QUATTRO TOPI PER UN SADICO GATTO INTERVISTA CON RICCI E LATINI

AUTORI:ROBERTO RICCI-CLAUDIO LATINI

GENERE: THRILLER

CASA EDITRICE: MONTAG

Un misterioso serial killer semina morte fra i clochard di una piccola città di provincia, in una scuola come tante un gruppo di ragazzi di buona famiglia nascondono terribili segreti di violente scorribande notturne, ad occuparsi della faccenda c’è il commissario Greco un uomo prigioniero di un grande dolore che lo tormenta mettendo a dura prova la sua psiche, accanto a lui c’è il medico legale Marchesi che si troverà pesantemente coinvolto in questa sporca vicenda. Un avvincente thriller “provinciale” scritto a quattro mani dal parrucchiere del brivido Roberto Ricci (“Nero corvino”, “L’immagine malvagia“) e Claudio Latini (autore del corto horror “How to deal with demons”) che farà la felicità degli amanti dei gialli di stampo argentiano, il romanzo si snoda fra periferie degradate, notti insanguinate da giovani deviati, personaggi che spesso nascondono una doppia faccia, nessuno è davvero “pulito”, nessuno è davvero innocente.

Scopriamo qualcosa di più sul romanzo parlando direttamente con gli autori:

Dott.trash: La copertina del libro è molto enigmatica, ha un significato particolare?

ROBERTO RICCI: La copertina del libro rappresenta un vicolo buio. Dove spesso vivono i cosiddetti “invisibili“, che sono in parte protagonisti del romanzo. 

Dott.trash: Il titolo richiama alla mente i gialli anni ’70 e anche l’atmosfera del libro benché ambientato ai giorni nostri, volevate ricreare le atmosfere dei vecchi gialli all’italiana?

ROBERTO RICCI: Sì. Era nostra intenzione ricreare le atmosfere del giallo all’italiana degli anni 70 e 80 

Dott.trash: Parlaci della scelta di aprire diversi capitoli con dei versi poetici, una scelta particolare…

Claudio Latini e Roberto Ricci

CLAUDIO LATINI: Ci sono diversi significati per questa scelta. Il primo è rendere partecipe il lettore di “qualcosa che verrà” una sorta di sussurro del narratore onnisciente che squarcia (giusto per utilizzare un termine da thriller cruento) una finestra sulla realtà: ciò che è avvenuto si mescola con ciò che sta accadendo, prefigurando ciò che capiterà. Solo alla fine del libro viene spiegato il senso pragmatico della poesia in prosa che intervallava i capitoli: c’è un breve accenno che penso possa fare accendere una lampadina al lettore, chiudendo anche quel cerchio. Ora ovviamente non spoileriamo nulla. I versi sono anche una citazione del mio amatissimo Dylan Dog “l’investigatore dell’incubo” dei fumetti con il quale sono cresciuto: grazie a lui mi sono appassionato al gene thriller e del mondo dell’horror, cogliendo anche le sfumature colte che possono essere disseminate nelle storie di mostri e ammazzamenti, rivelando la complessità della vita e la gioia di intrecciare creativamente il mondo fantastico e quello concreto. In Dylan Dog c’erano spesso filastrocche, poesie e canzoni… Adoro le opere ibride: le capacità di stimolo sonoro e grafico dei versi le ritengo un ulteriore spinta per l’energia complessiva del testo

Dott.trash: L’ambientazione è quella di una provincia sonnolenta ma che diventa teatro di violenza e omicidi, volevate trasmettere l’idea di una calma apparente? Una provincia che genera mostri?

ROBERTO RICCI: Esatto. Spesso è proprio nella provincia che si nasconde l’orrore più assoluto 

Dott.trash: “Quattro topi…” è un libro scritto a 4 mani, quali sono gli ostacoli di una scrittura in “tandem”?

CLAUDIO LATINI: Scrivere in due non è affatto semplice: è un attività che richiede una grande apertura mentale e la voglia di guardare le cose da un differente punto di vista. Non ci si può innamorare troppo delle proprie idee e si deve avere l’umiltà di limitare la spinta dell’ego creativo in favore dell’obbiettivo condiviso, ovvero l’efficacia del racconto. È un’operazione di fiducia che può produrre effetti di straniamento mentre la “creatura” prende forma, perchè non la si sente propria al 100% Per arrivare al traguardo bisogna ricordarsi del divertimento che sta alla base dello scrivere, accettando gli sviluppi imprevedibili della fantasia dell’altro e lasciandosi sorprendere da un’azione artistica su cui non si ha il controllo totale. Per questo i pregi e i difetti si mescolano, come le idee nella stesura della storia. Tra i pregi ci sono sicuramente la possibilità del confronto e la condivisione delle emozioni legate alla nascita dei personaggi. Io e Roberto siamo entrati subito in sintonia e immaginarci le situazioni del thriller è stato un vero spasso! 

Dott.trash: Nel libro abbiamo la rappresentazione di una giovinezza dissoluta e violenta che prende di mira gli emarginati, vi siete ispirati a dei fatti di cronaca particolari per raccontare tutto questo?

ROBERTO RICCI: No, a nessun fatto di cronaca in particolare. Purtroppo gli atti di violenza, il bullismo, l’omofobia, fanno parte della vita di oggi. Ci dobbiamo convivere con grande dispiacere. Nel romanzo abbiamo solo portato questa triste realtà quotidiana. 

 

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