REGIA: VARI
GENERE: HORROR A EPISODI
ANNO: 2019
Ad un anno di distanza esce questo secondo capitolo della serie “After midnight” (eccovi il link della recensione del primo film “After midnight 1“) anche qui viene proposta la formula del prodotto ad episodi, (ogni stanza del palazzo ne contiene uno) il tutto nato da un’idea del regista Davide Pesca regista attivo dal 2001 ( “Agonia, resurrezione per un massacro“, ” A taste of phobia” Merry nightmare christmas“) si parte subito alla grande con “Khalimbu” di Nicola Pegg un corto ben fatto con un’atmosfera molto Lovecraftiana dove un potente demone si manifesterà a chi osa indagare sulla domanda suprema: c’è vita oltre la morte? Un corto che sonda territori classici del cinema horror: libri maledetti, demoni, ecc… per chi volesse approfondire il corto lascio il link alla vecchia recensione: “Khalimbù” .
Poi è il turno di “Mandragoras” di Francesco Longo, una vicenda abbastanza intimista fatta di un microcosmo pieno di squallida violenza domestica con una regia molto attenta ai gesti e dettagli dei personaggi riuscendo a creare momenti anche piuttosto intensi come lo sradicamento della magica pianta da parte della protagonista (un monologo molto intenso) ancora una volta donne e stregoneria sono (come da tradizione) indissolubilmente legate ma in chiave moderna, possiamo leggere le vicenda anche in chiave (horror) sociale, buoni gli effetti speciali sia quelli artigianali che quelli digitali.
“Soltanto parole” di “Daniele Misischia si rivela fino a questo momento l’episodio più criptico e sperimentale, un elegante bianco e nero ed una musica malinconica onnipresente sono le uniche fonti sonore di questo corto privo di dialoghi tutto incentrato su un’inquietante figura femminile (la morte stessa?) rappresentata da una ragazza piuttosto dark che dice qualcosa all’orecchio di una bambina che gioca, questa parola non udibile diventa motore di una scia di morte, un’idea semplice e di facile realizzazione ma molto suggestiva.
Poi è il turno di “Ipocondria” di Davide Pesca, un altro episodio interessante, una storia originale di autodistruzione e malattia dove una ragazza traumatizzata che ha fobia delle medicine decide di trovare un rimedio “radicale” alle varie malattie che la affliggono escludendo le tradizionali cure mediche rifugiandosi in soluzioni decisamente più splatter. La regia è buona, le musiche sottolineano l’angoscia della protagonista chiusa nella sua follia con suoni ambient, gli effetti sono tutti artigianali e riescono bene o male a fare il loro dovere, il montaggio si fa spesso più incalzante soprattutto nei momenti gore.
“Feralia” di Davide Cancila è un altro episodio molto originale, c’è l’idea della casa come luogo di passaggio fra il regno dei vivi e quello dei morti, una sparizione inspiegabile quella della ragazza di Sergio alla quale il giovane non si rassegna, uno strano medaglione sarà la chiave per risolvere il mistero. C’è un buon uso delle luci in questa storia a tinte quasi lovecraftiane, e gli attori sono molto calati nelle loro parti, “Feralia” gioca bene le sue carte mostrandoci che non serve un budget stellare per fare un buon corto che metta anche una certa strizza allo spettatore portandoci in una dimensione sconosciuta nella quale è difficile entrare ed impossibile uscire.
“Abyssus” di Fabrizio La Monica è una storia molto particolare sulla corruzione della chiesa e sugli abusi perpetrati dai preti un microcosmo fatto di un passato torbido e personaggi laidi e squallidi, lo spettatore non riesce a identificarsi con nessun personaggio trovandosi in balia degli eventi. Molto efficaci i primi piani atti a cogliere l’essenza dei personaggi, il prete insospettabile, la vittima che a sua volta risulta un personaggio sgradevole già nel suo aspetto esteriore trasandato. La regia che con questi frequenti primi piani sembra proprio voler scavare a fondo in questi personaggi, una delle sequenze più forti risulta quella del macabro bagno nel sangue con un’illuminazione ben studiata per da risalto ai colori rendendo tutto ancora più terrificante.
“Che gita di merda” di Roberto Albanesi inaugura la parte più leggera degli episodi visti fino a questo momento, c’è un’atmosfera molto scanzonata ma a tratti inquietante, Ettore si sveglia di soprassalto dopo un terribile incubo e dovrà accompagnare un amico in un bosco la regia di è molto dinamica con frequenti rallenty alternati ad accelerazioni improvvise riuscendo a creare un mix molto creativo e stimolante. L’episodio si muove sui binari di una storia piena di humor nero con personaggi volutamente sopra le righe, non si può restare indifferenti alle numerose gag proposte: il protagonista che fà il bagno con le paperelle, la gag su M. Costanzo con la quale il protagonista scarica malamente il suo amico che voleva andare ad un improbabile concerto, o la gag delle fidanzata troia che viene beccata dal compagno grazie alle foto osè che manda al cellulare dell’amico. Ma la parte più bella è sicuramente quando i due litiganti incappano in una stramba setta satanica intenta in un rituale trash in cui viene venerato un pentacolo ed una effige di Hitler in versione body builder-trash. Il potente signore delle tenebre si manifesterà in una buffa versione in computer grafica e per tutti saranno cazzi amari, un episodio divertentissimo, trash ma molto originale.
“Il debito” di Luca Bertossi è un episodio che era già finito su queste pagine un corto molto interessante che ci propone il tema haunted house con forti influenze anni ’80 con temi classici: possessioni, scricchiolii, una storia semplice che affonda le sue radici nel bel cinema horror-bis che andava molto in Italia negli anno 70-80. Una vicenda costruita attorno ad un microcosmo famigliare molto intima, un atmosfera tetra ed effetti artigianali efficaci.
“After midnight 2” offre un bell’affresco del panorama horror italiano, un viaggio strutturato sulle fondamenta di un palazzo in cui ogni stanza contiene un incubo, una stanza=un regista, un’idea, un modo di vedere l’horror, un bel prodotto assemblato con cura una maratona horror di quasi 2 ore che merita di essere vista fino in fondo.