Capitolo 7
Enzo Baldoni, il commissario di polizia che seguiva le indagini, si trovava da circa un’ora sul luogo del delitto e aveva già interrogato diverse persone, quando arrivò Lorenzo. Alle sue spalle parecchi anni di servizio, per non rendersi subito conto che quel caso, si sarebbe trasformato in una grana… e molto grossa anche. Un’attrice assassinata all’interno di uno studio cinematografico. Proprio una bella rogna! Il regista era trafelato e sconvolto. “Signor Torri sono Enzo Baldoni, il commissario che segue questo caso… posso farle alcune domande?” “Certo… mi scusi, ma sono… povera Simona… non riesco a crederci.” “Purtroppo è tutto vero… qualcuno ha massacrato terribilmente quella bella figliola. Venga sediamoci li”, disse indicando due sedie appoggiate al muro. “Allora signor Torri… nessuna idea su chi o perché qualcuno poteva volere la morte di Simona Micheletti?” “No commissario. Era benvenuta da tutti… bella, socievole, simpatica…” “Da tutti non direi, o perlomeno, non da colui o colei, che l’ha uccisa.” L’arrivo di Orietta in lacrime interruppe i due uomini. Abbracciò il regista. Era disperata. Stravolta dal dolore. ” Non posso crederci… chi ha potuto fare una cosa del genere? Così giovane… bella… ed era anche tanto gentile… è terribile… terribile!” “Senta Orietta, se il commissario non ha nulla in contrario vada a casa, non rimanga qui”, disse guardando Baldoni che annui. Soffiandosi il naso e continuando a singhiozzare, la donna si allontanò. “Lei pensa che l’assassino sia uno della troupe commissario?” “Non lo so… tutto mi fa pensare di si… ma è troppo presto per dirlo. Mi hanno detto che Viola Tenenti detestava la sua collega.” “All’inizio si commissario, più che altro aveva delle remore a girare con lei, poi si sono chiarite… tra l’altro la scena girata proprio ieri, è venuta benissimo.” “Quindi lei esclude che la Tenenti possa aver assassinato la Micheletti?” “Che razza di domanda mi fa commissario? Ritengo assurdo un sospetto verso Viola, ma questo vale anche per Giacomo Zamboli, per Orietta la nostra costumista, per i miei assistenti Teresa e Saverio, e per qualsiasi altra persona lavori su questo set! Ovviamente non posso certo escludere niente… come potrei farlo?” “Certo, ha ragione… mi scusi, ma io sto facendo solo il mio lavoro.” “L’assassino non potrebbe essere qualcuno venuto da fuori?” “Certo signor Torri, è un’ipotesi che devo tenere in considerazione, indagheremo anche nella vita privata della Micheletti, e vedremo se uscirà fuori qualcosa.”, detto questo Baldoni fece un cenno a un agente poco lontano, chiedendogli se il medico legale avesse finito. Prima che il commissario lo congedasse, Lorenzo, dopo avergli riferito dell’appuntamento che aveva preso con Simona la sera prima, e del bidone che pensava gli avesse dato, raccontò anche della strana telefonata ricevuta. Baldoni, rispose che sarebbe passato nella serata a casa sua, per prendere una copia del film contenente il dialogo che aveva ascoltato. Forse non aveva niente a che fare con quel delitto, ma la sua esperienza gli aveva insegnato a non trascurare nulla… e comunque si trattava di una coincidenza troppo strana. Dopo aver lasciato il set, Lorenzo si diresse verso l’ufficio del suo produttore. Un’ora dopo, si trovava seduto di fronte a lui. “Allora? Cosa pensi di fare?”, gli chiese, mentre l’altro restava in rigoroso silenzio. “Non lo so”, rispose. Poi aggiunse che fermare le riprese non gli sembrava la soluzione migliore. D’altronde Simona ormai era morta, e