REGIA: MATHIEU TURI

ATTORI:  GAIA WEISS, PETER FRANZER, CONELIU DRAGOMIRESCU

REPERIBILITÀ: ALTA, SI TROVA IN DVD

GENERE: THRILLER-SCI FI

ANNO:  2021

DISTRIBUZIONE ITALIANA: GRAVITAS VENTURES

Meander è un claustrofobico film di Mathieu Turi a mio avviso fortemente debitore di prodotti come “The cube“, a ben guardare l’atmosfera è molto simile,  (in questo caso c’è un unica protagonista e non un gruppo di persone) un percorso con trappole mortali, niente stanze ma solamente una serie di cunicoli di difficile percorribilità per un film criptico che si presta anche a diverse chiavi di lettura. La sceneggiatura dello stesso Turi ci presenta Lisa una giovane che dopo aver chiesto un passaggio in auto alla persona sbagliata si risveglia in uno strano posto buio e metallico che si rivelerà presto essere una trappola mortale fatta di cunicoli e trappole, un percorso “alieno” dal quale sembra impossibile fuggire. Come ho detto il legame col film di Vincenzo Natali è evidente e non fare un paragone è praticamente impossibile visto il tema trattato, scopiazzatura? Variante sul tema? Difficile dirlo con esattezza, “Meander” ricalca la strada già percorsa da “Cube” aggiungendo accenni thriller e sci-fi, un film che parte con un incipit da scontato thriller per virare poco dopo verso un’atmosfera sci fi claustrofobica fatta di cunicoli scuri e stretti dove la protagonista interpretata da Gaia Weiss (“Judy”, “Overdrive”) sopravvive fra attacchi zombeschi, fortunati anfratti di sicurezza, fiammate spaventose e vasche piene d’acido che ostacolano il passaggio. Lo spettatore si chiede chi o cosa abbia costruito quell’inferno, se osserviamo la paurosa telecamera/teschio che visita talvolta la protagonista ci vengono subito in mente alieni di un altra dimensione con qualcosa di demoniaco, il cielo che si intravede alla fine di alcuni cunicoli sarà la salvezza? Il percorso è talvolta carico di simbologie come la “stanza dei ricordi” dove lei si rivede bimba, oscuri fantasmi si presentano sul percorso  (la figlia che vuole rivedere) quindi il percorso assume anche le valenze di una sorta di purgatorio un percorso obbligato ed oscuro che conduce alla fine ad un a sorta di paradiso alieno. La sceneggiatura è tutta basata sul dilemma di scoprire cosa e chi si celi dietro questo labirinto sci-fi, pochissimi attori in gioco, una discreta suspance che ci accompagna per tutta la durata del film riuscendo a trasmettere un senso di claustrofobia tangibile seguendo le fughe e le difficoltà della protagonista. Gli anfratti dunque possono anche simboleggiare zone buie della nostra psiche, i temuti alieni sono come ombre dietro una membrana, un labirinto che da duro metallo si fa utero membranoso simboleggiando una nuova vita, un nuovo corso esistenziale, gli alieni infatti non si palesano mai sono solo accennati ma la loro presenza aleggia come un’oscura presenza. “Meander” è un film interessante che lascia interdetti: scopiazzatura di “The cube“? Thriller sci-fi con risvolti psicologici? Survival estremo? “Meander” è un po’ un mix di questi generi.

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