REGIA:  RUSS MEYER

ATTORI: HAJI, HOLLE K. WINTERS, SHARON LEE, ARSHALOUIS AIVAZIAN, COLEMAN FRANCIS

REPERIBILITÀ: MEDIA

GENERE: BIKER MOVIE-RAPE AND REVENGE

ANNO: 1965

Russ Meyer è stato un regista non convenzionale, nei suoi film vi era sempre un alto tasso di erotismo e come per sua stessa ammissione: “Io giro solo film di tette” ma ovviamente questa era solo una delle tante provocazioni di questo personaggio fuori dagli schemi che amava mischiare i generi. Folle, erotomane, autocelebrativo (un film autobiografico della durata di 12 ore mai portato a termine) e la sua casa tramutata (per volontà testamentaria) in un museo. “Motorpsycho!“è un film che contiene più sfaccettature e “germi” di quello che a prima vista sembrerebbe un banale B movie di bikers, la sceneggiatura del trio Meyer, Griffith, Hopper ci trasporta nell’America di provincia dove un trio di pazzi motociclisti: Brahmin, Dante e Slick seminano il panico in una piccola cittadina provinciale dove hanno la sfortuna di passare il veterinario Cory (Alex Rocco) e sua moglie Ruby  i tre diavoli della strada poi prendono inizialmente di mira una coppia in riva al fiume poi il veterinario e la moglie poi ancora un’altra coppia formata dalla prosperosa Ruby (Haji) e il suo vecchio marito. I tre arriveranno a violentare la moglie del veterinario e quest’ultimo giurerà vendetta. “Motor…” sembra essere un precursore dei moderni rape and revenge perchè gli ingredienti ci sono tutti, la violenza fisica e sessuale su un soggetto indifeso, l’instabilità menatale dei bruti e la voglia di vendetta che scatta nel protagonista. Come in ogni film del buon Russ le donne comuni sono bandite dallo schermo e sostituite con vogliose maggiorate, donne predatrici ed emancipate infatti in questo film le donne comuni non esistono, fisici prorompenti, sguardi vogliosi e predatrici sessuali sono in ogni angolo. Nonostante una sceneggiatura debole e lineare il film si salva grazie alla mano esperta di Meyer che sa il fatto suo con buone sequenze e un ritmo trascinante fatto di inseguimenti, stupri, e sparatorie in scenari desertici. Gli scenari desertici sono il punto forte del film, la cornice ideale per un’America provinciale dove si muovono i tre ceffi, personaggi ben caratterizzati con espedienti anche semplici come la radiolina dell’esaltato biker che ascolta sempre rock, la radiolina è come una parte del suo corpo, è sempre con lui e quando muore anche la radio viene danneggiata e “muore” con lui in una sequenza con un chiaro simbolismo d’addio. Poi c’è il boss dei biker il più folle e violento fra loro che arriverà allo scontro finale col marito che brama vendetta, un personaggio sempre in cerca di violenza ed emozioni forti che paiono non bastargli mai. Il terzo ed ultimo sembra l’anello debole del trio un gregario dal carattere più debole che spesso si accoda agli altri due come se fosse trascinato da una corrente, è l’unico che ha una briciolo di sale in zucca ma non basta a farlo desistere dai suoi istinti comunque di basso livello. I personaggi dunque sono ben caratterizzati e se notiamo nel film ci sono pochi personaggi e quasi nessuno è innocente, le uniche figure positive sono il veterinario e la moglie che si muovono fra questi deserti aridi dove anche la natura non perdona infatti il protagonista verrà anche ferito da un serpente velenoso. “Motor…” è una commistione di generi e si muove fra il biker movie, il drammatico (lo stupro era un tema poco trattato nei film di quell’epoca) e il rape and revenge, con situazioni spesso on the road e inseguimenti in questa provincia grezza e violenta che pare più pericolosa dei bassifondi metropolitani. C’è un erotismo che pervade tutta la pellicola, generato dalle forme e dalle movenze delle attrici più che da esplicite scene di sesso che sono in netta minoranza, un film basato sulle situazioni di pericolo in cui incauti personaggi comuni possono incappare on the road. Il personaggio principale è un veterinario di estrazione borghese con la sua costosa jeep che incappa nella marmaglia di provincia povera, senza futuro e in cerca di emozioni selvagge quindi c’è anche un conflitto quasi classista fra la provincia povera e la borghesia  incarnata nel personaggio del dottore uno scontro che porta a gravi conseguenze.

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