non sarebbe servito a riportarla in vita. Il discorso di Stefano, fino a quel momento poteva anche stare bene a lorenzo, che invece andò su tutte le furie, quando l’altro aggiunse di dover cercare di sfruttare la pubblicità che giornali e tg avrebbero indirettamente fatto al loro film, parlando del suo omicidio. “Cazzo Stefano! Soldi… soldi… soldi! Solo a quelli pensi!”, grido alzandosi in piedi. Anche il produttore si alzò, e parlò con un tono che sembrava sinceramente indignato. “Mi offendi se pensi questo di me. Certo, faccio il produttore e i soldi m’interessano molto, ma io credo che sia meglio non fermare le riprese e soprattutto sfruttare… e sottolineo la parola sfruttare, anche se ti fa così orrore, la pubblicità che giornali e televisioni ci faranno. Hai detto che Simona è stata bravissima no? Allora la gente lo deve sapere, la vedranno nel suo ultimo film… ne sarebbe felice anche lei. Inoltre, pensa anche a chi lavora con te… i tecnici, le sarte… tanto tanto gli attori, che troverebbero subito altre scritture…”, “e soprattutto le penali che ti ritroveresti a pagare, vero Stefano?”, lo interruppe Lorenzo sorridendo. Diede una pacca sulle spalle al suo produttore e amico, assicurandogli che lo aveva convinto. Il film sarebbe stato completato. Non si trovarono però nuovamente d’accordo, quando Lorenzo portò il discorso su Fernando Rozzi. Non lo voleva più sul set. Stefano però non voleva saperne di cacciarlo. Non era tanto la paura di dover pagare una salatissima penale, ma più che altro una paura vera e propria verso di lui. In fin dei conti, che il carattere di Rozzi fosse difficile a dir poco, era cosa risaputa nell’ambiente e Stefano stesso aveva cercato di dissuadere Lorenzo dal scritturarlo, nonostante fosse perfetto per il ruolo che cercavano, oltre a godere anche di una buona popolarità. Tagliargli alcune scene sembrava anche a lui la soluzione migliore. In fondo la colpa era soltanto sua, del pessimo carattere che si ritrovava e ancora di più, del suo vizio di bere. Il film doveva andare avanti, e con la sua inaffidabilità, rendeva le cose sempre più difficili. Non sarebbe stata una cosa drastica quanto cacciarlo dal set. Si raccomandò soltanto, che Lorenzo non riducesse troppo il suo ruolo, per evitare intemperanze eccessive da parte dell’attore. Salutato Stefano, il regista salì in auto e guidò verso il centro città. Voleva distrarsi. Un giro di shopping o un cinema, qualunque cosa pur di smetterla di pensare a Simona e alla sua orribile fine. Dopo aver parcheggiato, s’incamminò verso il corso principale. Poco dopo squillò il cellulare. “Ciao Lorenzo, sono Corrado.” “Ciao.” Come stai? Ho saputo quello che è successo… è terribile.” “Si Corrado, è terribile… non riesco a farmene una ragione”. “Dove sei adesso?”. “In centro, sto facendo una passeggiata per cercare di distrarmi”. “Fai bene… ascolta è inutile che tu dica di no, stasera io e Gianni veniamo a cena da te”. “Vi ringrazio, ma non è proprio il caso… non sarei una buona compagnia… e poi non ho niente da preparare.” “Non ci provare nemmeno Lorenzo… portiamo tutto noi. Pizza, birra e il gelato al tuo gusto preferito… da solo non pensare neppure di rimanerci! Il regista si ritrovò a sorridere. “D’accordo allora… se la mettete così, come posso rifiutare? Siete davvero tanto cari… vi voglio bene.” “Ci vuoi bene? A me più di Gianni spero?” “Certo, ci mancherebbe… sei come un fratello lo sai… e anche che sei un cretino immagino lo sai vero?” L’altro scoppiò a ridere prima di salutarlo.
