REGIA:  BABAK ANVARI

ATTORI: ARMIE HAMMER, DAKOTA JOHNSON, ZAZIE BEETZ

REPERIBILITÀ: ALTA

GENERE: THRILLER PSICOLOGICO

ANNO: 2019

Wounds” è un thriller horror psicologico di Babak Anvari (“L’ombra della paura”, “I came by”, “Hystory of evil”)prodotto per Netflix, si tratta di un thriller-horror psicologico in cui Will (Armie Hammer) lavora come barista in uno squallido locale di New Orleans e una sera dopo una rissa a cui partecipa il suo conoscente Eric (Brad William Henke) ritrova un cellulare caduto a un ragazzo, lo prende con l’intento di risalire al proprietario e restituirlo. Riuscendo a sbloccare il codice di sicurezza del telefonino si imbatte in alcune fotografie e video raccapriccianti che lo mettono subito in allarme in quanto sembrano provenire da una specie di setta, le cose peggiorano quando oltre a ricevere strani sms che parano di rituali oscuri si rende conto di essere anche pedinato. Come in una spirale oscura comincia a vedere strani scarafaggi ovunque e sul suo corpo appaiono ferite putride che paiono aprirsi. La sua personalità comincia a peggiorare divenendo violento, fedifrago e irascibile, compromettendo il rapporto con Carrie (Dakota Johnson) la sua sanità mentale diventerà sempre più precaria. “Wounds” ci mostra un ambiente fatto di personaggi spesso di basso livello come i frequentatori dello squallido pub che incarnano il peggio dell’America, alcolizzati, rissosi e stupidi, la vicenda è ambientata a New Orleans ma della famosa città si vede ben poco, per le riprese infatti il regista sembra più a suo agio con gli interni. Il cast n0n è male, Dakota Johnson è sempre una garanzia e qui è nella parte della ragazza della porta accanto, la fidanzatina premurosa, il protagonista Armie Hammer è anche lui inizialmente la figura del bravo ragazzo comune costretto a lavorare in un ambiente che non gli si addice, il suo è il personaggio che subirà più trasformazioni in assoluto, trasformazioni non solo caratteriali e psicologiche ma anche fisiche. A ben vedere c’è anche un po’ di body horror in questo film, come nella sequenza dell’ascella col “buco” che risucchia il dito, o la scena della guancia marcia dell’amico dalla quale infine esce una “sorpresina”. Il tema del film, l’esoterismo della “traslazione delle ferite” era un tema interessante, ma viene a mio avviso un po’ sacrificato con le derive psicologiche, alcuni personaggi secondari non risultano un po’ anonimi  come la coppia di amici del protagonista che vanno sempre a bere al pub mancano forse di un qualcosa in più. Un film che utilizza nella sceneggiatura l’uso delle nuove tecnologie come i cellulari moderni che stavolta diventano come degli untori, portatori di un male che si sparge fuori dallo schermo, il cellulare (come anche la carne) diventa un varco per visioni ultraterrene (o forse solo inconsce?) il telefonino e il pc come portali per dimensioni oscure, la “morale” del film è: se guardi nell’abisso, l’abisso guarda in te, il simbolo dell’abisso è chiaramente esplicato nell’immagine sul pc dove la ragazza resta in trance, un buco nero senza fondo dove però si nota il riflesso sullo schermo di colui che scruta tale abisso. Quella del protagonista è una vera e propria infestazione psichica, la prima parte è quella meno interessante che fa perdere un po’ di punti all’opera, ma fortunatamente la sceneggiatura riprende vigore con lo scorrere del tempo, è un film che lascia anche spazio all’interpretazione e sicuramente coloro i quali non amano le sceneggiature così aperte (come me) rimarranno forse delusi aspettandosi un classico film sulle sette legato all’occultismo tema comunque presente nel film ma non ingombrante, piuttosto “Wounds” è un film sulle nostre debolezze e paure, sul lato di noi stessi che sta in ombra, “l’altro” che sta dentro di noi ma che non conosciamo.

 

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