REGIA: LUIS CAMARA
ATTORI: MARK WILSON, PASCAL LANGDALE, JULIA BALLARD
REPERIBILITÀ: MEDIA, SI TROVA IN DVD
GENERE: SLASHER
ANNO: 2007
“Steel…” è il secondo film del regista Luis Camara che ha realizzato altri due opere, il drammatico “El Amarillo” ed il documentario “La orilla que se abisma” (documentario sul poeta argentino Juan Laurentino Ortiz) sostanzialmente “Steel…” è uno slasher che non aggiunge niente di nuovo al genere ricalcando stilemi già visti facendo a mio avviso divertire abbastanza lo spettatore a patto di non avere grosse pretese. Durante una festa in un grattacielo abbandonato 7 persone ricevono sul cellulare un messaggio di invito ad un party privato in un’altra ala del grattacielo, poco dopo inizia un macabro gioco di indovinelli orchestrato da un killer con una maschera nera ed un uncino che si diverte a tormentare le sue vittime con enigmi e trappole mortali.
La sceneggiatura è abbastanza semplice e riserva i colpi di scena solo nel finale, che mostra una soluzione originale solo in parte, i dialoghi sono forse la parte peggiore, piuttosto scontati e banali, (soprattutto all’inizio nelle sequenze del party col concerto) nel film si notano richiami al più famoso “Saw” con questi enigmi dal sapore fanciullesco da risolvere c’è il classico gioco in cui tutti sono potenziali sospettati. La fotografia di Popow (che ha collaborato a diverse serie tv tedesche come “Tatort” e “In confidenza” e “Chiamata per la polizia”) è pulita e patinata, la scenografia è tutta incentrata sul labirintico grattacielo dove l’assassino potrebbe sbucare ad ogni angolo fra corridoi poco illuminati e pareti lucide, senza dubbio una location abbastanza originale che dona un’aura un po’ asettica in linea con questo killer in maschera totalmente spersonalizzato, una sorta di morte nera armata di uncino.
Fra le pecche c’è sicuramente il fatto che molti dei personaggi proposti hanno poca personalità e si limitano ad essere carne da macello, la violenza è abbastanza presente e gli effetti del duo Logothetis-Stuebner fanno guadagnare un po’ di punti al film come nel caso della bocca cucita (alla maniera della sequenza in “La casa 4” di Laurenti per intenderci) al tizio che poi viene appeso a testa in giù con un naso da maiale, o la tizia legata a cui vien spaccata la testa con un’accetta. “Steel Trap” però risulta un po’ troppo televisivo, il classico home movie da intrattenimento che riesce a svolgere il suo compito arrivando ad una sufficienza senza pretese.