti guidati dal folle Mordecai si troveranno al centro di una vicenda molto più grossa di loro. I tg intanto diffondono sequenza di panico e distruzione, fino all’arrivo di una micidiale creatura controllata dagli alieni: Aneba, una sorta di dinosauro che se ne va a spasso a seminare distruzione vestito con una divisa nazista. Il caos ha inizio.
Fin dalle prime sequenze vediamo che il budget è veramente basso ma d’altronde il film si presenta come un kolossal a costo zero, dove ci vengono presentati personaggi totalmente sopra le righe: alieni, strampalati TG che narrano di scontri urbani, preti corrotti in cerca di oro e i due protagonisti: truffatori da quattro soldi che hanno messo in piedi una truffa telematica più grossa di loro. Questo divertentissimo fantatrash non si prende minimamente sul serio e gioca tutto sul fattore goliardico e sull’aura do it yourself, c’è un largo uso della computer grafica soprattutto per quanto riguarda le astronavi, i dischi volanti e le scene nello spazio. “L’invasione…” è un calderone trash dove ci trovi dentro tutto, il film sembra una sorta di rilettura in chiave trash dei vecchi B-movie anni ’60-’70 è come se Ed Wood fosse rinato nei giorni nostri ed avesse deciso di gettarsi a capofitto in questo progetto. Anche la regia è piuttosto grezza ma poco importa perchè la forza dell’opera è tutta nel rievocare i grandi B movie del passato, quelli appunto delle invasioni spaziali, dei dischi volanti fatti di cartone, dei mitici drive-in gremiti di adolescenti con pop corn e patatine.
Adesso cari amici facciamo due chiacchere con Alberto Genovese:
Dott.trash: Ciao Alberto, “L’invasione…” sembra una sorta di tributo in chiave moderna dei vecchi B movie anni ’50-’60, quali opere ti hanno ispirato per la realizzazione di questo film?
Alberto Genovese: Sin da ragazzino (e lo conferma anche la mia sconfinata collezione di vecchi b-movie americani) sono sempre stato un appassionato di fantascienza, in particolare adoravo le invasioni aliene in bianco e nero sullo stile de “L’invasione degli ultracorpi”, “La terra contro i dischi volanti”, Il pianeta Proibito, gli insettoni giganti e i Kaiju Eiga nipponici, questi ultimi in particolare erano il mio pane pomeridiano sulle varie reti televisive che, sul finire degli anni ottanta trasmettevano di continuo. Successivamente, negli anni novanta, mi sono avvicinato al brutto cinematografico, in particolar modo al cinema di John Waters, Andy Milligan e soprattutto Ed Wood, ma anche al grande Tim Burton che me lo aveva fatto conoscere. Ed è proprio Plan Nine from outer space una delle colonne ispiratrici di Astronazi, ma anche dei miei primi corti tra cui, peraltro Il Pianeta Torvo utilizzava come astronave un deodorante per il water, a simboleggiare che anche gli estremi del trash possono creare un linguaggio cinematografico se si ha la sufficiente fantasia per osare. Altro grande titolo ispiratore è stato poi They Save Hitler’s Brain anche conosciuto come Madmen of Mandora di David Bradley del 1968 dove per l’appunto si narra della testa del Fuhrer inscatolata in una teca ma ancora pensante e minaccioso come un tempo.
Dott.trash: Com’è stata l’accoglienza del pubblico verso al tua opera?
Alberto Genovese: Sin dall’uscita del primo trailer nel 2008 c’è stata molta attesa, successivamente ho ricevuto critiche molto entusiastiche su numerosi portali e su riviste specializzate ma soprattutto mi si allargava il cuore sentire il pubblico ridere a crepapelle durante le proiezioni, e devo dire che nonostante siano passati 10 anni ormai e il film è stato oggi, finalmente distribuito in DVD da Home Movies, continuo a riscontrare grande apprezzamento, soprattutto dal pubblico e da appassionati di cinema, non ultimo il buon Federico Frusciante che l’ha recensito positivamente in uno dei suoi ultimi seguitissimi videoblog
Dott.trash: Quali sono state le sequenze più impegnative da realizzare?
Alberto Genovese: Sicuramente tutte le scene in cui le astronazi dovevano interagire con gli attori, in particolare la sequenza girata in Francia all’ombra della torre Eiffel in cui dovevamo rendere l’effetto più naturale possibile nonostante le inquadrature fossero molto agitate. Abbiamo girato in molti luoghi ameni, oltre a Parigi, anche a Grenada in Spagna e a Marrakesh, tutto questo è stato possibile grazie al contributo spontaneo di molti amici che si sono prodigati a fare riprese nei luoghi più impensati.
Dott.trash: Il personaggio del prof. Horace Seymour è una sorta di presa in giro dei tanti cialtroni che si spacciano per esperti di nazismo ed ufo?
Alberto Genovese: L’idea alla base era quella di trasmettere il panico da invasione attraverso un helzapoppin’ di sequenze televisive che simulassero metaforicamente il nostro attuale modo di vedere le cose, ovviamente in 10 anni sono cambiate tante cose e probabilmente oggi le invasioni extraterrestri verrebbero viste soprattutto attraverso i social. Diciamo poi che oggi i cialtroni sia su web che in televisione spaziano su qualsiasi argomento per cui il personaggio di Horace Seymour ne è sicuramente la rappresentazione cinematografica ideale, così come il prete del film è l’apoteosi del proselitismo religioso a scopo commerciale.
Dott trash: A mio parere “L’invasione…” mischia vari generi: fantascienza, comico, monster movie (data la presenza di Aneba, una creatura che sembra uscita da un film su Godzilla) ed action, concordi?
Alberto Genovese: Il mio linguaggio cinematografico, come dimostra anche il mio film successivo “Dolcezza Extrema” e quello nuovo in fase di postproduzione “Resurrection Corporation”, è un meltig pot di generi a cui mi piace attingere proprio perché non mi sento legato ad un unico genere cinematografico. Diciamo che seguo le orme dei Monty Python in questo senso, e credo che le etichette e soprattutto i generi, quando si cerca di sperimentare, sia una restrizione intollerabile. Detto questo, non ti nascondo che mi piacerebbe cimentarmi in un horror puro, anche se temo che, vista la mia natura incasinata, sarà ben difficile rimanere dentro i confini prescritti di un unico genere
Ringrazio Alberto per l’intervista.