REGIA: ANDY MILLIGAN
ATTORI: HOPE STANSBURY, JACKIE SKARVELLIS, NOEL COLLINS, IAN INNES, DOUGLAS PHAIR, ANDY MILLIGAN
REPERIBILITÀ: BASSISSMA, esiste una VHS della Videogram ma è di difficile reperibilità, si può trovare su you tube ma in inglese
GENERE: HORROR NO BUDGET
ANNO: 1972
DISTRIBUZIONE ITALIANA: VIDEOGRAM
The rats are coming the werewolves are here (è questo il titolo originale del film, a dispetto dell’orribile e deviante titolo dell’edizione italiana: “L’invasione degli ultratopi”) è un film scritto, fotografato e diretto da A. Milligan, regista ampiamente riconosciuto come uno dei peggiori della storia del cinema (secondo me molto peggio di Ed. Wood). MIlligan è sicuramente a suo modo un mito del cinema, i suoi film a costo misero venivano spesso proiettati nei drive nelle famose serate a due spettacoli al prezzo di 1. Il film è ambientato (come altri del regista) nell’800, lo si capisce dai costumi indossati dagli attori, comunque per quanto riguarda i suddetti abiti c’è da dire che sembrano di epoca ancora più antica, rispetto a quanto il regista vuol farci credere. Sono presenti nel film tutti gli ingredienti letali a cui Milligan ci ha abituati: inquadrature fisse che durano decisamente troppo, scarsa dinamicità narrativa, recitazione dilettantesca ed effetti “speciali” praticamente assenti. La pellicola si apre con dei titoli di testa con uno sfondo orribile (nel senso di antiestetico) poi assistiamo alla prima sequenza: una confusa scena di lotta fra tre personaggi che appiccano fuoco a un tizio freak chiamato Maicol, il fuoco però viene appiccato in maniera alquanto artificiosa e ridicola. La vicenda è quella di una famiglia di licantropi incestuosi la cui “tranquillità” è turbata dall’arrivo della figlia Diana (dopo anni di studi all’estero) col nuovo fidanzato Gerald. Il padre, un licantropo che afferma di essere ultracentenario, non accetta il matrimonio della figlia ed è un individuo possessivo, non vuole che si scopra il terribile segreto della famiglia: la licantropia, che egli ha ereditato da un bisnonno morso da un lupo. Diana era andata a studiare medicina all’estero, per aiutare il padre a tenere a bada la licantropia grazie a un siero da perfezionare. La famiglia è composta da personaggi ambigui e malvagi, anche Diana non è così buona come può sembrare, in quanto anche lei picchia sadicamente il povero Maicol, suo fratello, che viene tenuto in catene perché pazzo. Gerald, capendo che tira una brutta aria, vorrebbe tornare in Scozia con Diana, ma lei si sente legata alla famiglia nonostante tutto, così cominciano i contrasti fra i due (l’atmosfera del film risulta opprimente ma trash). La sorella Monica, una donna pazza e crudele, è un classico personaggio borderline alla Milligan, le sorelle sono in conflitto fra loro perché hanno caratteri molto diversi (almeno in apparenza…), in casa, si respira quindi un’aria pesante fra i familiari. Durante il film lo spettatore si chiede: “ma perché se la sua è una famiglia di licantropi Diana ha portato proprio lì il suo ragazzo?” ( “te ne avrei parlato in seguito, altrimenti non avresti capito…” si certo… che giustificazione…). Tuttavia la famiglia da cui proviene Gerald non è da meno, suo padre era un maniaco e il giovane finì in orfanotrofio. Nel film sono presenti anche errori grossolani, ad esempio, nella scena in cui alcuni personaggi prendono il thè, si nota abbastanza bene che la tazza di Monica è vuota! Oppure in un’altra scena si vede che accanto a una porta è presente un interruttore della luce, oppure quando Diana si pettina con un pettine rosa di plastica (siamo a fine 800!), insomma erroracci evitabilissimi. Anche il ritorno a casa di Diana è una sequenza imbarazzante, in quanto risulta troppo improvviso (come montaggio intendo) nella sua messa in scena, i due sposini infatti non si vedono arrivare in carrozza ma sembrano piombare in casa dal nulla, senza logica. L’allevatore di topi (interpretato dallo stesso Milligan), è il secondo personaggio freak, folle e sporco, una sorta di ubriacone pazzo, col volto deturpato a causa dei topi (che lo assalirono perché affamati), egli vive una sorta di rapporto morboso con essi, di amore/odio. Le scene coi topi furono messe nel film solo per richiamare l’attenzione di qualche spettatore in più, perché in quel periodo uscì il famoso: “Willard e i topi” quindi Milligan cercò furbescamente di accodarsi alla scia di quel film. La scena della morte del rivenditore di topi risulta troppo confusa per essere compresa a fondo, anche perché viene interrotta con un montaggio orrendo. La scena dell’aggressione a Gerald rivela uno stravolgimento delle regole base dell’horror in quanto Monica si “brucia” cadendo su un crocifisso d’argento, è vero che i lupi mannari si uccidono con una pallottola d’argento, ma che si faccia male con una croce (che darebbe più fastidio a un vampiro) mi sembra un po’forzato ma nei film di Milligan tutto è possibile e a un maestro come lui si perdona tutto. La sequenza in cui Monica parla con la sua amica è condita da dialoghi deliranti, per non parlare poi di quando assistiamo poco dopo alla scena dell’omicidio girata in maniera assai confusa, mostrando una mano mozzata visibilmente di plastica e vuota dentro! Per non parlare poi della reazione dell’aggredita che si lamenta a malapena dopo l’amputazione della mano (una reazione del tutto assurda). Nel film comunque c’è pochissimo sangue, e la scena in cui il padre si trasforma è veramente un cult trash, in quanto il nostro uomo–lupo viene reso con un make up orrendo composto da un naso di plastica e pelacci in volto! Insomma ragazzi, spero di aver stuzzicato abbastanza la vostra curiosità, non vi resta che recuperare questo classico del trash.