SPECCHI INFRANTI BY RICCI CAP 17-18

Capitolo 17

 

La platea era piena. La presenza di Lorenzo Torri all’evento aveva attirato parecchia gente. Moltissimi giovani, ma anche un discreto numero di persone di mezza età. Il primo a parlare fu l’organizzatore che faceva anche da moderatore: Simone Paggi. Poi fu la volta di Gennaro Conte, che aveva scritto la monografia sul regista. Era lui ufficialmente il protagonista della serata, anche se ovviamente a causa della presenza di Torri, si ritrovò a stare un po’ nell’ombra. Il suo intervento infatti fu alquanto breve, visto che si capiva benissimo che tutti attendevano facesse i saluti conclusivi. L’ultimo a parlare fu proprio Lorenzo, che suo malgrado si ritrovò a rispondere alle domande del pubblico prima, e a firmare decine di autografi poi. Mentre parlava, qualcuno seduto in platea, lo guardava con odio. Se il regista avesse posseduto qualche qualità sensitiva, non avrebbe potuto fare a meno di percepire quei pensieri malvagi, tanto erano forti. Quanto avrebbe voluto ucciderlo in quel momento, ma non poteva. Doveva ancora attendere. Fortunatamente, fra le tante ricevute dai fan entusiasti e curiosi, non ci furono domande riguardo agli omicidi, tranne quella di un maldestro giornalista, che fu subito bloccato da Stefano con un drastico “no comment”, che non lasciava spazio a repliche. Quando doveva svolgere il ruolo di produttore e manager, lo faceva al massimo della professionalità e competenza. Alcune persone, oltre a farsi firmare dvd dei suoi film o la monografia appena acquistata, chiesero di posare con lui per delle foto ricordo. Il momento che più odiava e temeva. Detestava farsi fotografare, ma ci teneva anche a farsi benvolere dalle persone. Sapeva benissimo che il successo dei suoi film, dipendeva da loro. Anche se quella era la parte negativa del suo lavoro, doveva svolgerla nel modo migliore possibile. Una bella ragazza mora, gli si avvicinò con una richiesta alquanto particolare. Un autografo sul braccio destro, che sarebbe poi andata a farsi tatuare. Dopo averglielo fatto, posò con lei per una foto ricordo. Prima di allontanarsi la ragazza, che disse di chiamarsi Silvia, gli allungò un biglietto da visita, invitandolo alla festa per il suo compleanno che avrebbe tenuto a casa sua. Sarebbe stato il regalo più gradito, una sua partecipazione. Ringraziò imbarazzato, pur sapendo che ovviamente non ci sarebbe mai andato. Quel siparietto, non passò inosservato agli occhi del persecutore di Torri, ancora presente in sala. Anzi, guardò con un certo interesse la ragazza, mentre un ghigno sadico, gli si allargava sul viso. Aveva individuato la sua nuova vittima. La serata, si era rivelata fruttuosa. Lentamente la sala iniziò a svuotarsi. Mentre con un cenno della mano, salutò Saverio, Orietta e Teresa, che stavano andando via, Stefano gli si avvicinò battendogli una mano sulla spalla. Era soddisfatto e si vedeva. Anche Marco, presente in sala gli rivolse dei complimenti. ” Sei molto amato dalla gente eh… grande regista.” Lorenzo rispose con un sorriso. Lo guardò allontanarsi, mentre quel pensiero maligno gli tornò nuovamente alla mente. Ancora una volta, aveva sentito una nota sarcastica nel tono di Marco. Non c’erano dubbi sul fatto che il musicista covasse una gelosia nei suoi confronti… ma pensare addirittura fosse lui il misterioso persecutore… no… non poteva, e soprattutto non voleva pensarlo. Salutati Stefano, Simone l’organizzatore e Gennaro Conte, che nonostante il fastidio provato per non aver ricevuto il giusto apprezzamento pubblico, era felice per l’elevato numero di copie vendute, salì in macchina con Gianni, Corrado e Anna, che lo avevano accompagnato. Figurarsi se non gli sarebbero stati vicini in un’occasione importante e celebrativa come quella. Andarono a bere qualcosa, terminando la serata in allegria.

 

                                    Capitolo 18

 

