Capitolo 9
Anna si stava truccando seduta avanti lo specchio della toilette. Era felice per quella serata con suo cugino, anche se con un po’ di rammarico, pensò che forse alla sua età, sarebbe dovuta andarci con un fidanzato o addirittura un marito. Riguardo alle storie d’amore non era stata troppo fortunata. Probabilmente era anche per colpa sua. Si rendeva conto di essere troppo esigente. Non riguardo alla bellezza, caratteristica della quale le interessava ben poco, ma sopratutto riguardo all’intelligenza, la cultura, l’eleganza. La capacità di far sentire la propria donna, una regina. Non era facile trovare un uomo così. Sorrise ritrovandosi a pensare che l’unico che conosceva con tutte quelle caratteristiche, fosse Lorenzo, e lo metteva sempre a paragone con quelli che incontrava, in un confronto che partiva già perdente. Tutto sommato, era però una donna soddisfatta della sua vita. Economicamente tranquilla, un lavoro meraviglioso fra quei bambini che ogni giorno le regalavano amore e lezioni di vita, e un cugino che era anche più di un fratello. Si ammirò allo specchio, dopo aver indossato un raffinato tubino nero che metteva in risalto le sue forme perfette. Nello stesso istante anche Lorenzo si guardava allo specchio appena uscito dalla doccia. Vide un quasi cinquantenne ancora tonico nel fisico, con solo un piccolo accenno di pancetta e un viso fresco, contornato da sottili rughe perlopiù d’espressione. Passò in rassegna il guardaroba indeciso sul cosa indossare. L’armadio conteneva tanti completi, di cui la maggior parte erano di colore nero. La scelta cadde proprio su uno di quelli. Abbinò al vestito, una camicia bordeaux e una cravatta gialla. Da una finestra del palazzo di fronte, qualcuno nascosto dietro una tenda, continuava a fotografarlo di nascosto. Non era la prima volta. Poco dopo il regista uscì, e si avviò a prendere sua cugina. Giunti al teatro, mentre stavano nel foyer in attesa di entrare in sala, Lorenzo si ritrovò a salutare e stringere la mano a varie persone che lo avevano riconosciuto. La cosa gli creava sempre un certo imbarazzo. Amava il suo lavoro ma tutto il resto che comportava la notorietà non faceva per lui, di carattere timido e riservato. Chi gli chiedeva informazioni sul nuovo film. Chi sulla crisi, che sembrava attanagliare buona parte del cinema Italiano. Un viscido assessore, cercò ripetutamente di coinvolgerlo in una discussione sulle imminenti elezioni comunali, mentre una nota esponente della crema cittadina, gli cinguettava attorno con spregiudicatezza, incurante della presenza di Anna. La donna, quasi sessantenne, era eccessiva in tutto. Dai capelli troppo biondi e cotonati, al vestito troppo scollato e colorato. Il trucco, gli accessori, il portamento, e il tono della voce. Riuscire a scollarsela da torno con educazione, risultò impresa decisamente non facile. Per fortuna fra i tanti, non ci fu nessun cretino a chiedergli dell’omicidio. Finalmente, giunse il momento di entrare in sala. Una volta seduti ai loro posti, si gustarono la ritrovata pace. Scherzarono sui vari look che giravano per la platea, alcuni dei quali definirli kitch, sarebbe stato un eufemismo. Pochi minuti dopo le prime note del “Nabucco” di Giuseppe Verdi risuonarono nell’aria e il sipario si aprì.
Capitolo 10
Il “Raptus” era pieno come un uovo. La musica martellava a pieno volume. La pista, era un unico agglomerato di giovani che ballavano scatenati e sudati, appiccicati uno con l’altro. Le fluorescenti luci colorate, alternate al freddo effetto dei neon, creavano un’atmosfera quasi infernale. Sopra un palco posto al lato sinistro della pista, Ilaria si dimenava insieme con un’altra ragazza, entrambe appena coperte da un bikini argentato. Un drappello di ragazzini ancora minorenni, le guardavano immobili, senza perdersi un solo istante dei sensuali movimenti delle due donne. Sembravano in estasi. In mezzo a tutto quel frastuono di luci e musica, qualcuno si aggirava per la discoteca con una grande voglia di uccidere ancora. Teneva d’occhio il palco, aspettando il momento giusto per farlo, sorseggiando una birra ghiacciata. Una ragazza passandogli accanto, gli diede una spallata facendogliene versare un po’ addosso. Gli chiese scusa, mentre l’altra persona la guardò con occhi cattivi. Lei, si allontanò rapidamente senza riuscire a trattenere un brivido. La discoteca era di minuto in minuto sempre più piena. L’aria iniziava a farsi irrespirabile e il nervosismo del misterioso cacciatore, aumentava. Finalmente la sua preda scese dal palco. La seguì a debita distanza. Ilaria entrò nella toilette. C’era gente che andava e veniva. Non era certo il luogo ideale per uccidere. Restò in attesa per alcuni minuti, senza perdere di vista l’ingresso. Con tutto quel viavai, sarebbe bastato un attimo per vedersela sparire davanti agli occhi. Stava iniziando a spazientirsi, quando finalmente la vide uscire. La ragazza subito dopo, aprì una porta alla sua sinistra con scritto privato, richiudendosela alle spalle. Attese qualche secondo, poi entrò a sua volta. Si trovò di fronte un lungo corridoio. La vide aprire una porta in fondo a destra. Capì, che si trattava di piccoli camerini. Controllò che non ci fosse nessuno in giro. Ilaria intanto, si era seduta davanti allo specchio per ritoccarsi il trucco. La stanza era davvero squallida. La luce era data da una lampadina attaccata alla meglio. Doveva fare in fretta. Poteva giungere qualcuno da un momento all’altro. Iniziò a respirare affanosamente.
Il respiro, venne percepito anche da Ilaria, mentre stava per ripassarsi il rossetto. Appoggiò lo stick sopra il tavolino di fronte a lei, e si guardò intorno. Aveva nettamente la sensazione di essere osservata. Stava per domandare se ci fosse qualcuno, quando una mano guantata di nero, la afferrò da dietro serrandole la bocca, mentre con l’altra, le trapassava lo stomaco infilzandoci il coltello. La lunga lama, colpendo ripetutamente, glielo squarciò completamente. Travolto da una furia omicida incontenibile, l’assassino riempì la bocca della giovane con i suoi stessi organi, nel frattempo fuoriusciti all’esterno. Dopodiché, richiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso l’uscita.
Presto avrebbero scoperto il cadavere. Doveva allontanarsi in fretta.