Capitolo 32
Villa Silenzi, era una bella clinica immersa nel verde. L’auto si fermò di fianco all’ingresso principale. Flavia scese, e una volta entrata si diresse alla reception. Si avvicinò a una ragazza in divisa azzurra, seduta dietro il bancone. “Buongiorno, mi dica?”, disse rivolgendole un sorriso luminoso. “Ho un appuntamento con il dottor Gagliardi… sono la dottoressa Campogiani.” “Prego… quarto piano stanza cinque. Salga pure, io avviso il dottore.” Pochi minuti dopo, era a colloquio con il giovane medico. Gli spiegò che la sua visita riguardava un paziente che aveva sotto cura, e al quale teneva molto. Disse che era stato ricoverato in quella clinica per diverso tempo, e sarebbe stata contenta di conoscere qualche informazione in più, dal medico che all’epoca lo seguiva. Poteva esserle utile, per aiutarlo a raggiungere una completa guarigione. Gli raccontò a grandi linee la sua storia, notando un palese finto interessamento dall’altra parte. Il giovane e indisponente medico, rispose che non poteva aiutarla in nessun modo, poiché il dottor Gabani, che aveva curato Gianni, si era trasferito in America. In quel momento era pieno di lavoro, e assolutamente impossibilitato a recarsi agli archivi, per dare un’occhiata alla cartella clinica del suo paziente. Le assicurò che lo avrebbe fatto appena possibile, tanto da come aveva capito, non c’era alcuna urgenza. Nessun problema quindi, se avesse atteso qualche giorno. La dottoressa, compreso il totale menefreghismo sulla questione, si alzò congedandosi in fretta. Uscita dalla clinica, Flavia era un fascio di nervi. “Stupido, arrogante figlio di papà! Le farò sapere appena potrò… ma vai al diavolo!”. Si fermò ad ammirare lo splendido panorama delle colline intorno. Tirò un sospiro respirando a pieni polmoni quell’aria pulita. D’altronde, che poteva risultare un viaggio a vuoto, lo aveva messo in conto prima di partire. Poi chissà… magari quel presuntuoso l’avrebbe anche chiamata con qualche informazione. “Sì… aspetta e spera!”, disse a voce alta. Quel giorno non aveva preso appuntamenti in studio, e decise di spostarsi fino al paese vicino, dove conosceva un ristorantino che cucinava dell’ottimo pesce. “Ma sì… un giorno di relax! Alla faccia del dottor Gagliardi!”.
Capitolo 33
Lorenzo quella stessa mattina, si stava godendo il più completo riposo, non avendo stranamente impegni. Squillò il telefono. Sbuffando, andò a rispondere. “Signor Torri buongiorno. Sono Paola Vairetto, una giornalista di “Cinema Oggi”. Immagino conosca la nostra rivista?” Alla risposta affermativa del regista, riprese a parlare, chiedendogli se poteva rilasciare un’ intervista per il nuovo numero. Si accordarono per il pomeriggio. Lorenzo si godette il resto della giornata, dedicandosi a una lunga toilette. Alle sedici era pronto per l’appuntamento. La giornalista arrivò puntualissima. Si accomodarono sul divano. Il regista versò da bere, mentre la donna si spendeva in complimenti per la bella casa. Poi, partì il fuoco di fila delle domande. Fu assai piacevole per Lorenzo, scoprire che lo spazio monografico del mese, era stato per il nuovo numero riservato a lui. Non si trattava quindi della solita intervista promozionale. Passarono circa venti minuti, senza che la donna facesse cenno agli ultimi tragici avvenimenti. Cosa che piacque molto a Lorenzo. Anche quando inevitabilmente arrivò a toccare l’argomento, lo fece con estrema delicatezza. “Signor Torri, lei pensa che una persona disturbata, possa essere influenzata dal suo cinema, fino a uccidere?” “Ho capito dove vuole arrivare. Non lo so sinceramente. Questo maniaco che mi sta perseguitando… perché immagino sia di questo che vorrebbe accennassi?” La donna sorrise imbarazzata. “Tranquilla, nessun problema… comunque non sono riuscito a inquadrarlo. Non credo sia un folle esaltato dai miei film. Mi odia… ma io onestamente non so perché. Quello che spiazza me e anche la polizia, è il suo modus operandi. L’unica cosa è che io sono certo di non avere mai fatto del male a nessuno… volontariamente almeno… perché non posso escludere di averlo fatto inconsciamente. Adesso però, vorrei chiederle di non parlarne più. Le ho detto anche troppo. Quel pazzo è ancora in circolazione, e la polizia sta seguendo le indagini.”
La giornalista si scusò e proseguì con le rimanenti domande che si era preparata. A un certo punto s’interruppe. Aveva notato da alcuni minuti, qualcuno che li stava osservando dalla finestra di fronte. Gli sembrava che tenesse qualcosa in mano. Un binocolo o qualcosa di simile… forse una videocamera. Lo disse a Lorenzo, che riconosciuto Nicola Morico sdrammatizzò, dicendo solo che si trattava di un vicino anziano e pettegolo. La giornalista sebbene poco convinta, terminò l’intervista e dopo aver scelto insieme al regista le fotografie da mettere a corredo del servizio, sì congedò.
Rimasto solo, telefonò al commissario Baldoni. Quel vecchio nascondeva qualcosa. Addirittura riprenderlo di nascosto dentro casa sua. Perché?