Capitolo 8
Tornato a casa, Lorenzo si fece una lunga doccia ristoratrice. Controllò ogni stanza, che tanto per cambiare era perfetta, senza una sola cosa fuoriposto. Giunse gradita la telefonata di sua cugina, come gradito fu l’invito che quest’ultima gli fece per non lasciarlo solo quella sera. Sapere di avere al proprio fianco poche, ma sincere persone, era un bene davvero prezioso. Invitò Anna a casa sua, poiché si era già impegnato con Gianni e Corrado, ma la cugina sapendolo già in buona compagnia, rinunciò. Preferiva andare a letto presto, il mattino si alzava all’alba avendo la scuola dove lavorava, abbastanza lontana dal quartiere in cui abitava. Oltre la metro, doveva prendere un mezzo pubblico, per giungere a destinazione. Comunque lo faceva volentieri. Insegnava Italiano a bambini non vedenti, e non avrebbe cambiato il suo lavoro con nient’altro al mondo. Il calore, la gioia, l’affetto, che quelle sfortunate creature le davano, erano enormi. Dolcissima di carattere Anna, oltre a essere amata da tutti loro, lo era anche dai genitori, che vedevano in quella sensibile maestra, un prezioso punto di riferimento. Con la promessa di vedersi presto, chiusero la lunga telefonata. Poco dopo, il campanello annunciò l’arrivo dei due amici. Lorenzo aprì la porta, ricevendo l’abbraccio sincero e focoso di Corrado, e quello altrettanto sincero, ma ben più discreto di Gianni. “Entrate ragazzi… che bello vedervi”. “Come stai?”, chiese Corrado. “Adesso meglio di quando oggi mi hai telefonato… datemi le pizze che ho il forno già acceso… le scaldiamo”. “Che cosa ha detto la polizia? Si ha idea di chi possa essere stato? Che è successo all’interno degli studi? Dove di preciso?”, Corrado era un fiume in piena di domande. “Dai lascia stare”, lo interruppe Gianni, “non riempire Lorenzo di domande… parliamo di altro magari.” “Fi hai ragione… fcufa Lorenzo.” “Non prendermi in giro Corrado… per favore”. “Io ti prendo in giro Gianni? Quando mai… affolutamente no… come puoi, foltanto penfarlo?”. “Smettila!”. “Lorenzo perché fi fta arrabbiando, non capifco?”. “Adeffo bafta Corrado… mi fono fcocciato!”. “Eccola finalmente! È arrivata… la effe assassina!”. “Ftronzo!”, gli gridò fintamente arrabbiato Gianni. L’amico lo abbracciò, commentando che almeno, avevano visto Lorenzo ridere. Il resto della serata scorse tranquilla, anche se ovviamente il clima non poteva essere particolarmente allegro. Prima che i due amici se ne andassero, giunse il commissario Baldoni. Lorenzo gli presentò Corrado e Gianni. Quest’ultimo come suo solito, di fronte all’agitazione di parlare con una persona nuova, mise subito in mostra il suo difetto di pronuncia. A dire il vero sia Lorenzo che Corrado, pensavano che molto probabilmente fosse una sua tecnica per mettere alla prova l’interlocutore, e scoprire magari nella sua reazione un lato del suo carattere. Baldoni comunque non ci fece caso più di tanto. Dopo aver preso la copia del dvd incriminato, il commissario accettò l’invito di Lorenzo, di fermarsi con loro a gustare un buon bicchierino di grappa. Prima di andarsene chiese a Lorenzo come mai Fernando Rozzi ce l’avesse tanto con lui, al punto da consigliargli di tenerlo d’occhio. Secondo lui soffriva di doppia personalità. A quelle parole il regista si mise a ridere, spiegando a Baldoni tutta la faccenda dei ritardi, e dei problemi creati sul set. Che lo detestasse non era più di tanto una sorpresa. Alla domanda del commissario, se riteneva che Fernando potesse aver avuto motivo di uccidere Simona, Lorenzo rispose che quell’uomo probabilmente odiava l’intera umanità, ma non per questo l’avrebbe eliminata. Mentre premeva il tasto di chiamata dell’ascensore, Baldoni chiese al regista quando sarebbe tornato al lavoro. “Tra un paio di giorni”, fu la sua risposta. Poco dopo anche i suoi amici si congedarono. A Gianni il commissario aveva fatto una buona impressione. Lo riteneva oltre che un uomo in gamba, anche una persona molto sensibile. ” Perché non fi è meffo a ridere quando gli hai detto piacere commiffario?”, disse Corrado facendogli il verso. L’altro non gli rispose neppure. Gli indirizzò uno sguardo di finto compatimento e salutò Lorenzo.
