Capitolo 36
Seduto sulla panchina, Fernando Rozzi, tracannava dalla bottiglia l’ennesima birra della serata. Quando vide la prima macchina arrivare, si alzò barcollando, dirigendosi verso l’interno dei giardini. Da lì, poteva osservare tutti i movimenti che da quel momento in poi sarebbero susseguiti. Voleva vedere tutti i partecipanti a quella festa ignobile, data dalla persona che più odiava al mondo. “Maledetto… che tu sia maledetto Lorenzo Torri!”, imprecò biascicando le parole, di minuto in minuto sempre più confuse per la quantità di alcool che gli entrava nello stomaco.
Capitolo 37
Non erano ancora le ventidue, che la casa di Lorenzo traboccava di gente. Una musica di sottofondo si diffondeva nell’aria. Bere e mangiare a volontà. Come sempre tutto perfetto. Le persone si erano divise in vari gruppetti. Ogni tanto il campanello annunciava l’arrivo di nuovi ospiti. Lorenzo da perfetto padrone di casa si divideva fra tutti senza trascurare nessuno. Arrivarono anche Saverio e Mara. Il regista fu felice di vederli allegri e sereni. Forse quel ragazzo non era così stronzo come sembrava. Magari, solo immaturo e fortemente ambizioso nel modo sbagliato. Sarebbe cresciuto imparando a sue spese, che solo con il lavoro e la serietà, avrebbe raggiunto i suoi traguardi. Magari chissà… bravo lo era davvero, poteva anche darsi che un aiuto per emergere glielo avrebbe dato, ma certamente non subito. Li accompagnò al tavolo del buffet. Poi si diresse verso Orietta e Teresa che parlavano fitte. “State spettegolando su di me? ” “Si”, rispose la segretaria, “ma adesso che sei arrivato, dobbiamo smettere.” “Non darle retta Lorenzo… parlavamo di cucina”, disse la costumista, mentre si faceva fuori la sesta o settima tartina. Si allontanò raggiungendo Marco, che in un angolo tutto solo, osservava gli altri sorseggiando un cognac. “Tutto bene?”, chiese al musicista. “Si Lorenzo… tutto perfetto… come sempre direi… ottima musica e compagnia.” Scambiarono altre due parole, poi il regista si dedicò ad altri ospiti. Perché sentiva sempre quella nota stonata, ogni volta che parlava con lui? Anche adesso l’aveva percepita. Probabilmente stava diventato paranoico, ma chi non lo sarebbe stato, con un maniaco psicopatico che ti perseguita, e un anziano vicino che vorrebbe diventare tuo nonno adottivo? A quel pensiero sorrise. Non sapeva neppure perché, ma provò per la prima volta compassione per Morico. E se ci avesse parlato? Probabilmente non sarebbe stata una cattiva idea. Decise che si sarebbe consigliato con Corrado e Gianni, ma già sapeva che entrambi sarebbero stati d’accordo. I due ragazzi intanto ridevano e scherzavano con amici comuni estranei all’ambiente del cinema. Tutti sembravano stare bene e divertirsi. Qualcuno si era messo anche a ballare timidamente. A quel punto Lorenzo decise di cambiare musica e metterne una più dance, in modo da coinvolgere ancora più persone. Tirò fuori il cd dallo scomparto, e ne inserì un altro. Fu in quel momento, che si accorse della busta. Stava inserita in mezzo alla fila dei cd. Trattenendo il respiro la prese e andò in bagno per aprirla. “TU HAI FINITO IL FILM. IO NO. ANCORA UN PAIO DI SCENE E POI IL GRAN FINALE! ” Non ci voleva un genio per capire che le scene stavano per omicidi e il gran finale per la sua morte. Non era il caso di telefonare al commissario. Non durante la festa. L’avrebbe fatto l’indomani. La cosa che più lo sconvolgeva, era che l’assassino si trovava fra i presenti. Quando aveva preso il precedente cd, non c’era nessuna busta.
Chi sei maledetto? Pensò. O maledetta magari? Non poteva certo escludere l’ipotesi che fosse una donna a perseguitarlo. Tornò fra gli ospiti. Probabilmente doveva essere un po’ pallido, perché Stefano gli si avvicinò chiedendogli se andava tutto bene. Notò che il produttore, lanciò uno sguardo rapido alla busta. Dopo averlo tranquillizzato, lo accompagnò a bere qualcosa. A un certo punto fu chiamato da Giacomo, che dalla finestra, aveva visto di sotto sulla strada vicino all’ingresso dei giardini pubblici, Fernando Rozzi, barcollante e ubriaco più che mai. Si avvicinò per guardare, ma l’attore era già scomparso. Tutti sapevano che Fernando non era stato invitato, per cui non riuscivano a capire perché si trovasse lì. Solo Lorenzo ne immaginò il motivo. La lettera. Probabilmente aveva approfittato della confusione, per entrare in casa e lasciargliela nello scaffale. Strano che nessuno lo avesse notato, anche se pensandoci bene l’ipotesi sembrava improbabile, ma a quel punto era la più ovvia. La festa comunque proseguì allegra sino alla fine. Quando anche gli ultimi ospiti se ne furono andati, Teresa e Gianni si offrirono per aiutarlo a rigovernare. Corrado invece a malincuore dovette andarsene, per un impegno inderogabile che aveva il mattino dopo, nonostante fosse Domenica. Finito di sistemare, Teresa salutò i due amici e se ne andò. Rimasti soli, Lorenzo e Gianni si concessero un bicchierino in più. Il regista raccontò all’amico della lettera e convenne con lui, che solo per quel motivo Fernando Rozzi, poteva trovarsi sotto casa sua a tarda notte. Doveva assolutamente avvisare Baldoni il prima possibile. Anzi, Gianni quasi si arrabbiò, per il fatto che Lorenzo non lo avesse fatto subito. Il regista si pentì subito di quella confidenza. Accidenti, la dottoressa si era raccomandata di tenerlo fuori il più possibile da quella faccenda per non creargli ulteriori ansie. Che stupido era stato! Già pensò a quante gliene avrebbe dette Corrado.