Il mattino dopo, quando Lorenzo era quasi pronto per uscire, suonarono alla porta. Si trovò di fronte la signora del piano di sotto. “Buongiorno… posso fare qualcosa per lei?” “Devo parlarle subito signor Torri.” “Si accomodi… prego.” “No… deve scendere lei da me… devo assolutamente farle vedere una cosa.” “D’accordo”, rispose incerto Lorenzo. Prese le chiavi, e dopo aver chiuso la porta, scese le scale dietro di lei. Rebecca Brone era una donna di mezza età. Molto eccentrica, svolgeva la professione di cartomante. Aveva lunghi capelli grigi, che teneva raccolti in un elegante chignon. Un viso ancora bello, nonostante fosse segnato da diverse rughe. Indossava una vestaglia viola, con disegnati sopra dei fiori neri. Era una donna di poche parole e molto riservata. Della sua vita non si sapeva nulla. Voci pettegole, malignavano che praticasse anche fatture e malocchi, altre, addirittura che ricevesse in casa clienti maschili per attività alquanto terrene. Entrarono nel suo appartamento. Il profumo d’incenso era molto forte. A Lorenzo per un attimo girò la testa. Attraversarono un lungo corridoio pieno di strani quadri. Molti di questi erano delle surreali associazioni di volti. Gli venne alla mente “Profondo Rosso”. Sorrise al pensiero che la sua vicina, poteva essere benissimo una maniaca assassina come quella del film. La donna gli fece strada dentro una stanza illuminata da una spettrale luce soffusa. Un grande specchio occupava quasi una parete. Accanto, alcuni mobili pieni di statuine. Elfi, streghe, fate e creature varie, stavano in bella mostra. Rebecca gli indicò una delle quattro sedie intorno al tavolo circolare. Sopra una di queste, stava adagiato un bellissimo gatto nero, che fissava il regista con i suoi occhi gialli e magnetici. “Si chiama Artiglio”, disse la donna vedendo che Lorenzo lo guardava affascinato. “È davvero molto bello”, e con la mano si avvicinò per accarezzarlo. Il felino, si mosse rapidamente scendendo con un balzo dalla sedia, non prima però di avergli soffiato contro spaventandolo. “Artiglio non ama gli estranei”, disse la donna. “Gradisce un caffè?” “Volentieri… non l’ho ancora preso”, rispose Lorenzo, la cui attenzione era attirata da un voluminoso libro scritto in latino e pieno di strane illustrazioni. Si capiva bene, che trattava di alchimia. “Le interessa la magia?” “Beh… non sono esperto in materia… però si… mi affascina molto.” “Anche per il suo tipo di film suppongo?” “No… sinora ho fatto thriller molto terreni… ma l’idea di realizzare un film sulla magia, mi attira molto… nel caso le chiederò una consulenza sull’argomento”, disse sorridendo. Rebecca, senza contraccambiare nessun sorriso, rispose che solo chi conosceva profondamente la materia avrebbe potuto affrontarla. “Lei signor Torri, sa niente di streghe?” “Adesso il film era diventato “Suspiria” pensò, trattenendo un’altra risatina. “No… sinceramente no… però stia tranquilla che il giorno in cui deciderò di realizzare un film sull’alchimia, studierò attentamente l’argomento… e comunque non ci sono solo le streghe di cui parlare.” “Certamente… ma sono sempre quelle che fanno più paura”, rispose la donna con un tono di voce che gli provocò un senso d’inquietudine. Non vedeva l’ora di andarsene da quella casa. Oltretutto iniziava a farsi tardi e lo attendevano sul set. Chiese a Rebecca il motivo della sua visita, mentre sorseggiava il caffè troppo bollente, e veramente cattivo. “Come lei saprà, io sono una bravissima sensitiva.” “C… certo, non lo metto in dubbio.” “Le ho fatto le carte, riguardo ai tragici avvenimenti degli ultimi giorni.” “Grazie… ma … non capisco.” “È uscita sempre la stessa carta. Questa. La morte! Ho anche avuto una visione, dove lei piangeva coperto di sangue.” Lorenzo rabbrividì non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla carta sopra il tavolo. “Anche adesso mentre le parlo, sento intorno a lei un’aura malvagia.” “Signora… mi scusi… non è che per caso si è lasciata suggestionare dalle notizie circolate ultimamente.” “Lei non mi crede vero?” “Non è questo… ma a volte…”, la donna non gli lasciò neppure terminare la frase. “Lei mi delude signor Torri… pensavo che con il suo particolare lavoro, fosse più aperto riguardo i misteri dell’ignoto! Comunque se vuole, potrei anche aiutarlo.” “E come mi scusi?” “Se mi lasciasse qualcosa di suo… un oggetto… un indumento. Potrei provare a sollevare questo fitto velo di mistero… magari riuscire anche a vedere chi la odia tanto.” “Sì… magari bastasse questo”, commentò il regista a voce bassa, ma non abbastanza da non farsi sentire. Rebecca, palesemente offesa, lo accompagnò alla porta. Adesso Lorenzo sì sentì in colpa. Quella donna aveva solo voluto aiutarlo. Perché ferirla inutilmente? Sapeva benissimo l’inutilità della cosa, ma una volta salito in casa, prese una cravatta e gliela portò. “Ha ragione signora… sono alquanto dubbioso su certe cose, ma sono anche terrorizzato e disperato. Se potrà servire a qualcosa, io gliene sarò grato a vita.” La donna prese la cravatta e gli rivolse un sorriso enigmatico. “Farò tutto quello che mi sarà possibile per aiutarla. Buona giornata.” Poi, chiuse la porta. Non sapeva che cosa pensare di quella donna. Magari, era davvero una sensitiva talmente in gamba da poterlo aiutare. Salì in auto e si diresse verso il parco, dove avrebbero girato alcune scene di estrema tensione. Rebecca intanto, seduta avanti al tavolo con il gatto nero sulle gambe, si rigirava la cravatta fra le mani sorridendo. “Ci sono riuscita. Pensavo che sarebbe stato più difficile farmi dare un suo oggetto personale.” Aveva approfittato della debolezza momentanea di quell’uomo, e per un breve istante fu attraversata da un senso di colpa. Il pensiero dei soldi che ci avrebbe guadagnato sopra, glielo fece però subito passare. Aveva trovato una gallina dalle uova d’oro e non poteva lasciarsela sfuggire. In seguito, si sarebbe inventata qualcos’altro per continuare a guadagnare alle spalle di quell’anziano.

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