Dopo un paio di giorni le riprese del film, ricominciarono come previsto. “Giacomo sei pronto?” “Si Lorenzo.” “Tu Saverio hai controllato bene l’angolatura?” “Si. È perfetta.” “D’accordo iniziamo. Per cortesia, voi sedetevi giù in fondo… e lei dietro al bancone vada più a sinistra. Bene. Tu sei pronta Viola?” “Vai pure Lorenzo.” “Specchi Infranti scena undici : ciak. Azione!” Giacomo e Viola iniziarono a recitare la scena, che prevedeva una lite dentro il bar ricostruito in studio. “Cosa pensavi di fare, quando hai telefonato a quella stupida? Credevi ti risolvesse il problema?” ” Non è quello che…”, ma Viola non riuscì a terminare la battuta, poiché Lorenzo diede lo stop. Non riusciva ad andare avanti. Dietro la macchina da presa, vedeva e rivedeva sempre Simona. Oltretutto, era lei la stupida alla quale si riferiva Giacomo nella scena del film. I due attori e alcuni membri della troupe, lo circondarono facendogli sentire il loro sincero affetto e tutta la comprensione possibile. Il regista si lasciò per alcuni minuti, coccolare da loro. Poi, ripresa padronanza di se, disse a Saverio di girare al posto suo alcune scene di raccordo con Giacomo. Il ragazzo ricordò al regista che in quelle sequenze, sia pure di minore importanza, c’era anche Fernando Rozzi. Forse a quel nevrastenico attore non avrebbe fatto piacere essere diretto da lui, anzi, ne era certo. Mentre parlava, non nascondeva un certo nervosismo al pensiero di averci a che fare e soprattutto al tipo di reazione che l’attore, a quella novità, avrebbe potuto avere, specie se si fosse presentato con un discreto quantitativo di alcool in corpo. Lorenzo lo tranquillizzò, dicendo che lo aveva tagliato anche da quelle brevi sequenze e dopo aver impartito le ultime disposizioni, salutò tutti e si allontanò. Stava per aprire lo sportello dell’auto, quando sentì una mano palpargli energicamente il sedere. Sconcertato, si voltò di scatto. Sorrise, quando vide il viso di sua cugina. “Ciao cugino figone!” Si abbracciarono calorosamente. “Oggi ero libera da lezione e sono passata qui sperando di vederti. Ho fatto bene direi.” “Giusta giusta… stavo andando via. Non riuscivo proprio a concentrarmi oggi. Faccio girare al mio assistente alcune scene di nessun rilievo. Serve per mandare avanti il lavoro.” “Fai girare un altro al posto tuo? Non riesco a crederci… devi stare proprio male.” “Male sto male Anna, ma non credere… domani torno sul set, controllo… e se il girato non mi piace… importante o no… zac! Si taglia… e lo rifaccio, comunque Saverio è un ragazzo in gamba. Non dovrebbero esserci problemi.” “Novità sul delitto?” “Nessuna per ora. Credo che la polizia brancoli nel buio più completo.” “Lorenzo, hai impegni per stasera?” “No, nessun impegno… perché?” “Ho due biglietti per l’opera, che mi ha ceduto una collega che non può andarci. Mi fai da cavaliere?” “Volentieri Anna. A che ora inizia?” “Alle ventuno.” “D’accordo… passo a prenderti alle diciannove e trenta, così parcheggeremo con calma e avremo il tempo per gustarci un buon aperitivo.” “Perfetto Lorenzo… a stasera.” “Ciao Anna.” “Ciao.” Mentre la giovane donna si allontanava, il regista rimase fermo alcuni istanti a guardarla. Quanto le voleva bene. Più tardi tornato a casa, mangiò frettolosamente della frutta e si mise a lavorare sulle scene del giorno dopo. Oggi era andata così, ma domani doveva assolutamente recuperare il tempo perduto. Se il film andava completato, era giusto farlo perdendo meno tempo e soldi possibili. Era ben concentrato sullo storyboard, quando squillò il telefono. La voce di Ilaria gli mise subito allegria. Si trattava di un’amica alquanto pazzerella, che stava mesi e mesi senza farsi sentire, poi appariva come niente fosse, pronta a invitarlo agli eventi più improbabili. Riusciva addirittura a offendersi, se Lorenzo rifiutava. Questa volta, lo invitava a una serata organizzata da lei nella più prestigiosa discoteca della città. Ilaria infatti, bellissima ragazza, lavorava come modella e collaborava spesso come pr a tanti particolari eventi. Gli spiegò che quella sera, si sarebbe esibita in uno show ad alto tasso erotico. Lorenzo si trovò costretto a rifiutare, poiché aveva già l’impegno con sua cugina, e comunque una serata caotica in discoteca, sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe desiderato fare. Dirottò l’invito a Corrado, che rifiutò subito. Primo, perché detestava le discoteche, e secondo perché non sopportava Ilaria. Anche Gianni rifiutò l’invito, ma solo per motivi di lavoro. Doveva finire una traduzione. A lui piaceva ogni tanto andare a ballare, e Ilaria pur avendola conosciuta poco, non gli stava per nulla antipatica. Oltretutto vederla esibire svestita in una sexy dance, sarebbe stato uno spettacolo tutt’altro che sgradevole.