Capitolo 15
La stanza era immersa nel buio e Lorenzo nel pieno del sonno, quando giunse il primo squillo. Poi arrivò il secondo. Si svegliò di soprassalto. Impiegò alcuni istanti prima di rispondere al telefono. “P… pronto”, disse ancora semiaddormentato. ” Cosa? Oh Dio mio… come sta? Arrivo subito commissario.” Si vestì in cinque minuti, e senza neanche sciacquarsi il viso uscì da casa. Per strada, mentre guidava in direzione del pronto soccorso, chiamò Corrado. Al fisso non rispondeva nessuno e il cellulare era spento. Strano pensò, dove poteva essere andato a quell’ora della notte? Probabilmente era stato chiamato anche lui, e lo avrebbe trovato in ospedale. Arrivò in breve tempo. Vide subito Baldoni con due agenti in divisa. Non fece neppure in tempo a chiedere notizie dell’amico, che Gianni uscì dall’infermieria con un vistoso cerotto vicino al sopraciglio sinistro. ” Ciao Lorenzo… mi dispiace che il commissario ti abbia chiamato a quest’ora, ma quando giunto sul posto ha visto che si trattava di me, non ha voluto sentire ragioni.” “Ha fatto benissimo invece… ma cos’è successo Gianni?” Il giovane si sedette su una sedia del corridoio e iniziò a raccontare l’accaduto. ” Stavo tornando a casa, dopo essere stato a una conferenza dell’autore di cui sto curando la traduzione. Avevo appena salutato una collega. Salito in macchina, non ho neppure fatto in tempo a mettere in moto, quando qualcuno ha spaccato il finestrino, con un oggetto che teneva in mano… un martello… o una chiave inglese… non sono riuscito a vedere bene. Ho fatto appena in tempo a proteggermi il viso e uscire dallo sportello opposto. La collega, che non era ancora troppo lontana, ha sentito ed è tornata indietro gridando. L’ha fatto scappare per fortuna. A parte il grosso spavento e alcuni vetri che mi hanno ferito di striscio, non è successo niente… poi è arrivata altra gente che ha chiamato la polizia. Agli agenti ho detto di essere tuo amico, e che forse l’autore dell’aggressione è lo stesso degli omicidi. A quel punto hanno chiamato il commissario… e il resto lo sai.” “Sei riuscito a vedere chi ti ha aggredito?” “Assolutamente no Lorenzo… tutto si è svolto rapidamente.” “Domani parleremo con la sua collega… magari passato lo shock, riuscirà a ricordare qualcosa d’importante.” ” Ne dubito commissario… quando lei mi ha soccorso, quell’uomo si è dileguato… ammesso si tratti di un uomo. Accidenti che figura ho fatto Lorenzo!” ” In che senso?” ” Dalla paura presa, ero talmente agitato che la mia effe andava a ruota libera.” Il regista sorrise immaginandosi la scena. Domandò al commissario se qualcuno avesse chiamato anche Corrado, pentendosene subito dopo, viste le successive domande sospettose di Baldoni nei riguardi dell’amico. Quando il dottore firmò la carta di uscita per Gianni, il regista salutò il commissario e accompagnò l’amico a casa. Fecero il tragitto nel più completo silenzio. Ognuno immerso nei propri pensieri. Lorenzo aveva paura. Una paura folle. Non tanto per lui, ma soprattutto per i suoi cari. A Gianni questa volta era andata bene, ma se ci avesse riprovato? O con qualcun altro? Perché chiunque fosse, lo odiava così tanto? Il film? No… non poteva essere… c’era di sicuro un altro motivo. Quale? Una vendetta? Impossibile… era certo di non aver mai fatto del male a nessuno. Salutato l’amico, attese che raggiungesse il portone d’ingresso, poi rimise in moto e si avviò verso casa sua. Entrato in camera guardò l’orologio, era quasi l’alba e nella mattinata sarebbe dovuto andare sul set. Caricò la sveglia e si buttò vestito sul letto. Almeno un paio d’ore doveva assolutamente dormire.
Capitolo 16
La giovane donna correva disperatamente in mezzo alla fitta boscaglia. Non vedeva più la figura in nero alle sue spalle, ma sapeva che c’era. Sentiva il cuore scoppiargli in gola, doveva fermarsi. Si rifugiò dietro una siepe per riprendere fiato. Dove stava nascosto quel pazzo maniaco? Prese dalla borsa il cellulare, inesorabilmente scarico. Il terrore aumentava sempre di più. Chi poteva aiutarla dentro quel parco a tarda notte? All’improvviso, l’ombra scura del suo inseguitore le passò davanti facendola sussultare. Si portò una mano alla bocca per impedirsi di gridare. Sentì i suoi passi tra le foglie secche che si allontanavano. Per fortuna non l’aveva vista, grazie all’oscurità e all’improvvisato nascondiglio. Che fare adesso? Attese un paio di minuti e decise di uscire. D’altronde, nonostante la paura che la faceva tremare, non poteva certo trascorrere tutta la notte nascosta lì dietro. Si avviò lentamente nella direzione opposta. Doveva raggiungere la strada principale, e chiedere aiuto alla prima macchina in arrivo.
Dopo pochi metri, una mano guantata di nero l’afferrò da dietro prendendola per i capelli. La donna gridò, e anche se con fatica, riuscì a tenere testa all’aggressore. Iniziò di nuovo a correre, implorando a squarciagola un aiuto che sapeva essere impossibile da trovare. Scivolò e cadde a terra. Si rialzò in fretta, correndo più veloce di prima, nonostante il dolore a un ginocchio. Voltatasi per vedere se l’uomo si trovava ancora alle sue spalle, non si accorse di un pericolo incombente. All’improvviso, un ramo pieno di rovi penzolante da un albero, la colpì in pieno sul volto. Le spine s’infilarono numerose dentro la carne. Il dolore era atroce. Più la donna si dibatteva, più queste penetravano all’interno, lacerando con piccoli tagli la pelle delle guance… della fronte, trasformando in pochissimo tempo la sua faccia, in una maschera di sangue. L’assassino adesso era proprio davanti a lei. Non vedeva il suo viso coperto da un passamontagna, ma lo sentiva ridere, mentre osservava la macabra scena. Poi vide scintillare nel buio il rasoio. La gola fu recisa sullo schermo, in un primo piano da brivido. “Eccezionale Lorenzo, sfido chiunque a non tremare di paura, davanti ad una scena come questa!” “Sì… direi che è venuta davvero bene”, rispose il regista alzandosi dalla sedia, e rivolgendosi al giovane assistente, intento a spegnere il monitor. “Questa volta, ho voluto caricare la pellicola di sequenze splatter, e sicuramente verrò criticato per questo. I miei primi due film, prediligevano più le atmosfere che il sangue!” “Beh… ma qui ci sono entrambe le cose. Una suspense da togliere il fiato, culminante in omicidi cruenti, che entusiasmeranno gli appassionati!” “È vero Saverio… ma sai cosa c’è… mi sento un po’ carogna. Questo sarà il mio film più visto da una platea femminile, grazie alla presenza di Giacomo Zamboli e io sadicamente invece di mantenere i toni poco sanguinari dei precedenti, o diminuirli… li ho esasperati al massimo! Questa scena appena vista ad esempio… sai quante donne chiuderanno gli occhi! Però, l’idea mi piace… eccome!”. Come un bambino sadico sorrise, allontanandosi in direzione di un tecnico, che gesticolando richiamava la sua attenzione.