REGIA: CORALIE FARGEAT
ATTORI: DEMI MOORE, MARGARET QYUALLEY, DENNIS QUAID
REPERIBILITÀ: ALTA
GENERE: BODY HORROR
ANNO: 2024
“The substance” è un film della regista Coralie Fargeat (“Revenge”, “Reality+”, “Beyond blood”) si tratta di un body horror con forti influssi del cinema di Cronemberg, Elisabeth (Demi Moore) è una famosa icona della tv, la stella dei programmi di aerobica ma un giorno Harvey (Dennis quaid) il suo datore di lavoro la licenzia senza troppi complimenti in quanto ormai troppo “vecchia”. Elisabeth finisce poi in ospedale per un incidente stradale nel quale resta ferita, lì un infermiere le passa di nascosto informazioni riguardanti un misterioso siero dell’eterna giovinezza chiamato “the substance” è la sua occasione per continuare ad essere una stella del fitness duplicando il suo corpo con un altra versione di se stessa giovane e bella, ma il fantascientifico sogno si può trasformare in un incubo. La Fargeat ha appreso appieno la lezione sul body Horror di Cronemberg e la ripropone qui in una sua versione influenzata dal maestro ma con un ottica molto personale, un elegante body horror pieno di tematiche attuali come la ricerca ossessiva della perfezione fisica propugnata dai media attuali, l’arrivismo a ogni costo portato ad estreme conseguenze, la corruzione dei media e dei loro direttori, la mercificazione del corpo, il conflitto fra conscio e inconscio. Quest’ultimo tema è molto interessante infatti come ribadisce il misterioso “sevizio clienti” (una voce anonima di un personaggio spersonalizzato) “tu sei unica, non c’è differenza fra la matrice e te” purtroppo la protagonista dimenticherà questa “dritta” e la sua parte cattiva le creerà numerosissimi problemi diventando una lotta contro la parte più nascosta e ribelle del suo inconscio. Emblematica è la sequenza della lotta con esiti splatter violentissimi fra le due parti di Elisabeth in cui il film inizia a mostrare il suo lato sanguinolento, più crudo con una faccia tumefatta e sanguinolenta sbattuta sul vetro, lo splatter non è la prima portata che lo spettatore gusterà ma è un elemento che cresce via via esplodendo nel finale che è un vero bagno di sangue e violenza con l’insudiciamento di questo mondo televisivo falso, corrotto e ipocrita letteralmente annaffiato dalla mostruosa creatura sul palco. Demi Moore è un’attrice che non ha bisogno di presentazioni, adattissima nella parte di questa dea decaduta del fitness, c’è il tema del decadimento fisico e professionale che nello spietato ambiente televisivo va di pari passo, Dennis Quaid (attore icona degli ’80) è l’infido Harvey individuo laido e senza scrupoli che è l’incarnazione del marciume imperante in tv, questa sua personalità è sottolineata molte volte, nella sequenza del pranzo con i gamberi con primi piani sulla sua bocca che divora i crostacei come fosse la bocca di un mostro vorace, le sue battute taglienti, il suo atteggiamento da snob lo rendono un personaggio insopportabile, un Quaid in ottima forma dunque. I personaggi sono dunque ottimamente caratterizzati, che dire dell’alter ego della protagonista, la candida Sue interpretata da Margaret Qualley? Un personaggio candido quanto disturbato, la regia insiste molto sulle sue forme, sulla sua sensualità rivelando anche un aspetto finemente erotico del film con questi corpi sensuali spesso nudi, da copertina glamour, stretti in queste tutine aderenti cui fanno da contraltare corpi deformi, mostruosi e contorti creando un crescente interessante contrasto che esplode nel finale. “The substance” è un horror per palati fini, poco commerciale, girato con la mano esperta di una regista che non lascia niente al caso curando ogni minimo dettaglio, come ad esempio l’abbigliamento della protagonista che la rende sempre elegante e riconoscibile spesso con quel cappotto giallo che contrasta col quartiere degradato nel quale si reca per prendere la sua “dose” di sostanza quasi come una tossica che ha bisogno della sua dose. Ambienti presentati eleganti come la casa della protagonista o asettici come il bagno a piastrelle bianche che sembra un po’ una sala operatoria per orridi esperimenti, la cineprese coglie spesso la profondità dei corridoi e si posiziona spesso dove meno te l’aspetti, colori sgargianti e mai spenti, un film di lunga durata ma mai sottotono, questa lunghezza non pesa mai sullo spettatore ma scorre via che è un piacere, fino ad un finale weird in cui la stella del fitness si rispecchia nelle stelle del cielo, una sequenza dove poetica e weird trovano uno strano punto di contatto. Per quel che mi riguarda stiamo parlando di una delle migliori pellicole degli ultimi anni che porta il body horror a livelli artistici molto alti, da vedere assolutamente.