REGIA: GYORGY PÀLFI
ATTORI: GERGO TROCSA, CSABA CZENE, MARC BISHOFF
REPERIBILITÀ: MEDIA
GENERE: GROTTESCO
ANNO: 2006
Gyorgy Palfi è un regista ungherese molto interessante, autore di pellicole spesso grottesche e fuori dagli schemi, (come ad esempio il suo “Szabadesés” una sorta di film a episodi molto surreale) in questo “Taxidermia” il nostro spinge ulteriormente sul pedale della follia regalandoci un film originalissimo ma assolutamente non per tutti, un prodotto assolutamente fuori dagli schemi. “Taxidermia” riesce a mescolare grottesco, commedia nera, body horror e drama in un formula unica e contorta che a tratti richiama alla mente elementi cari a certo cinema di Cronenberg e le sue ossessioni per le mutazioni del corpo. L’interessante sceneggiatura non mette a l centro un unico protagonista ma piuttosto un’intera famiglia che dagli anni ’40 arriva fino (più o meno) agli anni ’80, la famiglia ungherese dei Balatony , un nucleo molto particolare il cui filo conduttore fra una generazione e l’altra è un accentuato disagio psichico che si manifesta (in maniera diversa) fra una generazione e l’altra. Il film è composto da vari episodi, nel primo siamo nel desolante scenario della seconda guerra mondiale dove fra baracche sporche, nebbia e personaggi volgari troviamo Morosgoványi Vendel il nonno della famiglia, un laido individuo ossessionato dal sesso e dalla masturbazione, dedito ad un auto erotismo malsano. Nel secondo episodio viene mostrata la storia di Kalaman Baltony un campione di “abbuffate sportive” che si confronta con altri obesi in competizioni d’ingozzata. Kalaman si innamora poi di una campionessa d’abbuffata, in questo episodio la componente grottesca prende sempre più il sopravvento, assistiamo ad ingozzate “sportive” con conseguente espulsione di brodaglia, il tutto condito dalla retorica comunista. siamo davanti a personaggi laidi e grotteschi tuttavia senza scadere nel caricaturale. Nella terza ed ultima parte vediamo la vita di Lajosca solitario imbalsamatore dalla vita grigia passata a impagliare animali e ad accudire l’anziano e ormai orrendamente grasso e deforme padre Kalaman. La trama scorre in maniera lineare, è un’opera questa che si concentra sulla caratterizzazione di personaggi, sulla messa in scena di una società corrotta (non solo nell’abbondante carne) e su un apparato visivo piuttosto arty, un ritmo abbastanza lento per un’opera spesso dissacrante: l’abbuffata “socialista” è forse una critica nei confronti di un regime che spaccia freaks per atleti? C’è forse un intento di critica dei regimi socialisti (e non sarebbe un caso in quanto l’ungheria lo era) nell’episodio del nipote tassidermista? In quel caso è la malattia mentale, l’alienazione, spacciata spesso nei regimi come devianza del capitalismo, in realtà ben presente anche nei regimi “rossi”. Sono molti i momenti weird ( Pàlfi inserisce di tanto in tanto alcuni siparietti comici: il gallo che becca il pene del soldato) dalla fiammata che pare uscire dal pene del soldato al bambino nato con la coda tipo porco all’apparecchio per suicidarsi inventato dal nipote Lajosca. Proprio nell’ultimo episodio la componente body prende il sopravvento con Lajosca lo smilzo figlio in contrapposizione fisica e caratteriale con l’ultra obeso padre ex campione di ingozzata ridotto ad un pachiderma umano con una pancia assurda, gli effetti speciali tutti rigorosamente artigianali funzionano a dovere rendendo bene le deformità (c’è chi ha visto in Kalaman una citazione del Jabba di Guerre stellari) dei corpi. “Taxidermia” è un film che travalica schemi convenzionali e che brilla di luce propria non limitandosi al semplice shock visivo gratuito ma scavando nei personaggi che mette in scena.