Capitolo 21
“Tu Giacomo siediti su quella panchina, e guarda in direzione di Viola… lei non ti ha ancora visto, e deve risultare sorpresa. Voi avete preparato la macchina che deve andarle addosso? Ok… le comparse sono pronte? Per favore Saverio, quella signora con la carrozzina, falla spostare più a sinistra.” Lorenzo era concentrato nella preparazione di una scena molto importante, che si svolgeva nel giardino pubblico della città, quando squillò il cellulare. Nel vedere il nome di Baldoni sul display, fu quasi tentato di non rispondere. “Sì… buongiorno commissario… mi dica.” Pochi istanti dopo, sentì le gambe cedergli e la salivazione bloccarsi, quando Baldoni gli chiese se conosceva la maestra che in mattinata era stata uccisa nella scuola per ciechi Anna Frank. “Co.. come si chiamava?”, riuscì appena a domandare. Alla risposta del commissario non disse nulla. Svenne soltanto. Si risvegliò poco dopo in una stanza d’ospedale. Accanto a lui oltre al commissario, c’erano Saverio, Teresa e Corrado. Nessuno sapeva cosa dire. Specialmente Corrado, che conosceva il legame strettissimo del regista con sua cugina. Poco dopo, anche Gianni, saputa la notizia lo raggiunse in ospedale. Lorenzo sembrava essersi apparentemente ripreso, ma dopo aver risposto ad alcune domande del commissario, ricadde in una crisi nervosa. Dopo avergli fatto una puntura per calmarlo, gli infermieri fecero uscire tutti per lasciarlo riposare tranquillo.
Capitolo 22
Per quattro giorni le riprese del film si fermarono. D’altronde erano quasi alla fine, e nonostante tutti i tragici avvenimenti, i tempi stabiliti erano stati rispettati. In quei giorni Saverio, si era preso la libertà di girare alcune scene di raccordo per recuperare tempo. Aveva avuto in questo, l’appoggio di Teresa e la disponibilità degli attori. Se Lorenzo si fosse arrabbiato pazienza, lui l’aveva fatto in buona fede.
Capitolo 23
Al funerale di Anna, il cimitero era pieno. La bara sommersa dalle corone di fiori. In molti erano andati a dargli l’ultimo saluto. I suoi alunni con i loro genitori. Colleghi e colleghe. Tantissime persone che le volevano bene. Ognuno piangeva la scomparsa di quella giovane donna, buona quanto bella. Un fiore reciso troppo presto. Nascosto dietro un paio di occhiali neri, Lorenzo sottobraccio a Corrado e Gianni, stava come in trance. I due amici non l’avevano lasciato solo un momento dal giorno della tragedia. Fu un susseguirsi di abbracci e condoglianze. Di visi addolorati. Orietta… Giacomo…Teresa… Saverio con Mara… Stefano… Marco…Viola… poi una ragazza che non conosceva, un tecnico… colleghi del cinema… gente comune. Lorenzo rispondeva a quelle manifestazioni d’affetto, senza in realtà vedere nessuno. Come se quel funerale non lo riguardasse. Lentamente il cimitero si svuotò. Il regista sempre sottobraccio ai suoi più cari amici si avviò lungo il vialetto verso il cancello d’ingresso. Ad attenderlo c’erano alcuni giornalisti. Uno di questi, gli chiese come si sentisse puntandogli contro il microfono. Gianni lo bloccò con un gesto della mano. “Come volete che fi fenta? Non vedete che è fconvolto? Fiete degli avvoltoi… non avete neffun rifpetto!” Al massimo del nervosismo, la sua effe andava a ruota libera. Lorenzo rimase impassibile e salì in auto, mentre Corrado trattenne una risatina, per paura di mancare di rispetto all’amico. Il regista si tolse gli occhiali e si asciugò gli occhi, mentre Gianni metteva in moto. “Sapete la cosa che in questo momento mi fa più male cos’è?” “No”, risposero i due. “È il fatto che probabilmente quel bastardo maniaco, visto che ormai sono certo sia qualcuno che mi conosce bene, era presente al funerale e mi avrà magari anche fatto le condoglianze.” Rimasero in silenzio fino all’arrivo a casa. Sia Corrado sia Gianni, avevano notato l’assenza di Fernando Rozzi, ma non era quello il momento per farglielo notare.