Capitolo 48
Il commissario Baldoni, aveva appena terminato una telefonata con il questore, che voleva un dettagliato rapporto sul caso Fernando Rozzi, quando ricevette una visita inaspettata. Era il medico legale. “Buon giorno commissario, sono venuto a portarle il risultato dell’autopsia effettuata su Rozzi.” “Grazie dottore. Non serviva si disturbasse… sarei venuto io nel pomeriggio.” “Ho pensato che sarebbe stato meglio comunicarle a voce, quello che abbiamo scoperto.” “Cioè?”, rispose Baldoni mentre la voce gli si strozzò in gola. L’espressione del medico era foriera di cattive notizie. “Dai risultati delle analisi è emersa la presenza di un veleno altamente tossico. Sotto la pianta del piede, abbiamo inoltre rilevato un piccolo forellino.” “Un forellino?”. “Si. Nessuno che decida di suicidarsi con una miscela di alcool e farmaci, si farebbe una puntura di veleno prima… non sotto il piede per tenerla nascosta perlomeno.” “Secondo lei quindi, Rozzi è stato ucciso e l’assassino ha simulato il suicidio?”. “Direi proprio di si commissario.” “Dottore, ha parlato con qualcun’altro della cosa?”. “Assolutamente no”. “Allora mi raccomando… manteniamo il massimo riserbo. Se quel maniaco è ancora libero come sembra, si sentirà sicuro e magari commetterà un errore.” “Posso fare altro commissario?”. “No dottore… lei ha già fatto parecchio. Certo, avrei preferito una notizia più bella… ma pazienza. La nostra caccia continua.” Rimasto solo Baldoni, tirò fuori dal cassetto della scrivania un fascicolo, si sedette alla scrivania e iniziò a sfogliarlo. Conteneva tutto il caso Lorenzo Torri. Non poteva crederci. Sembrava tutto finito e invece. Lo rilesse accuratamente. Parola per parola. A quel punto, sapeva che c’era qualcosa che gli sfuggiva. Decise anche di controllare più a fondo il caso di Nicola Morico. Magari, anche se era solo il nome di battesimo a unire i due ragazzi morti, c’era dell’altro. Forse quell’anziano non era così innocuo come voleva far credere… o magari aveva qualcuno che agiva per lui… un altro figlio. Si alzò di scatto dalla sedia. Un altro figlio? Come aveva fatto a non pensarci prima? Un fratello di quel ragazzo morto nello scontro con i genitori di Lorenzo. Non era stata colpa loro, era lui a essere ubriaco, ma nulla escludeva che un fratello cresciuto nell’odio e nel dolore, magari con il cervello disturbato, potesse vedere nella vendetta sul figlio di quelle persone, la soluzione ai suoi problemi. Si rendeva conto che si trattava di un’idea contorta. Eppure… più ci pensava, e più si rendeva conto di quanto fosse possibile. Adesso c’era subito da controllare se Nicola Morico avesse un altro figlio… o figlia… e se magari lavorassero nell’ambiente del cinema. Forse addirittura sul set del film di Lorenzo Torri.
Capitolo 49
La casa si trovava in una zona periferica della città. Era una villetta. Molto carina dall’esterno. Si vedeva tutta la contentezza di Gianni, a mostrarla all’amico. Dopo tanto tempo in affitto, finalmente una casa tutta sua. Il ragazzo schiavò la serratura dando diversi giri di chiave, mentre raccontava a Lorenzo del mutuo che aveva stipulato, e le condizioni agevolate fattegli dalla banca. Aprì la porta e fece strada all’interno. Di fronte al piccolo ingresso, c’era una scala che conduceva al piano superiore. A destra, un soggiorno aperto con angolo cottura. I mobili erano in noce chiaro con rifiniture nere. Un grande divano in stoffa, con una fantasia di colori molto accesi. Il tavolo al centro, dello stesso colore dei mobili. Le quattro sedie intorno, erano invece nere e molto particolari. Sopra un ripiano, campeggiava un grande televisore di ultima generazione. Un angolo cottura in marmo e acciaio, completava l’arredamento. Lorenzo si guardava intorno stralunato. “Ma… hai già comprato tutti questi mobili? ” “Si Lorenzo… un pezzo alla volta. Cercando le occasioni migliori. Se hai bisogno del bagno, lo trovi a sinistra”. “No grazie… mi devo ancora riprendere da questa sorpresa Gianni”. Il ragazzo sorrise. “Comunque non ci credo che abbia comprato tutto tu”. “Infatti hai ragione Lorenzo… diverse cose erano dei vecchi proprietari. Vieni… ti faccio vedere di sopra”. Salirono le scale e si trovarono dì fronte un corridoio con tre porte. Gianni aprì la prima, che dava su una camera da letto molto particolare. Nera e rosa, con rifiniture argento. Decisamente raffinata. Nella stanza accanto non arredata, stavano ammucchiate diverse cose. Un asse da stiro. Un grande cesto di vimini ripieno di giornali. Uno scatolone con tante cianfrusaglie. Una culla. “Ci viveva un bambino qui!”, disse Lorenzo. Gianni non lo aveva sentito. Si era allontanato per aprire la terza porta. Quella del secondo bagno. Finita la visita, scesero a prendere gli scatoloni in macchina per portarli dentro. “Ti fermi a cena Lorenzo? Lo so che è ancora presto, ma così inizio a preparare con calma”. “Pure? Non dirmi che hai anche da mangiare?”. “Sì. Certo non grandi cose, ma una frittata con due patate fritte posso rimediarla”. “Sono stravolto Gianni… senza parole”. “Perché Lorenzo? Non capisco”. “Scusa ma… all’improvviso riveli l’esistenza di una casa acquistata da poco… arrivo e trovo una splendida villetta, con un arredamento ancora più bello… dimmi tu come faccio a non essere sorpreso?”. Gianni sorrise. “A proposito, prima ti chiedevo del bambino”. “Bambino? Quale bambino?”. “Ho visto una culla di sopra”. “Ah si! Il figlio dei vecchi proprietari. Devo chiamarli uno di questi giorni… o se la vengono a prendere, o la butto via. Che cavolo me ne faccio io?”. “Strano però…” “Strano cosa Lorenzo?”. “Se hanno un bimbo piccolo, la culla gli serve… perché lasciarla qui?”. “Lorenzo smettila! Va bene che realizzi film horror, ma tu vedi misteri dappertutto. Si vede che quella gli faceva schifo e l’hanno comprata nuova”. “Senti Gianni… possiamo anche andare a cena fuori più tardi. Aspettiamo Corrado che finisca di lavorare, e ci facciamo una pizza insieme”. “No Lorenzo… preferisco restare qui. Ho seriamente bisogno di parlarti… e vorrei che fossimo solo noi due.” “D’accordo Gianni.” Il tono dell’amico lo preoccupò.